La Commissione Ue presenta il piano per sganciare completamente l’Europa dalle fonti energetiche russe
- Postato il 6 maggio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Nel 2024 l’Unione europea ha pagato alla Russia 23 miliardi di euro, 1,8 miliardi al mese (per le importazioni di energia, ndr). Tutto ciò deve finire”. Con queste parole, in conferenza stampa, il commissario europeo per l’Energia e l’edilizia, Dan Jorgensen ha presentato la road map con cui la Commissione Ue prevede di attuare attraverso nove azioni la graduale eliminazione di gas (4 azioni), energia nucleare (3 azioni) e petrolio (2 azioni) russi dai mercati Ue.
Tutto è descritto in un documento di 17 pagine, atteso da tempo. “Il mese prossimo, ha spiegato Jorgensen, adotteremo misure senza precedenti e presenteremo un pacchetto di proposte legislative”. Stando alle proposte che la Commissione si accinge a presentare, entro la fine del 2025 i paesi membri dovranno preparare piani nazionali che definiranno il loro contributo all’obiettivo dell’eliminazione graduale delle importazioni. Allo stesso tempo, dovranno continuare ad accelerare la transizione e diversificare l’approvvigionamento energetico per azzerare i rischi per la sicurezza e la stabilità del mercato.
Massima attenzione viene data al gas: la tabella di marcia prevede il blocco di tutte le importazioni di gas russo entro la fine del 2027, migliorando la trasparenza, il monitoraggio e la tracciabilità nei mercati. Saranno vietati nuovi contratti con i fornitori di gas russo e i contratti spot (con pagamento immediato) saranno sospesi entro la fine del 2025. Una tabella di marcia che apre la strada a maggiori importazioni di Gnl (anche) dagli Stati Uniti.
Per quanto riguarda il nucleare, si prevede di limitare i nuovi contratti di fornitura cofirmati dall’Agenzia di approvvigionamento dell’Euratom per l’uranio, l’uranio arricchito e altri materiali nucleari provenienti dalla Russia. Sul fronte petrolio, la Commissione proporrà nuove misure per affrontare il problema della ‘flotta ombra’ russa, ossia le navi immatricolate in paesi terzi che trasportano petrolio, impiegate dalla Russia per eludere le sanzioni.
Lo stato attuale delle importazioni – Le misure adottate finora, con il piano RepowerEu, hanno ridotto i volumi di gas russo importato da 150 miliardi di metri cubi nel 2021 a 52 miliardi di metri cubi nel 2024, con una quota di importazioni di gas russo in calo dal 45% al 19%. L’ulteriore diffusione delle energie rinnovabili e il risparmio energetico hanno consentito una riduzione di oltre 60 miliardi di metri cubi all’anno nelle importazioni di gas tra il 2022 e il 2024.
E poi ci sono stati i “16 pacchetti di sanzioni”. Tutte le importazioni di carbone russo sono state vietate, mentre quelle di petrolio si sono ridotte dal 27% dell’inizio del 2022 al 3% attuale. Nonostante questi sforzi, nel 2024 l’Ue ha ancora importato 52 miliardi di metri cubi di gas di Mosca, 32 miliardi di metri cubi tramite gasdotto e 20 miliardi di metri cubi tramite gas naturale liquefatto (pari a circa il 19% delle importazioni totali di gas dell’Ue). Due terzi di questa fornitura è coperto da contratti a lungo termine, mentre un terzo è costituito da acquisti ‘spot’.
Si aggiungono le importazioni di 13 milioni di tonnellate di petrolio greggio e oltre 2.800 tonnellate di uranio arricchito o combustibile. Dieci Stati membri hanno importato gas russo nel 2024, tre Stati membri hanno continuato a importare petrolio russo (oggi sono due, la Slovacchia e l’Ungheria) e sette Stati membri hanno importato uranio arricchito o servizi di uranio dalla Russia. Da qui la necessità di presentare una tabella di marcia, sebbene i vertici di alcune industrie europee abbiamo espresso apertura nei confronti del ritorno del gas russo.
Il messaggio alla Russia – “È giunto il momento per l’Europa di interrompere completamente i suoi legami energetici con un fornitore inaffidabile. E l’energia che arriva al nostro continente non dovrebbe finanziare una guerra di aggressione contro l’Ucraina” ha dichiarato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Anche nel documento si sostiene che la dipendenza dalle importazioni di energia russa comporta “gravi rischi per la sicurezza e l’economia dell’Unione e dei suoi Stati membri, poiché la Russia ha costantemente utilizzato l’approvvigionamento energetico esistente come arma per minacciare la stabilità e la prosperità dell’Unione”.
Il gas e la road map – Sono tre le azioni che riguardano l’abbandono del gas russo. Un sistema di trasparenza, monitoraggio e tracciabilità del gas russo nei mercati dell’Ue, che vada oltre le norme che pure alcuni Paesi hanno adottato per arrivare a un quadro europeo coerente, i piani nazionali per uscire dall’importazione di gas russo che i Paesi dovranno presentare per illustrare (per Slovacchia e Ungheria si parla anche dell’uscita dal petrolio, che importano ancora per oltre l’80% da Mosca), i divieti di importazione e il sostegno alla diversificazione attraverso l’aggregazione della domanda e un migliore utilizzo delle infrastrutture.
Nel documento, si fa riferimento, in particolare, alla Norvegia (il principale fornitore di gas dell’Ue), ma anche a Romania e Grecia, che “possono contribuire alla diversificazione nell’Europa centrale e orientale, tradizionalmente dominata dal gas russo, rispettivamente attraverso il Baltic Pipe e il gasdotto transbalcanico”. La Commissione intende proporre il divieto di importazioni, entro la fine del 2025, nell’ambito di nuovi contratti e contratti spot esistenti sul gas russo, che riguardano una parte meno significativa dei volumi complessivi russi e comportano consegne a breve termine ed, entro la fine del 2027, anche il divieto di importazioni di gas russo nell’ambito di contratti a lungo termine esistenti.
Le previsioni future – Ma come si trova un equilibrio tra domanda e divieti? Se tra il 2021 e il 2023, l’Ue ha ridotto le importazioni di gas russo di oltre il 70%, passando da 150 miliardi di metri cubi a 43 miliardi di metri cubi (sia Gnl che tramite gasdotto), nel 2024 questa tendenza al ribasso si è arrestata e le importazioni dalla Russia sono aumentate, arrivando a un totale di 52 miliardi di metri cubi (tra il 12 per cento in più del Gnl e il 26 per cento in più via gasdotto).
Diversi Stati membri hanno adottato misure tempestive, anche rescindendo i contratti esistenti con i fornitori, ma con la fine del transito attraverso l’Ucraina nel 2025, il gas russo rappresenta ancora circa il 13% delle importazioni complessive di gas dell’Ue. Sebbene i mercati globali del Gnl rimarranno tesi nel 2025, si prevede che nuove capacità di Gnl di 85-90 miliardi di metri cubi arriveranno entro la fine del 2026, in particolare da Stati Uniti, Canada, Qatar e paesi africani, mentre la domanda diminuirà.
L’Ue prevede di sostituire fino a 100 miliardi di metri cubi di gas naturale entro il 2030, con una riduzione della domanda di 40-50 miliardi di metri cubi al 2027. Allo stesso tempo, secondo le stime la capacità di Gnl aumenterà di circa 200 miliardi di metri cubi entro il 2028, cinque volte di più rispetto alle attuali importazioni di gas russo dell’Ue.
La road map per le importazioni sul nucleare e petrolio – Le dipendenze nel settore nucleare sono molteplici. La Commissione cercherà di rendere le importazioni russe di uranio arricchito economicamente meno sostenibili, presentando, il mese prossimo, misure commerciali sull’importazione. E intende limitare i nuovi contratti di fornitura cofirmati dall’Agenzia di approvvigionamento dell’Euratom per uranio, uranio arricchito e altri materiali nucleari con fornitori russi. Le consegne basate sui contratti esistenti continueranno, ma le proroghe e i nuovi contratti non saranno più approvati.
La Commissione Ue chiederà agli Stati membri di adottare misure sistematiche per eliminare gradualmente le forniture di combustibile nucleare, servizi di fornitura e pezzi di ricambio dalla Russia e sostituirle, col tempo, anche con alternative completamente europee. Verrà inoltre proposta la creazione di una struttura dell’Ue, una Valle Europea dei Radioisotopi, per garantire l’approvvigionamento di radioisotopi medicali attraverso un aumento della produzione propria.
Per quanto riguarda il petrolio, invece, Slovacchia e Ungheria dovranno presentare alla Commissione piani nazionali con strategie per la sostituzione delle importazioni di greggio russo entro la fine del 2027. Si continuerà, poi, a imporre e applicare sanzioni “a entità e imbarcazioni sospettate di attività illecite” per affrontare il problema dell’elusione delle sanzioni Ue sul petrolio tramite l’utilizzo della cosiddetta flotta ombra di petroliere a cui la Russia si è affidata “per mantenere le sue esportazioni di petrolio ed eludere le sanzioni. Queste navi sono spesso vecchie, in cattive condizioni, si legge nel documento, con proprietà e assicurazioni poco chiare. Rappresentano quindi un pericolo concreto per l’ambiente a causa del rischio di fuoriuscite di petrolio e di altri tipi di inquinamento causato dalle navi, che possono causare disastri ambientali”.
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