La denuncia di 55 ong: “Ora Israele può bloccarci solo per aver denunciato le condizioni di vita dei campi”
- Postato il 7 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Un critica all’operato di Israele o un appello per il rispetto del diritto internazionali. Saranno sufficienti queste due cose per impedire a una organizzazione umanitaria di lavorare a Gaza, secondo le nuove regole previste dal governo di Netanyahu per l’accesso al Paese ed entrate in vigore a marzo. Una serie di limitazioni su base discrezionale, che preoccupano gli operatori: ora rischiano di subire la cancellazione della propria registrazione se già lavorano nel territorio o, per chi non è già presente, di essere respinti sulla base di criteri arbitrari o valutazioni politiche.
Per questo 55 realtà, tra cui Oxfam, Medici senza frontiere, Save the children e Terre des hommes, hanno chiesto alla comunità internazionale di opporsi ai nuovi criteri. “Fattori di esclusione – denuncia Oxfam in una nota- possono essere anche il sostegno negli ultimi 7 anni a campagne di boicottaggio verso Israele (anche se intraprese a titolo personale da dipendenti partner, membri del consiglio di amministrazione o fondatori) o il mancato rispetto di requisiti di rendicontazione esaustivi”. Si può essere accusati “di aver espresso una posizione volta a ‘delegittimare Israele’ o aver denunciato violazioni del diritto internazionale”. Le organizzazioni inoltre saranno obbligate a presentare a Israele, al momento della richiesta di registrazione, elenchi completi del personale e altre informazioni sensibili sulle loro famiglie. Un elemento che preoccupa e mette a repentaglio la sicurezza degli operatori umanitari e sanitari, spesso bersagli di attacchi, minacce e detenzioni. “Considerando la difesa dei diritti umani e umanitari come potenziale minaccia per lo Stato, le autorità israeliane possono dunque impedire alle organizzazioni umanitarie di agire secondo il proprio mandato, solo per aver denunciato le condizioni di vita sul campo, costringendole di fatto a scegliere tra portare aiuti alla popolazione colpita o difenderne i diritti denunciando la loro violazione”.
Queste nuove regole arrivano dopo mesi di violenze e restrizioni, e potrebbero bloccare il lavoro portato avanti, con fatica, fino adesso. In questi 18 mesi di guerra, le ong infatti hanno continuato a portare aiuti alimentari, acqua potabile e assistenza sanitaria alla popolazione stremata e sotto assedio. “Secondo il diritto umanitario internazionale, le potenze occupanti sono obbligate a facilitare un’assistenza umanitaria imparziale e a garantire il benessere della popolazione protetta. Qualsiasi tentativo di condizionare l’accesso umanitario all’allineamento politico o di penalizzare le organizzazioni per l’adempimento del loro mandato rischia quindi di violare questi principi. La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di consentire la consegna senza ostacoli degli aiuti umanitari a Gaza in tre ordini di misure provvisorie giuridicamente vincolanti nel 2024. Tuttavia, queste nuove regole ampliano e istituzionalizzano le barriere esistenti agli aiuti”.
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