La Direzione Pd torna a riunirsi dopo 7 mesi ma solo per "la relazione della segretaria"

  • Postato il 22 settembre 2025
  • Politica
  • Di Agi.it
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La Direzione Pd torna a riunirsi dopo 7 mesi ma solo per "la relazione della segretaria"

AGI - "Relazione della segretaria". È l'unico punto all'ordine del giorno della direzione nazionale convocata per domani alle 11 di mattina. Un appuntamento atteso da sette mesi, da quel 19 febbraio che segnò l'ultima riunione del 'parlamentinò. Nonostante questo, lo scarno ordine del giorno, unito al timing scelto per la direzione, ha provocato forti malumori soprattutto nella minoranza Pd.

Lo zoccolo duro dei riformisti dem chiedono da tempo un momento di discussione politica per fare il punto su temi quali la politica internazionale, il flop del referendum sul lavoro, la strategia sulle alleanze. Temi che dovranno aspettare se è vero, come recita l'odg, che l'unico punto sarà la relazione della segretaria: un momento "motivazionale", prevedono fra le fila del Pd, un modo per suonare la carica in vista delle regionali e, soprattutto, del voto nelle Marche, quello che potrebbe condizionare i risultati anche in Campania, Calabria, Puglia, Toscana e Veneto. Per non dire del cammino che porterà alle politiche. La data scelta, poi, a pochi giorni dal voto nelle Marche, scoraggia i dirigenti critici con la linea Schlein dal sollevare questioni interne: anche nelle ultime riunione informali fra esponenti riformisti e cattolici si è convenuto di rimandare il momento della "resa dei conti" interna a favore del lavoro comune per battere le destre.

Nelle scorse ore il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, ha avvertito: "Se stiamo alle prospettive credo che sarebbe abbastanza deleterio andare a discutere di noi mentre si vota, da qui a novembre, in sette regioni che complessivamente valgono oltre un terzo degli aventi diritto nel Paese, quindi è un test nazionale. Le somme si tireranno dopo le ultime tre regionali in novembre".

Bonaccini, che è anche figura di riferimento di una parte della minoranza interna, è però stato messo 'in mora' proprio dai riformisti duri e puri che lo accusano di eccessiva collaborazione con la segretaria: "Non c'è una opposizione interna", lamentano dall'area a cui si iscrivono dirigenti di spicco come Lorenzo Guerini, Lia Quartapelle, Marianna Madia, Filippo Sensi e Pina Picierno. Esponenti che hanno disertato l'ultima riunione con Bonaccini, sabato, e che avevano paventato di poter dare forfait anche in direzione. Niente di tutto questo: la compagine riformista ci sarà, come fatto sapere da Lorenzo Guerini: "Ci saremo, al fianco dei candidati e delle candidate del partito democratico come abbiamo sempre fatto. Ma non rinunciamo a pensare che tale confronto, aperto, leale e costruttivo, sia necessario e utile al nostro partito. E per questo continueremo a chiederlo".

Il redde rationem, insomma, è solo rinviato. Anche perché in gioco ci sarà presto la premiership: chi sarà candidato a Palazzo Chigi? Dai riformisti, al momento, non sembrano esserci dubbi: "Di fronte alla prospettiva di ritrovarci Conte candidato premier, noi sosterremo sicuramente la segretaria Schlein. Per questo è ancora più incomprensibile l'assenza di ogni dialogo con il Nazareno e il rifiuto ad avere un luogo di confronto".

Leadership in discussione

Per i riformisti, quindi, "occorre una direzione che abbia come ordine del giorno 'discussione politica', e nient'altro". Riguardo al tema della premiership, nelle ultime ore, si è parlato molto dell'ipotesi Silvia Salis. Un'idea, però, alla quale non sembrano credere gli stessi riformisti. Più entusiasmo dalle parti dei centristi fuori dal Pd, in primis fra gli esponenti di Italia Viva. Lo stesso Renzi colloca Salis fra quegli amministratori sui quali costruire la cosiddetta Casa di Centro, assieme a Gaetano Manfredi e Alessandro Onorato. "Per vincere non bastano Pd, Cinque Stelle e sinistra. Serve una componente riformista e più moderata. Se la facciamo, e possiamo farla, si vincono le politiche. Se non la facciamo vincono gli altri, da Vannacci a Lollobrigida", ribadisce anche oggi il leader di Italia Viva.

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Agi.it

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