La droga in Basilicata è una emergenza

  • Postato il 29 giugno 2025
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Il Quotidiano del Sud
La droga in Basilicata è una emergenza

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I dati preoccupanti nella relazione al parlamento sulle tossicodipendenze in Italia fanno segnare un campanello d’allarme per una “emergenza droga” in Basilicata


C’è un paradosso nei dati emersi dalla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, pubblicata qualche giorno fa in relazione all’anno 2024. E, a esserne direttamente interessata, è proprio la regione Basilicata, finita agli antipodi per quel che riguarda percentuali che, apparentemente, potremmo immaginare contigue. Sul territorio lucano, infatti, sono relativamente poche le operazioni delle Forze dell’ordine legate al traffico o al consumo di stupefacenti.

Eppure, al contempo, più di una persona su tre risulta detenuta proprio per reati di droga. Una delle percentuali più alte sul territorio italiano, accanto a una fra le più basse per quello che, di fatto, è il medesimo tema filtrato attraverso lenti diverse. Segno evidente di un quadro diversificato che, in modo particolare, risente della presenza sul mercato illegale di nuove droghe. Anche se uno dei dati più preoccupanti riguarda il consumo dei cannabinoidi, per il quale addirittura il 24% degli utenti a beneficiare dei servizi assistenziali per tossicodipendenza è in cura.

EMERGENZA DROGA IN BASILICATA, I PRIMI CAMPANELLI D’ALLARME

Un campanello d’allarme, per la verità, era suonato già qualche mese fa. Nel corso della Conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza era emersa una criticità rampante circa il consumo di sostanze stupefacenti, soprattutto tra i giovani. In particolare, la città di Potenza ha fatto, suo malgrado, la parte del leone, con un aumento di consumo pari quasi all’87,5%, nell’ambito di un dato provinciale che parlava di un (pur grave) +42,9%.

Numeri più bassi di quelli rilevati a Matera e provincia (+100%) ma estremamente rilevanti (in negativo) perché riferiti per il 75% a giovani al di sotto dei 20 anni. Una problematica che, chiaramente, ha messo in risalto l’urgenza di una più attiva politica di sensibilizzazione ed educazione dei ragazzi sui rischi legati all’assunzione di stupefacenti. Il tutto, in un quadro che vede comunque attive le Forze dell’ordine, intervenute, nel 2023, il 17,4% in più rispetto all’anno precedente, con 121 attività concluse e sequestri pari a 3 chilogrammi (890 grammi nel 2022). Senza contare che, nel 2023, erano incrementati (37,6%) anche i reati legati al traffico e allo spaccio di stupefacenti.

I DATI CONTENUTI NELLA RELAZIONE AL PARLAMENTO

La Relazione al Parlamento ha di fatto confermato il trend già messo in evidenza da altre indagini. Incrociando i dati, il quadro che emerge è piuttosto preoccupante. E non solo per la Basilicata ma per un territorio nazionale che vede le Forze dell’ordine sempre più impegnate nel contrasto ai reati legati agli stupefacenti. Se la predilezione di consumo va alla cannabis, con dosi che oscillano tra le 14 e le 15 a persona in due province meridionali come Vibo Valentia e Trapani e addirittura le 95-100 a Roma, Bologna e Olbia, non va meglio per quanto riguarda il consumo di cocaina.

Di fatto, la seconda sostanza più diffusa tra i consumatori abituali di stupefacenti, con un aumento diffuso (rispetto al 2020-2022) che ha coinvolto anche la stessa città di Potenza. Chiaramente, il dato lucano spicca in relazione alla popolazione, di per sé ridotta rispetto ad altre aree del Paese. Un controbilanciamento che proietta la regione tra i casi emergenziali.

ALLARME CHE SI RIBALTA ANCHE A LIVELLO NAZIONALE

Un allarme che, tuttavia, rintocca a livello nazionale. Un dato su tutti: nel 2024, circa 910 mila giovani tra i 15 e i 19 anni (il 37% della popolazione studentesca) hanno riferito di aver assunto almeno una volta una sostanza stupefacente illegale. Numeri in leggerissimo calo rispetto al biennio precedente ma lo stesso preoccupanti, soprattutto se si considera l’apporto che possono fornire le strutture assistenziali attive sui territori.

Un aiuto prezioso ma inevitabilmente limitato: su 100 mila abitanti di età compresa tra i 15 e i 74 anni, infatti, sono presenti meno di due ambulatori e ancor meno strutture ad hoc residenziali o semiresidenziali (appena 1,2). Per non parlare degli operatori che, nei centri, possono ritrovarsi a dover seguire, in media, 27 casi a testa. Decisamente troppo. Il problema, però, non è solo operativo ma anche percettivo. Perché se la consapevolezza sui rischi legati al consumo di oppiacei è in qualche modo strutturato, va molto peggio sul fronte della cannabis. Il cui consumo occasionale è ritenuto pericoloso appena dal 29% degli interpellati. Troppo poco perché la coscienza del problema possa essere uno scudo. Anche contro chi, dei traffici illegali, ne fa un business.

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