La Corte Suprema Usa consente agli Stati di tagliare i fondi pubblici per l’aborto
- Postato il 27 giugno 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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A quattro anni esatti dalla controversa sentenza che ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto negli Stati Uniti, la Corte Suprema americana, ancora una volta a maggioranza conservatrice, ha emesso una decisione destinata a far discutere. Con sei voti favorevoli contro tre contrari, i giudici hanno stabilito che i singoli Stati possono legalmente interrompere i finanziamenti pubblici di Medicaid a Planned Parenthood, la maggiore organizzazione del Paese dedicata alla salute riproduttiva. La sentenza nasce da un caso portato avanti dal South Carolina, che ha deciso di revocare i fondi statali alla struttura, sostenendo che “nessun dollaro pubblico dovrebbe andare a chiunque sia collegato all’aborto”, anche se quei fondi non finanziano direttamente le interruzioni di gravidanza.
La legge federale del 1976 vieta infatti l’utilizzo di fondi pubblici per gli aborti, salvo casi di stupro, incesto o pericolo per la vita della madre. Tuttavia, Planned Parenthood svolge anche una vasta gamma di servizi sanitari non legati all’aborto, come screening oncologici e visite ginecologiche, particolarmente preziosi in Stati dove la sanità pubblica è carente, come proprio il South Carolina.
Scontro ideologico e ricadute sanitarie
Il governatore repubblicano Henry McMaster ha difeso la decisione dello Stato, sostenendo che i contribuenti non dovrebbero essere obbligati a finanziare organizzazioni contrarie alle loro convinzioni personali. Dall’altra parte, la giudice liberal della Corte Suprema, Ketanji Brown Jackson, ha votato contro la sentenza, definendo il caso “una questione di diritti civili” e denunciando la violazione del diritto dei beneficiari di Medicaid di scegliere liberamente il proprio fornitore sanitario.
Planned Parenthood aveva vinto in più occasioni nei tribunali inferiori, che avevano riconosciuto la legittimità della sua presenza nel sistema Medicaid. Tuttavia, la decisione finale della Corte Suprema ha ribaltato quei verdetti, lasciando agli Stati ampio margine per escludere l’organizzazione dalle liste dei fornitori convenzionati. La sentenza rischia ora di limitare l’accesso a cure essenziali per milioni di americani a basso reddito, aggravando ulteriormente le disuguaglianze sanitarie già presenti nel Paese.
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