La Lega presenta i conti sul Colosseo: il comune spende 48 milioni ma incassa zero
- Postato il 13 giugno 2025
- Di Agi.it
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La Lega presenta i conti sul Colosseo: il comune spende 48 milioni ma incassa zero
AGI - Roma Capitale ogni anno spende circa 48 milioni per la gestione di quello che ruota intorno al Colosseo (pulizia, trasporti, sicurezza), ma indietro riceve zero. “Il Campidoglio ha pianificato per anni la mobilità, la sicurezza e l'accoglienza turistica sulla base di un'affluenza nell' Anfiteatro quasi doppia rispetto a quella reale: 14,7 milioni di ingressi 2024 dichiarati, ma 8,7 quelli veri, cioè il 41% di meno. Troppo si spende per i servizi legati all'area archeologica, cioè per quelli di Ama, della Polizia Locale e di Atac”. Lo dichiara il capogruppo della Lega capitolina Fabrizio Santori, presentando il dossier dal titolo: ‘Il Colosseo: il monumento di Roma e non dei romani', chiedendo un cambiamento e l'avvio di un tavolo tecnico con il ministero che non scarichi sull'amministrazione capitolina solo gli oneri della gestione del monumento.
Il dossier presentato dal consigliere capitolino raccoglie e riassume non solo una serie di atti, ma anche studi e approfondimenti stampa sulla gestione del sito, come per esempio le indagini che hanno svelato un sistema che gonfiava il numero dei biglietti staccati per il sito archeologico. “Nel riportare cifre come 12,2 milioni di ‘visitatori' per il 2023, l'ufficio statistico del comunale non ha svolto il suo ruolo di ente di controllo e validazione, ma si è limitato a fare da cassa di risonanza per un dato macrospicamente errato - si legge nel dossier - questa accettazione ha contribuito a consolidare una percezione falsata dei flussi turistici”. Una valutazione errata sugli ingressi, avrebbe secondo i redattori del dossier portato a una valutazione errata sulla pianificazione dei servizi erogati basati.
“L'amministrazione ha rincorso un'emergenza overtourism parzialmente fittizia, dimensionando servizi, elaborando piani per il Giubileo, strategie per la mobilità sulla base di presupposti fallaci”.
Nel dettaglio si vede che ogni anno il Comune spende 8,4 milioni di euro per Ama; 7,2 milioni se ne vanno tra le spese di Polizia Locale e Protezione Civile; 1,8 per la promozione turistica; 4,5 milioni per Acea e cura del verde. Risorse, fa intendere il dossier, che se basate sulle esigenze reali avrebbero potuto essere distribuite in maniera diversa e anche su altri quadranti della città.
La richiesta che emerge dal documento è quella di cambiare il modello di governance che vede la socializzazione dei costi e la privatizzazione degli utili a livello ministeriale. Santori chiede che il monumento simbolo della città, diventi anche una risorsa per i romani e le casse comunali, potendo finalmente intascare una quota degli introiti del parco Archeologico (almeno il 15% suggerisce il dossier).
AGI ha chiesto a Santori se il valore del Colosseo non sia nell'indotto che genera e scarica sulla città. “Hai ragione: il Colosseo non “vale zero” per Roma. Il monumento genera un indotto turistico enorme, che si riversa su alberghi, ristorazione, commercio, trasporti e lavoro. Uno studio Deloitte ha stimato in circa 1,4 miliardi di euro l'anno il contributo del Colosseo all'intera economia italiana tra spesa dei visitatori e ricadute indirette. L'indotto è quasi tutto privato: camere d'albergo, taxi, pasti, souvenir. Alla finanza pubblica di Roma arrivano soprattutto l'imposta di soggiorno (180 milioni € nel 2024) e le addizionali sui redditi d'impresa o lavoro. Queste entrate, però, confluiscono nel bilancio generale e non sono vincolate alla manutenzione dell'area archeologica né coprono automaticamente i 42-48 milioni € di costi comunali legati a pulizia, sicurezza e trasporti” risponde Santori che aggiunge “il dossier non nega il valore economico complessivo del Colosseo, ma segnala che Roma Capitale, pur sostenendo la spesa, non partecipa alla gestione delle risorse né può reinvestirle direttamente nell'area o in servizi cittadini. In sintesi: l'indotto esiste ed è enorme, ma senza un meccanismo di compartecipazione agli incassi o un vincolo di destinazione su parte dell'imposta di soggiorno, la città continua a finanziare da sola i costi di un successo turistico che beneficia soprattutto altri soggetti”.