La guerra di Netanyahu non si ferma, sta vincendo: nemmeno Landini si ferma anche se perde

  • Postato il 21 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Forse è stata solo una illusione quella che per 24 ore ci ha fatto sperare che la guerra poteva presto finire.

Netaniahu è stato molto chiaro al proposito: “Si va avanti con Trump o no”. Questo vuol dire che Israele non ci pensa nemmeno un attimo a finire di combattere contro Teheran.

Le armi non smetteranno di tacere: bombardamenti e missili pioveranno dal cielo come prima.

Si sperava che il summit di Ginevra potesse dare qualche risultato: miserie invece. In Svizzera si sono incontrati la Francia, la Gran Bretagna e la Germania con il ministro degli esteri iraniano. “Forse uscirà qualcosa di buono”, azzardavano i più ottimisti.

La doccia gelata è arrivata dalla Casa Bianca: “Non posso chiedere uno stop del conflitto a chi sta vincendo la guerra”. Mentre a Ginevra agli europei che chiedevano  la rinuncia ad un piano nucleare il rappresentante di Teheran ha risposto: “Niente da fare, prima si fermi l’aggressione di Tel Aviv, poi forse ne potremo parlare”.

Siamo punto e da capo? Chi lo sa? Diciamo che la guerra è entrata in un Limbo da cui si spera di uscire al più presto.

Due settimane di guerra per Trump

La guerra di Netanyahu non si ferma, sta vincendo: nemmeno Landini si ferma anche se perde, nella foto trump e la juventus nello studio ovale
La guerra di Netanyahu non si ferma, sta vincendo: nemmeno Landini si ferma anche se perde (Trump riceve la Juve nello studio ovale nella foto ANSA) – Blitz quotidiano

Le due settimane di riflessione volute dal presidente americano per decidere se essere travolto o no dal conflitto non passeranno in fretta, il mondo resterà per quindici giorni con il fiato sospeso nella speranza che in questo lasso di tempo possa succedere qualcosa che illumini i grandi della terra.

La pace è un sostantivo che invocano tutti. Da noi, in Italia, non ci facciamo pregare: lo urliamo ai quattro venti in ogni occasione possibile e immaginabile. Ragione per la quale oggi a Roma non ci sarà una sola manifestazione in favore della Pax (parola ripetuta spesso da Leone XIV), ma addirittura due cortei che invaderanno le strade della Capitale rendendo sempre più difficile il traffico nella giornata di sabato.

Okay, d’accordo, non si può essere contro chi marcia per far riflettere chi di dovere e riportarli ad usare il cervello (o l’intelligenza artificiale). Va bene, è giusto, ma perché insieme, nella stessa città, sono state organizzati due raduni o sfilate che dir si voglia? Per quale motivo anche in questo caso così emblematico il nostro Paese deve mostrare una doppia  faccia? Possibile che non si riesca a trovare un denominatore comune nemmeno quando si insegue quella che potremmo definire la tranquillità del mondo?

Due cortei a Roma

“Sulla pace ci marciano”, titola stamane a tutta pagina Il Riformista. Cosa si vuole insinuare? Che tutto ciò sia un pretesto per dimostrare all’opinione pubblica chi è più forte ed ha un maggior seguito?

Le gatte da pelare per uno dei due cortei sono tante: nella sinistra il Pd diserta, nel senso che rimane a casa. La Schlein dice cha ha un impegno all’estero a cui non può sottrarsi. Proprio lei che invoca ed insegue (forse inutilmente) il campo largo? O ha soltanto paura dei riformisti del Pd che ormai le danno una caccia spietata? Roma spera che i prossimi siano “sabati” di vacanza anche per chi ama la marcia e la protesta.

La verità è che a noi italiani piace chi urla e si danna l’animo per inseguire un traguardo.

Ieri, venerdì, è mancato poco che un corteo si tramutasse in una nuova via crucis. O, meglio, c’è stata, ma chi ha subito grandi disagi ha saputo mantenere la calma.

A marciare stavolta è stato il popolo dei metalmeccanici che da oltre un anno chiede il rinnovo del contratto di lavoro. I sindacati, euforici, hanno veduto sfilare quelle centinaia di operai che spesso non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena. Però, che bisogno c’era di ingombrare l’autostrada e intralciare il traffico impedendo a migliaia di persone di raggiungere il loro posto di lavoro? Maurizio Landini si fregava le mani per il successo della Cgil, ma forse non ha pensato che quei manifestanti oggi saranno identificati e indagati secondo la nuova legge approvata di recente dal Parlamento. Rischiano fino a due anni di carcere. Landini lo aveva dimenticato? Un vuoto di memoria che potrebbe costar caro a chi gli ha obbedito ciecamente.

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Autore
Blitz

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