“La cittadinanza non può essere solo un documento. È questione di rispetto del tempo che abbiamo da viverci e di dignità”: Ghali e l’appello per il Referendum

  • Postato il 4 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ghali, dopo aver espresso al Festival di Sanremo la sua posizione contro la guerra a Gaza, è tornato sul fronte politico per i Referendum, in vista dell’8 del 9 giugno. Il cantante ha fatto un appello tramite i suoi canali social: “L’8 il 9 giugno le italiane gli italiani sono chiamati a votare. Questo Referendum non è una cosa da ignorare. Si parla di diritti, di lavoro, di cittadinanza e di cosa vuol dire davvero fa parte di un Paese. Io sono nato qui ho sempre vissuto in Italia, ma ho ottenuto la cittadinanza solo diciott’anni. Anche mia madre è diventata cittadina italiana solo quando lo sono diventato io, e questo ha complicato molte cose per entrambi”.

E ancora: “C’è chi nasce qui, vive qui da anni, lavora, paga le tasse, cresce figli, parla italiano, si sente italiano a tutti gli effetti, ma non è riconosciuto come cittadino e con un ‘si” chiediamo che bastino cinque anni di vita qui, non 10, per essere parte di questo Paese. La cittadinanza non può essere solo un documento. È una questione di rispetto del tempo che abbiamo da viverci, e di dignità“.

Ghali ha tenuto a specificare che “l’8 e il 9 giugno si vota e se non lo fa almeno il 50% degli elettori, tutto questo non vale niente. Il referendum cade. Non basta essere d’accordo: serve esserci. Mentre aspettiamo che cessino le ingiustizie in altra parti del mondo, proviamo qui a costruire il cambiamento, insieme”.

Referendum cittadinanza: cosa prevede il quesito – La riduzione del tempo di residenza in Italia necessario per ottenere la cittadinanza, da dieci a cinque anni, per le persone provenienti da Paesi extra Ue rappresenta un passo importante verso un sistema di integrazione più equo ed efficace. Sebbene il Parlamento non si sia ancora deciso ad intervenire sulla legge italiana, attualmente una delle più restrittive in Europa, il referendum del prossimo giugno potrebbe rappresentare un’opportunità per avviare un dibattito costruttivo sulla riforma dello ius scholae, finora rimasta dimenticata nei cassetti delle istituzioni.

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Il Fatto Quotidiano

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