La Fiorentina e l’esordio in Conference League: comincia il Pioli-bis nel segno del “suo capitano” Davide Astori

  • Postato il 21 agosto 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non è un debutto qualsiasi, quello della Fiorentina, giovedì 21 agosto, ore 20, al Tatran Stadio di Presov, in Slovacchia, contro la squadra ucraina del Polyssya. Non per il valore dell’avversario, alquanto modesto (siamo solo ai playoff di Conference League, in cui sfilano le squadre più deboli). E neppure per il ritorno sulla panchina viola di Stefano Pioli , dopo sei anni, uno scudetto al Milan e un’esperienza araba all’Al-Nassr di Cristiano Ronaldo. No, il debutto viola sarà speciale perché Firenze e i tifosi fiorentini rivivranno una storia dolorosa ma speciale: la morte di Davide Astori, il 4 marzo 2018, a poche ore dalla partita Udinese-Fiorentina. “Non lo dimenticherò mai. Davide. Lo sento sempre vicino a me”, sono state le prime parole, appena approdato a Firenze nel luglio scorso, di Pioli, che si è fatto tatuare nel corpo il codice astoriano #DA13. Le iniziali del giocatore morto e il numero della sua maglia in campo.

Non sembrava facile alla Fiorentina, dopo le dimissioni di Raffaele Palladino, convincerlo a tornare a Firenze. Intanto per il contratto sontuoso firmato con gli arabi e poi per il richiamo della nazionale orfana di Luciano Spalletti. Ma #DA13 ha fatto il miracolo e Pioli, il 13 luglio scorso, è sbarcato a Firenze. Saluti con i dirigenti Daniele Pradè e Alessandro Ferrari, una telefonata con il patron americano Rocco Commisso, la firma del contratto fino al 2028.

Ma il momento cruciale e emozionante del ritorno è avvenuto il giorno dopo, lunedì 14 al Viola Park. Qui Pioli non ha incontrato per primi i dirigenti per definire la strategia di calcio mercato: chi vendere e chi acquistare. E neppure i calciatori viola più rappresentativi, da De Gea a Kean. “Voglio parlare con Luca”, ha chiesto. Luca Ranieri. Giocatore prezioso ma oscuro. Ma di questa Fiorentina è il capitano e per Pioli il ruolo gli ricorda il “suo capitano” Astori. Un ruolo sentimentale e umano prima ancora che calcistico. Ha spiegato Pioli ai giornalisti dopo l’incontro: “Ho parlato con Luca. Gli ho chiesto se si sente di avere un peso così importante da poter reggere perché il mio capitano era di un livello troppo alto. Ho visto Luca molto motivato, molto cresciuto, molto determinato”. E così il primo vero acquisto di Pioli è stato Ranieri. La prima mossa. Lui sarà il capitano nel segno di Astori.

Ma non sarà facile né il debutto al Mapei Stadium né il campionato per Pioli che non ha fatto mistero di puntare ad un posto in Champion (“sarebbe il nostro scudetto”). Inevitabile che il film di quel 4 marzo riaffiori nella sua mente, nel suo cuore, come un’ossessione. La squadra era ospite all’ Hotel Là di Moret. Alla 7,30 Pioli, che ama svegliarsi presto, va a fare colazione e a preparare la partita: la formazione, la tattica, come motivare i giocatori. All’improvviso lo chiamano con fare concitato il dottor Luca Pengue e il team manager Alberto Marangon: “Scendi, scendi subito”. Pioli in pigiama corre alla stanza 118 dove dormiva Astori. Lì incontra il portiere Marco Sportiello che gli dice: “Mister, Davide se n’è andato”. Pioli entra nella stanza e vede il suo capitano immobile nel letto. Sembrava che dormisse: era invece morto nel sonno, a 31 anni.

Forse tutto suggeriva, nel luglio scorso, a Pioli di non tornare a Firenze, dove ha perduto un amico, il “suo capitano”. Lui invece non ha fatto calcoli economici, ha detto addio ai soldi degli arabi e ad un giocatore come Ronaldo, ha schivato la nazionale e ha detto: “Voglio Firenze”. Per tornare nel luogo della tragedia, ma anche dell’amicizia autentica, umanissima. Per il “suo capitano”.

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