La Cina potrebbe spegnere i nostri pannelli solari e lasciarci al buio

  • Postato il 20 maggio 2025
  • Di Panorama
  • 4 Visualizzazioni

Secondo un articolo apparso sul Daily Mail, la Cina avrebbe installato segretamente dei “kill switch” nei pannelli solari venduti all’Occidente, il che potrebbe portare alla loro disattivazione in caso di Terza Guerra Mondiale. Secondo alcuni tecnici intervistati da chi scrive si tratterebbe invece di una insufficiente resistenza alle interferenze elettromagnetiche da parte di alcuni componenti elettronici impiegati nei circuiti di gestione delle celle, che in caso di esplosione nucleare entro qualche centinaio di chilometri porterebbero a neutralizzare i pannelli. Secondo il Daily Mail sarebbe stato scoperto uno “kill switch” – letteralmente un interruttore per la disattivazione – integrato nei componenti di fabbricazione cinese presenti nei parchi solari americani, alimentando il timore che Pechino possa manipolare le forniture o “spegnere” le reti energetiche di Stati Uniti, Regno Unito ed Europa. Alcuni funzionari del settore energetico starebbero quindi valutando i rischi posti dai piccoli dispositivi di comunicazione negli inverter di potenza (le unità che trasformano la corrente continua generata dai pannelli in corrente alternata, elevandone anche il voltaggio), una componente integrante dei sistemi di energia rinnovabile che li collega alla rete elettrica. Sebbene gli inverter siano progettati per consentire l’accesso remoto per aggiornamenti e manutenzione, le aziende di servizi pubblici che li utilizzano in genere installano programmi di protezione “firewall” per impedire la comunicazione diretta con la Cina. Tuttavia stando a quanto dichiarato dall’agenzia Reuters, sarebbero stati trovati sistemi di comunicazione non dichiarati né tantomeno autorizzati in alcuni inverter solari da parte di esperti statunitensi, i quali hanno smontato le apparecchiature collegate alla rete per verificarne la sicurezza. Il pericolo è che l’attivazione di tali dispositivi consenta l’interruzione del flusso di energia da remoto o anche modificarne le impostazioni in modo da destabilizzare le reti elettriche, danneggiare le infrastrutture energetiche e innescare blackout diffusi. Una delle fonti che ha rivelato a Reuters questa ipotesi ha usato parole molto chiare: “Ciò significa, di fatto, che esiste un modo integrato per distruggere fisicamente la rete.” Naturalmente la scoperta ha sollevato timori che Pechino possa mantenere la capacità di devastare le reti elettriche in tutto il mondo occidentale, tale è la dipendenza dei sistemi di energia rinnovabile da componenti di fabbricazione cinese.

Oltre la sicurezza, la dipendenza dai prodotti cinesi

Più prudente la tesi dei tecnici britannici, secondo i quali i pannelli cinesi avrebbero soltanto una maggiore vulnerabilità ai disturbi elettromagnetici, utilizzando componenti meno resistenti all’energia proveniente dall’esterno dei circuiti, proprio come quella che si sprigiona durante le esplosioni nucleari. E siccome non è noto se tali sistemi di comunicazione “pirati” oppure i componenti sensibili siano o meno presenti nei convertitori di potenza installati nei parchi eolici o solari del Regno Unito, ecco che si parla di possibili “Kill Switch”. Nella giornata di ieri il parlamentare britannico conservatore Andrew Bowie, già sottosegretario alla sicurezza energetica nel periodo 2023-2024, ha chiesto all’attuale segretario laburista per la sicurezza energetica e le emissioni zero, Ed Miliband, di attuare una “sospensione e revisione immediata” delle operazioni in corso per la transizione verso l’energia verde, riferendosi anche a quanto accaduto negli Usa, dove sono state poste in essere ispezioni per accertare se tali componenti di fabbricazione cinese fossero presenti nei parchi solari statunitensi Le fonti di Reuters si sono rifiutate di nominare i produttori cinesi degli inverter e delle batterie coinvolti, né di dire quanti ne avessero trovati; tuttavia, l’esistenza dei dispositivi non autorizzati non era stata segnalata in precedenza e il governo degli Stati Uniti non ha pubblicamente riconosciuto alcuna scoperta. Andrew, intervistato dal Telegraph, ha dichiarato: “Eravamo già a conoscenza delle preoccupazioni sollevate dal Ministero della Difesa e dai servizi di sicurezza e intelligence in merito a una possibile tecnologia di monitoraggio delle turbine eoliche di fabbricazione cinese”. Pare, invece, che negli ultimi nove mesi alcuni dispositivi di comunicazione non documentati, inclusi dispositivi radio cellulari, siano stati trovati anche nei circuiti d’assieme di batterie di diversi fornitori cinesi. Mike Rogers, ex direttore della National Security Agency statunitense, ha dichiarato: “Sappiamo che la Cina ritiene che sia utile mettere a rischio distruzione o interruzione almeno alcuni elementi della nostra infrastruttura principale, penso che i cinesi sperino, in parte, che l’uso diffuso di inverter limiti le opzioni a disposizione dell’Occidente per affrontare la questione della sicurezza”. Interpellato dal Daily Mail per un commento, il Dipartimento dell’Energia degli Usa ha affermato di valutare costantemente i rischi associati alle tecnologie emergenti e che vi sono significative difficoltà da parte dei produttori nel divulgare e documentare le funzionalità. In una nota, il portavoce del Dipartimento ha dichiarato: “Sebbene questa funzionalità possa non avere intenti dolosi, è fondamentale che chi si occupa dell’approvvigionamento comprenda appieno le capacità dei prodotti ricevuti.” E per questo motivo sono state richieste le liste dei materiali e componenti utilizzati.

Un mercato dominato da Pechino

Il principale fornitore di inverter era Huawei, che ha rappresentato il 29% delle spedizioni globali nel 2022, seguita dalle comunque cinesi Sungrow e Ginlong Solis (fonte Wood Mackenzie), che insieme cubano quindi oltre il 50% del mercato degli inverter di potenza mondiali nel 2023. E già nel 2019 gli Stati Uniti limitarono l’accesso di Huawei alla tecnologia – proibendo il 5G cinese – e accusando l’azienda di attività contrarie alla sicurezza nazionale, azioni che i cinesi hanno sempre negato e che portarono anche alla radiazione di software americani nelle istituzioni di Pechino. Philipp Schröder, Ceo dell’azienda solare tedesca 1Komma5, ha affermato a Reuters che l’influenza cinese sulla rete energetica europea rappresenta ora una seria preoccupazione per la sicurezza: “Dieci anni fa, se avessimo spento gli inverter cinesi non avremmo avuto conseguenze drammatiche sulle reti europee, ma ora la massa critica è molto più grande; il predominio della Cina sta diventando un problema sempre più serio a causa della crescente capacità di energia rinnovabile sulle reti occidentali e della crescente probabilità di un confronto prolungato e serio tra Cina e Occidente”.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti