La guerra Iran-Israele divide l’America Latina. Caracas e Buenos Aires poli opposti. Pressioni sul Messico
- Postato il 21 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La guerra tra Iran e Israele ha già diviso l’America Latina: le cancellerie della regione si sono schierate con Teheran o Tel Aviv a seconda dell’alleanza di riferimento. Al cuore dei Caraibi, a Caracas, i militari respingono “l’aggressione militare” israeliana al grido “viva l’Iran, viva il Venezuela“. All’estremo opposto, quasi 7.300 chilometri più a sud, Buenos Aires condanna il “vile attacco dell’Iran”, dopo aver sottoscritto un Memorandum contro il terrorismo con lo stato ebraico. Le loro posizioni si replicano nei Paesi vicini, offrendo l’istantanea di un continente diviso tra chi ha archiviato la dottrina Monroe e chi ne rivendica l’adesione.
Caracas sta con Teheran. Sciabole in alto, un grido di guerra: “Viva l’Iran, viva il Venezuela”. Il gesto forte, da militanti, conclude la visita dei rappresentanti dello Stato maggiore venezuelano all’ambasciatore iraniano Ali Chegini, presso la sede diplomatica di Teheran. La delegazione militare, guidata dal generale in capo Domingo Hernández Lárez, non usa mezzi termini e condanna “l’attacco perpetrato dallo Stato sionista di Israele contro la Repubblica islamica dell’Iran”. Anzi, Hernández Lárez non solo chiede “la fine di tutte le azioni ostili e arbitrarie di Israele”, ma ritiene che tali azioni siano sponsorizzate dalla potenza “più genocida della storia: gli Stati Uniti d’America”. Ma Tel Aviv rimane sorda all’appello venezuelano, rinnovato anche dal cancelliere Yvan Gil all’assemblea generale Onu. “Loro cercano di aiutare l’Iran a sviluppare l’atomica“, ha replicato alla Cnn il ministro israeliano per gli Affari strategici, Ron Dermer. Le sue affermazioni si basano sulle operazioni di estrazione iraniane di uranio e torio in Venezuela. Caracas conta con 75mila tonnellate di riserve di uranio (l’5% sul totale a livello mondiale) e tra le 300mila e 850mila tonnellate di torio. Tuttavia dell’atomica non c’è traccia.
Le critiche a Israele. La posizione di Caracas si pone in continuità con quella dell’Alleanza bolivariana dei popoli americani, l’Alba, che si colloca sul lato opposto del G7 per condannare “gli attacchi perpetrati dalle forze israeliane contro il popolo iraniano in una manovra che mette a repentaglio la pace e la sicurezza internazionali”. Fondata all’Avana nel 2004, l’Alba è costituita da Antigua e Barbuda, Bolivia, Cuba, Dominica, Granada, Nicaragua, San Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Saint Vincent e Grenadine e Venezuela. Arrivano condanne anche da parte dei singoli Paesi, tra cui Nicaragua, Cuba e Brasile. “Condanniamo l’azione temeraria di Israele”, sono le parole del governo di Daniel Ortega, il quale chiede che le voci dell’America Latina “siano ascoltate in ripudio, rifiuto e categorica repulsione” di fronte alla presente escalation militare. Altrettanto esplicito il governo di Luis Ignacio Lula Da Silva, che ritiene l’azione israeliana “una palese violazione della sovranità” iraniana.
Chi sostiene Tel Aviv. Sul fronte opposto il presidente argentino Javier Milei, reduce del suo ultimo viaggio a Tel Aviv, ha telefonato il premier israeliano Benjamin Netanyahu per esprimere “solidarietà e sostegno” parlando di “vile attacco” dell’Iran, reo di aver lanciato “migliaia di missili contro la popolazione civile“. Di recente Milei ha visitato lo Stato ebraico per incontrare Netanyahu, intervenire alla Knesset, ricevere il premio “Génesis” – una sorta di Nobel per Tel Aviv – e sottoscrivere un Memorandum contro il terrorismo. Milei ha anche condannato la nomina di Ahmad Vahidi a capo della Guardia rivoluzionaria iraniana, già coinvolto nell’attentato del 1994 che ha causato 85 vittime all’ambasciata israeliana a Buenos Aires. Israele riscuote anche il sostegno del Paraguay, la Colombia condanna entrambe le parti coinvolte in guerra e l’ambasciata iraniana in Messico chiama in causa la presidentessa Claudia Sheinbaum. “La voce del Messico ha la sua influenza”, ha detto Rostam Adabinia, incaricato d’affari iraniano a Messico DF, che fa leva sui rapporti sempre più complicati tra Sheinbaum e l’amministrazione Trump: “Se parlaste, vi seguirebbero in tanti”.
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