La grande noia: in Serie A mai così pochi gol segnati. Cosa c’è dietro il record negativo della settima giornata

  • Postato il 20 ottobre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Il grande spettacolo del calcio italiano è servito: la Serie A, tra partite in Australia e lotta senza quartiere alla pirateria, firma un nuovo invidiabile record. Mai nella storia del campionato a 20 squadre si era segnato così poco come in questa settima giornata della stagione 2025/26. Appena 11 gol realizzati in dieci partite, con ben quattro 0-0 (anche se oggi fa più figo dire clean sheet) e tanti tanti sbadigli. Il primato lo ha certificato il risultato finale di CremoneseUdinese, imperdibile posticipo di un weekend lungo che si era aperto con il doppio 0-0 in Lecce-Sassuolo e Pisa-Verona. L’unico match in cui si sono segnati almeno tre gol è stato Milan-Fiorentina 2-1, che però passerà alla storia per le polemiche arbitrali e non certo per lo spettacolo offerto in campo. In questa giornata, in realtà, non si è salvato praticamente nessuno in quanto a giocate spumeggianti e gol fatti. Le uniche eccezioni che si possono citare sono Como e Bologna.

Il record negativo finora era fissato a 13 gol realizzati: l’asticella in basso l’aveva messa l’11esima giornata della stagione 2004/05, quella di un Inter-Bologna 2-2 (Mihajlovic, Adriano, Petruzzi, Bellucci) e di un Brescia-Milan 0-0. Primato che poi era stato eguagliato in altre tre occasioni. La nona giornata della Serie A 2010/11, con pochi brividi escluso un Milan-Juventus 1-2 (Ibrahimovic, Quagliarella, Del Piero). Poi la 32esima giornata della stagione 2017/18, in cui il match più elettrico era stato un Sassuolo-Benevento 2-2 (Politano, Politano, Diabaté, Diabaté). Infine l’ultimo punto più basso in quanto a gol segnati, la seconda giornata della Serie A 2022/23, in cui a evitare un record peggiore furono Inter-Spezia 3-0 (Lautaro Martinez, Calhanoglu, Correa) e Napoli-Monza 4-0 (Kvaratskhelia, Osimhen, Kvaratskhelia, Kim).

Questa volta invece il conto totale delle reti segnate si è fermato a 11. Casualità o dato preoccupante? Sicuramente hanno pesato gli incroci particolari: c’erano tanti scontri salvezza e diverse match tra squadre potenzialmente di alta classifica. Non a caso tre 0-0 si sono visti tra squadre che lottano per non retrocedere (Lecce-Sassuolo, Pisa-Verona, Genoa-Parma), mentre l’altro ha visto protagoniste Atalanta e Lazio. È inquietante però che già alla settima giornata prevalga su tutto la paura di perdere più che la voglia di vincere. Tra necessità di muovere la classifica e timore di esonero precoce, alla fine prevale ovunque l’atteggiamento rinunciatario. Nella nostra Serie A, ci mette lo zampino pure l’arbitraggio che spesso non aiuta chi vuole giocare: i tantissimi fischi che spezzettano le partite, il basso tempo effettivo, i falli spesso a favore della difesa, sono tutti fattori che spingono a giocare un calcio meno offensivo.

L’altro aspetto è il grande ritorno alla tradizione italiana del “prima meglio non prenderle“. L’influsso di Antonio Conte – fresco vincitore dello scudetto col Napoli – e il ritorno di Max Allegri hanno in qualche modo condizionato questo trend. La stessa Inter di Cristian Chivu sta curando la fase difensiva più della versione inzaghiana. E pure la Roma di Gasperini per ora pare giocare alla Ranieri. Le difese solide d’altronde possono essere una virtù del nostro calcio, che finora a forza di scopiazzare mode altrui ha fatto peggio. Allo stesso tempo però sembrano la soluzione più pratica di fronte alla mancanza di talento, soldi, idee e coraggio. La controprova infatti la forniscono il Bologna di Italiano e il Como di Fabregas, che con un gioco meno attendista e speculativo si sono guadagnate ad oggi la quinta e la sesta posizione in classifica, a ridosso della zona Champions.

Al momento il miglior attacco del campionato è quello dell’Inter, con 18 reti all’attivo in 7 giornate. Ma i nerazzurri sanno bene a loro spese che in Italia questo aspetto non premia: l’anno scorso la banda di Inzaghi chiuse la Serie A con 20 gol fatti in più del Napoli, ma la squadra di Conte con la miglior difesa vinse il titolo. Certo, non siamo ancora ai livelli degli anni 60 e 70, quando con il campionato a 16 squadre (quindi con 8 partite a giornata) fu stabilito il record di appena 6 reti segnate, ovvero una media di 0,75 a gara, nella 27esima giornata 1968/69 e nella prima giornata 1979/80. Ma questa penuria di gol deve essere un monito.

L'articolo La grande noia: in Serie A mai così pochi gol segnati. Cosa c’è dietro il record negativo della settima giornata proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti