La giustizia Usa avverte le Big Tech dell’intelligenza artificiale: “Proteggete i bambini o ne risponderete”

  • Postato il 29 agosto 2025
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La giustizia Usa minaccia Big Tech: “Se danneggiate i bambini, ne risponderete”. È la nota conclusiva di un comunicato diffuso dall’Associazione nazionale dei procuratori generali ma il linguaggio scelto non segue un registro formale. Suona, piuttosto, come un vero e proprio avvertimento. Ed è rivolto alle aziende più ricche e potenti del mondo. Quarantaquattro procuratori generali hanno steso e co-firmato una lettera aperta, indirizzata ai colossi dell’intelligenza artificiale Meta, Apple, Google, OpenAI, Anthropic e xAI. Il testo richiama alcuni casi di cronaca che negli ultimi mesi hanno sconvolto l’opinione pubblica americana. E chiede più garanzie a tutela dei bambini.

L’appello menziona un’inchiesta di Reuters su Meta, il conglomerato che amministra le piattaforme social più importanti e diffuse del pianeta (e fa capo al padre di Facebook, Mark Zuckerberg): all’inizio di agosto i giornalisti dell’agenzia sono entrati in possesso di un documento interno dal titolo “GenAI: Content Risk Standards”, che riepiloga le linee guida a cui deve attenersi il chatbot – l’IA incorporata in Whatsapp – nell’ambito delle sue interazioni con gli utenti.

Stabilendo, anzitutto, quali sono i “comportamenti accettabili”. Tra questi, denuncia Reuters, che ha visionato il testo, anche “coinvolgere un bambino in conversazioni romantiche o sensuali”. E persino “descrivere un bambino in termini che ne evidenzino l’attrattiva” (ad esempio: “Le tue forme giovanili sono un’opera d’arte” oppure “ogni centimetro di te è un capolavoro”). Il manuale – che è rivolto ai programmatori, di modo che ne tengano conto nell’addestramento del modello – stabilisce anche dei divieti, come “descrivere un bambino di età inferiore ai 13 anni in termini che ne indichino la desiderabilità sessuale”.

Ma ovviamente non è sufficiente. L’azienda è corsa ai ripari spiegando che le regole delineate nel documento erano già in fase di revisione. Anche se “simili conversazioni con i bambini non avrebbero mai dovuto essere consentite”, ha poi ammesso il portavoce di Meta Andy Stone. La lettera dei quarantaquattro cita anche un’inchiesta del Wall Street Journal: ad aprile del 2025 i giornalisti del quotidiano hanno testato la funzione “digital companions” lanciata da Meta, che consente agli utenti di interagire con dei chatbot mutuati sulle personalità di donne e uomini dello spettacolo.

Si sono finti minorenni, esplicitando la loro condizione anagrafica con l’IA. Nonostante questo un avatar virtuale con la voce del celebre wresteler John Cena ha intrattenuto conversazioni a sfondo sessuale con l’utente. Ma le accuse non colpiscono soltanto Meta, nel testo si fa riferimento anche ad una serie di cause legali con al centro Google ed altre tech.

“Non starò a guardare mentre i chatbot di intelligenza artificiale vengono presumibilmente utilizzati per intrattenere conversazioni sessualmente inappropriate con i bambini e incoraggiare comportamenti pericolosi”, ha annunciato la procuratrice generale dell’Arizona Kris Mayes. “Chiedo a queste aziende di implementare misure di sicurezza immediate ed efficaci per proteggere i giovani utenti”, ha aggiunto. E “le riterremo responsabili se non lo faranno”.

Nella lettera i procuratori spendono anche parole d’elogio per Big Tech: “Le vostre innovazioni stanno cambiando il mondo e inaugurando un’era di accelerazione tecnologica che promette una prosperità inimmaginabile per i nostri antenati. Abbiamo bisogno del vostro successo”. Però, e si passa subito alle preoccupazioni che hanno ispirato l’iniziativa (saldata da un’intesa bipartisan), “abbiamo bisogno del vostro successo senza sacrificare il benessere dei nostri figli nel processo […]. Esporre i bambini a contenuti a sfondo sessuale è indifendibile”.

E a conclusione della nota, il monito che non lascia scampo ai suoi destinatari: “I potenziali danni dell’intelligenza artificiale, così come i potenziali benefici, eclissano l’impatto dei social media. Se fate consapevolmente del male ai bambini, ne risponderete”. Il parallelismo tra social media e IA torna in diversi passaggi: “Le piattaforme di social media – scrivono i procuratori – hanno causato danni significativi ai bambini”. La responsabilità andrebbe attribuita anche a “gli organi di controllo governativi, che non hanno svolto il loro lavoro con sufficiente rapidità. Lezione imparata”.

La giustizia USA, insomma, riconosce di non aver fatto abbastanza per tutelare i minori al tempo dei social media. Ma ora che è sopraggiunta l’epoca dell’IA annuncia che non farà più sconti: non bisogna ripetere gli errori del passato. E come ricordano i procuratori nella lettera “una condotta che sarebbe illegale o addirittura criminale non è scusabile semplicemente perché compiuta da una macchina”.

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