La Danimarca elimina l’Iva sui libri per combattere la crisi della lettura

  • Postato il 21 agosto 2025
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La Danimarca dice basta all’Iva sui libri. Il motivo? Tentare di risollevare l’amore per la lettura nei cittadini. Lo riporta il Guardian, citando le parole ministro della Cultura, Jakob Engel-Schmidt. Secondo il ministro la norma sarà inserita nella legge di bilancio.

“È qualcosa per cui io, come ministro della cultura, ho lavorato, perché credo che dobbiamo mettere tutto in gioco se vogliamo porre fine alla crisi della lettura che purtroppo si è diffusa negli ultimi anni”, ha detto Engel-Schmidt all’agenzia di stampa Ritzau.

Quella danese è l’aliquota fiscale sui libri più alta al mondo, e si attesta al 25%. Un numero che, secondo l’esecutivo, ha una corresponsabilità nella crescente “crisi della lettura”. L’Iva applicata sui libri in Danimarca, per esempio, è quasi il doppio di quella finlandese, al 14%, e oltre quattro volte quella svedese, al 6%, nazione che aveva tentato una riduzione già nel 2001, scoprendo però che i prezzi ridotti attraevano quasi solo chi già era abituato a leggere e non nuovi lettori. In Norvegia, infine, ultimo dei quattro paesi scandinavi, l’Iva sui volumi non viene applicata.

La nuova norma, secondo le previsioni, costerà 330 milioni di corone all’anno, circa 42mila euro, ma il parlamento sembra trovarsi già d’accordo con la novità. “Sono incredibilmente orgoglioso. Non capita tutti i giorni di riuscire a convincere i colleghi che si devono spendere così tante risorse per investire nei consumi e nella cultura dei danesi”, ha spiegato ancora Engel-Schmidt, aggiungendo che “si tratta anche di diffondere la letteratura“, un obiettivo da raggiungere anche attraverso altri progetti. “Abbiamo già stanziato fondi per rafforzare la cooperazione tra le biblioteche pubbliche e le scuole del Paese, in modo che più bambini possano avvicinarsi alla buona letteratura”, specifica.

Nel 2023 sono stati 8,3 milioni i libri venduti, tra negozi e online, in Danimarca, che conta una popolazione di poco superiore ai 6 milioni di abitanti. In particolare i numeri riguardavano libri per bambini molto piccoli, libri illustrati e libri di attività, seguiti da romanzi gialli, thriller e di suspense. La buona volontà della norma, però, non garantisce il raggiungimento dell’obiettivo: “Monitorerò l’andamento dei prezzi. Se si scoprirà che abolire l’Iva significa solo far crescere i profitti degli editori e non far scendere i prezzi, allora dovremo valutare se è stata la cosa giusta da fare”, assicura Engel-Schmidt.

In Italia l’IVA sui libri è al 4%, valore che si applica sia sui volumi fisici che su quelli digitali, così come confermato dall’Agenzia delle Entrate nel 2024. Nel nostro paese nel 2023 sono state circa 112 milioni le copie di libri venduti, in aumento di 13 milioni rispetto a cinque anni prima. Secondo i rapporti sulla lettura in Italia solo il 40% della popolazione legge almeno un libro l’anno. Un dato che preoccupa, ma da cui trarre qualcosa di positivo: nella fascia 11-24 anni, quella dei ragazzini e dei giovani adulti in formazione, i lettori sono il 60%. E sono sempre di più anche in Italia i progetti scolastici e bibliotecari per favorire la lettura tra i più piccoli.

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Il Fatto Quotidiano

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