La Madonna rubata di Solario torna a Belluno dopo 52 anni

  • Postato il 21 luglio 2025
  • Cronaca
  • Di Agi.it
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La Madonna rubata di Solario torna a Belluno dopo 52 anni

AGI - Cinquantadue anni dopo, la “Madonna con Bambino” di Antonio Solario, detto “lo Zingaro”, è tornata a casa. La tempera su tavola del XVI secolo, trafugata nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1973 dai Musei Civici di Belluno, era stata individuata nel 2017 in una casa d’aste inglese dai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia.

Un lungo iter tra pandemia e resistenze legali

Per riportarla in Italia, nella sua collocazione originaria — la cerimonia formale di riconsegna è avvenuta stamattina a Palazzo Fulcis — ci sono voluti sei anni tra pandemia, battaglie legali e la resistenza della vedova del barone che l’aveva acquistata per poche centinaia di sterline nel 1973, poco dopo il furto, da un anonimo venditore in Gran Bretagna.

Attribuzione e valore storico dell’opera

L’opera, inizialmente attribuita a Giovanni Bellini, è stata poi riconosciuta unanimemente dagli studiosi come lavoro di Antonio Solario (Chieti o Venezia 1465 – Napoli 1530), pittore di scuola veneziana, attivo nelle Marche, a Napoli e in Inghilterra. La composizione si colloca nella produzione giovanile dell’artista, tra il prototipo belliniano del 1490 e la pala di Fermo del 1502.

Il ritrovamento e il ruolo dei Carabinieri

Le indagini sul maxicolpo avevano portato al recupero di diverse opere, ma non della Madonna del Solario, di cui si era persa ogni traccia. Nel febbraio di otto anni fa, Barbara De Dozsa, moglie del barone, provò a venderla, attirando l’attenzione di studiosi, dei Musei Civici di Belluno e dei Carabinieri, che l’avevano schedata nel loro database delle opere d’arte rubate, il più grande e aggiornato del mondo.

La resistenza della vedova e il ruolo di Marinello

Secondo The Guardian, è stato difficile persuadere Barbara De Dozsa a restituire il dipinto senza condizioni o risarcimenti. L’opera era rimasta nella dimora nel Norfolk fino al divorzio. I ritardi causati dal lockdown impedirono alle autorità italiane di fornire i documenti richiesti dalla polizia britannica. La procura di Venezia ipotizzò i reati di esportazione illecita e ricettazione.

La mediazione internazionale e la restituzione

Un ruolo chiave lo ha avuto Christopher Marinello, avvocato esperto in arte rubata e fondatore di Art Recovery InternationalLondra, Venezia e New York. Marinello ha gestito le trattative per il recupero gratuito, desiderando aiutare la città veneta da cui proveniva la sua famiglia. De Dozsa si è appellata al Limitations Act britannico del 1980, ma Marinello ha definito tale argomentazione assurda, poiché l’opera era presente nei database dell’Interpol e dei Carabinieri.

La rinuncia e il ritorno a Belluno

Barbara De Dozsa ha continuato a opporsi, ipotizzando anche un prezzo intorno ai 100mila euro, ma alla fine ha rinunciato a ogni diritto sul quadro. “Quando si tratta di restituire opere d’arte rubate – dice Marinello – posso essere fastidioso e insistente. Ma alla fine, la decisione è stata di Barbara De Dozsa, e ha scelto saggiamente.”

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Autore
Agi.it

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