La danza italiana è davvero contemporanea? Riflessioni dopo il NID Platform 2025
- Postato il 7 ottobre 2025
- Teatro & Danza
- Di Artribune
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Dall’1 al 4 ottobre 2025 i teatri di Civitanova Marche e dei comuni vicini (Fermo e Porto Sant’Elpidio) hanno ospitato, grazie alla cura e all’organizzazione di AMAT (Associazione Marchigiana Attività Teatrali) la IX edizione della NID Platform, Nuova Piattaforma della Danza Nazionale, intitolata quest’anno Dance, Singular Plural. La manifestazione, nata nel 2012 con periodicità biennale, da due anni è divenuta annuale e, nelle intenzioni dei suoi ideatori – ovvero alcuni operatori della danza riuniti nel R.T.O. (Raggruppamento Temporaneo di Operatori – ADEP/Federvivo-AGIS) – mira tanto a offrire visibilità, anche internazionale, agli artisti italiani; quanto a favorire fertili intrecci e connessioni. Nel concreto, quattro intense giornate di spettacoli e “open studios” per definire i contorni del paesaggio della danza contemporanea in Italia, fra giovanissimi talenti e artisti e compagnie più o meno affermate. Generazioni e, soprattutto, poetiche eterogenee disegnano un quadro sfaccettato, con realtà di indubbie qualità e originalità, talenti di promettente solidità ma anche fragilità e dubbi sulle strade che il settore sembra voler percorrere nel prossimo futuro.

Com’è stata la sezione “open studios” della NID Platform
Sei progetti, spettacoli ancora in stato embrionale presentati dunque in una versione esplicitamente provvisoria e in progress. La condivisione con il pubblico di operatori del movente e del processo creativo in atto per raccogliere sia opportunità concrete di sviluppo (produzioni e/o residenze artistiche) – nel palinsesto di quest’anno, per esempio, figura E se domani, un passo a due nitido e intenso presentato nell’edizione 2024 come studio dalla giovane coreografa Elisa Sbaragli – sia costruttive riflessioni.
La Violet Beauregard al maschile di Vittorio Porcelli
Il giovanissimo Vittorio Porcelli – coreografo e performer, attualmente impegnato nell’esposizione di Marina Abramović all’Albertina Modern di Vienna – dà vita a una versione maschile di Violet Beauregarde, la bionda e viziata masticatrice di chewing-gum de La fabbrica del cioccolato di Roald Dahl. Porcelli diventa in scena Violetto Bellosguardo, scrivendo con parola, movimento ed elementi visivi quella che inizia come favola nera per poi trasformarsi in un’immaginifica fantasticheria di liberazione, incorniciata dalle molte sfumature del blu – l’ispirazione viene dalla ricerca su questo colore della scrittrice Maggie Nelson.
“E la bella stanza vuota” di Gianmaria Borzillo
Un lavoro assai promettente, così come quello creato da Gianmaria Borzillo e ispirato dall’ascolto dell’album Diamond Jubilee di Cindy Lee: il suo E la bella stanza è vuota è un’installazione performativa attraversata da umana attenzione ed empatia ma anche una sessione fotografica da condividere con il pubblico. Sul palcoscenico la forza struggente di Antonio Tagliarini, Barbara Novati e Nicole De Leo.
Spogliare il tango e il palco nei lavori di Laura Gazzani e Stefania Tansini
Pregni di potenziale incisività gli studi presentati da Laura Gazzani, che in Carmela mira a partire dal tango, destrutturandone la rigida impalcatura, per indagare istintive passioni e idiosincrasie; e da Stefania Tansinicon Studi per M/Madeleine, in cui il progressivo spogliare il palcoscenico – via le quinte e il tappeto danza – è oggettivo riflesso di un implacabile processo di auto-disvelamento.
Meno convincenti, invece, ci sono parsi Incanto di Parini Secondo, in cui all’indubbia forza della partitura musicale originale di Bienoise non corrisponde un altrettanto ipnoticamente suadente partitura ed esecuzione coreografica; e Lif di Claudio Scalia, un pas à deux maschile di buona qualità tecnica ma privo ancora di una solida necessità. Si tratta nondimeno di “abbozzi” di spettacoli e dunque entrambi i succitati studi avranno modo di svilupparsi e re-indirizzarsi, anche sfruttando suggestioni e impressioni ricavate da questa preziosa esperienza offerta dalla NID, con la cura attenta di Paolo Brancalion.
La sezione “Programmazione” della NID Platform
In tutto sono stati 18 gli spettacoli – di differenti formato, poetica, durata – selezionati dall’apposita commissione fra le oltre 180 candidature presentate, con l’obiettivo dichiarato di offrire uno spaccato il più possibile esaustivo del panorama della danza contemporanea in Italia, accostando artisti che, pur appartenendo a generazioni diverse, vantano già una solida carriera – Alessandro Sciarroni, Jacopo Godani, Enzo Cosimi, Silvia Gribaudi, Simona Bertozzi, Nanou, Monica Casadei – a coreografi che, per ragioni eminentemente anagrafiche, solo in questi ultimi e ultimissimi anni, si stanno affermando sui palcoscenici italiani e internazionali, quali, oltre alla succitata Sbaragli, Vittorio Pagani, Giovanni Insaudo, Camilla Monga, Sofia Nappi, Gaetano Palermo, Adriano Bolognini.
Spettacoli di qualità e interesse assai difformi ed espressione di concezioni anche contrastanti di cosa sia e di cosa possa essere la danza contemporanea. Ci piace citare, fra quelli che valutiamo più innovativi e/o frutto di un processo di creazione né meramente formale né inutilmente intellettualistico, Redrum, installazione coreografica di lunga durata – tre ore, il pubblico può scegliere quanto e dove stare – concepita da Nanou per spazi non teatrali e a Civitanova allestita con ingegnosità in una discoteca. La qualità tecnica e la densa espressività scenica della danzatrice e performer Marta Ciappina esaltano l’assolo Op. 22 No.2 plasmato da Alessandro Sciarroni; mentre in Sista, coreografia cucita da Simona Bertozzi sullo speciale rapporto di complicità condiviso con la torinese Viola Scaglione, quelle doti dialogano e si fondono con l’empatica maestria dell’amica. Confermano la solida e originale individualità del proprio linguaggio Enzo Cosimi, nel programma con il recente Venere e Adone – kitsch e visionario, arguto e radicale nello sguardo sul mondo – quanto Jacopo Godani, autore di Forma Mentis per i giovani danzatori dello Spellbound Contemporary Ballet. Fra i giovani, infine, da seguire l’astro nascente Vittorio Pagani, a Civitanova con il nuovo Superstella.












Qualche riflessione suscitata dalla NID Platform
Al termine di ogni edizione della NID Platform ci chiediamo quante effettive connessioni, in primo luogo con gli operatori stranieri, si siano effettivamente stabilite. Non siamo mai riusciti a rintracciare dati in merito e dunque riproponiamo l’interrogativo, quest’anno forse più impellente vista la linea poetica dominante la sezione Programmazione, con spettacoli che offrono nella maggior parte dei casi una declinazione in fondo tradizionale se non rassicurante della danza. Perizia formale dei danzatori certo ma scarse idee drammaturgiche – basti citare l’onnipresente fumo e, nei costumi, il total black, in alcuni casi associato a caste trasparenze – e una sostanziale assenza di necessità malgrado la pomposa velleitarietà di alcune note di coreografia/regia. L’istantanea della danza italiana scattata alla NID, pur con alcune eccezioni, restituisce insomma un paesaggio assai poco contemporaneo – non bastano certo qualche breve inserto di hip hop o una partitura di musica elettronica eseguita dal vivo – e in fondo allineato a una visione delle arti performative quali mero intrattenimento – segnaliamo, fra l’altro, come non sia stata accolta la richiesta avanzata dall’assemblea dei lavoratori dello spettacolo Vogliamo tutt’altro di organizzare un tavolo pubblico di confronto proprio nell’ambito della NID, viste le criticità emerse la scorsa estate nel campo della danza italiana in seguito agli esiti del Fondo Unico dello Spettacolo (ne avevamo parlato qui). Ma, aldilà del pur urgente discorso sulla politica culturale promossa dall’attuale governo, dispiace che nella programmazione NID non abbiano trovato posto artisti “nostrani” che, anche oltrepassando ataviche barriere fra le arti performative, percorrono strade inedite e concretamente contemporanee – pensiamo per esempio a Francesca Pennini che proprio in questi giorni ha debuttato a Torinodanza con il suo Abracadabra, in cui danza, parola, arti visive e magia si amalgamano in uno spettacolo che tocca cuore e mente…
Laura Bevione
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