La Fiat Panda di Sinner: un’auto semplice che svela il lato umano del campione
- Postato il 15 giugno 2025
- Curiosità
- Di Virgilio.it
- 1 Visualizzazioni

Sembra strano a dirlo, ma dietro il numero uno al mondo, dietro i colpi millimetrici e i trionfi nei tornei più prestigiosi, rimane un ragazzo che porta il gatto dal veterinario con la Panda della mamma. Jannik Sinner, il fenomeno del tennis, si è concesso una pausa dopo la delusione al Roland Garros, tornando a Sesto Pusteria, casa sua. Un ritorno silenzioso, senza proclami. Solo la montagna, la famiglia e – sì – la Panda.
Al volante dell’auto di mamma
Dopo la sconfitta con Alcaraz a Parigi, Sinner ha fatto quello che fanno le persone comuni quando qualcosa va storto: è tornato alle origini. Il sindaco del paese, Thomas Summerer, l’ha raccontato con semplicità e un po’ di orgoglio, ai microfoni di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio 1. “È tornato per poco tempo qui e stavolta non sono riuscito a incontrarlo”, ha detto. Ma l’importante non era stringergli la mano. L’importante era vederlo tornare. E se lo fa, Jannik – proprietario di un’Audi RS6 modificata – evita di sfrecciare con SUV extra-lusso o limousine blindate: gira in Panda, proprio quella che usava la madre. Motivo della missione? Doveva portare il gatto dal veterinario.
Ecco, è in questo dettaglio che si nasconde qualcosa di potente. Perché mentre i giornali si spaccano nel chiedersi se riuscirà a vincere Wimbledon, mentre il mondo sportivo ne analizza la resistenza mentale e il gioco di gambe, lui se ne va in giro con un maschio di gatto (nome sconosciuto) sul sedile e una Panda, la vettura meno appariscente possibile, saldamente in testa alle classifiche di vendita. La normalità che taglia in due il mito.
Semplice come Jannik
La Panda fa a pugni col glamour. Si colloca all’estremità opposta del tennis da copertina. Eppure, è perfetta per Jannik, allergico alla luce dei riflettori fuori dal campo. Dal racconto del sindaco emerge un mondo che ancora esiste, sebbene pensassimo di averlo perso. Un mondo dove il campione del mondo dorme ancora nella casa dei genitori, sopra la pensione di famiglia. Un mondo dove “fuori c’è sempre gente che spera di incontrarlo e farsi una foto insieme”, ma lui non si è montato la testa. Ha mantenuto lo stesso indirizzo, è rimasto lì, a portata di mano. Anche se persino le cose semplici, tipo fermarsi al distributore di benzina, diventano manifesto di affetto.
Sinner è giovane, ha fame, e tornerà. Forse già a Wimbledon, magari in una rivincita con Alcarez. Intanto ha scelto di stare fermo. Di respirare l’aria di casa. Di ricordarsi chi è, prima di tornare a essere quello che gli altri pretendon sia. E la scelta la dice lunga, più di mille interviste. Il sindaco parla persino di una futura via o statua in suo onore. Forse arriveranno, un giorno. Ma oggi non servono. Oggi è sufficiente quella Panda parcheggiata davanti al veterinario. Un’icona della semplicità che diventa, per un momento, più grande di qualunque trofeo. In un’epoca in cui i dettagli sono studiati a tavolino per stupire, Sinner continua a vincere pure fuori dal campo. E lo fa senza nemmeno provarci. Perché, a volte, basta un gatto e una Panda per ricordare al mondo che dietro ogni eroe c’è, semplicemente, un essere umano.