La maestra rimprovera l’allievo, sua madre tenta di buttare giù dalle scale una prof
- Postato il 21 maggio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Due collaboratori scolastici Ata hanno riportato una prognosi di sei giorni per aver impedito che un’insegnante di italiano di una terza elementare precipitasse dalle scale, spinta da un genitore che chiedeva di raggiungere in aula la maestra del figlio, ‘colpevole’ di aver rimproverato il bambino. L’episodio è avvenuto il 15 maggio all’Istituto Musicale “Lombardo Radice” di Palermo. I due impiegati Ata dopo il passaggio al pronto soccorso hanno avuto una prognosi di sei giorni, la maestra di tre. Sono stati gli stessi insegnanti con una lettera indirizzata, tra gli altri, all’ufficio scolastico regionale, al sindaco e al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, mentre il dirigente della scuola Francesco Paolo Camillo ha presentato oggi denuncia ai carabinieri.
Secondo la ricostruzione un bambino stava giocando quando ha spinto, facendolo cadere, un compagno disabile. L’insegnante ha rimproverato l’alunno chiedendogli di avere maggiore rispetto per i compagni, soprattutto quelli con più in difficoltà. Un richiamo che non è stato digerito dai genitori del bambino che giovedì scorso si sono presentati a scuola. Il padre dell’alunno sarebbe stato bloccato ma non la madre che è riuscita a entrare. Ha affrontato l’insegnante e ha cercato di spingerla rischiando di farla cadere per le scale. Solo l’intervento di tre impiegati Ata ha evitato il peggio. Nel cercare di placcare la donna, due impiegati si sono fatti male. “Situazioni del genere non devono capitare in nessuna scuola e gli alunni non devono essere esposti a un pericolo simile e noi dobbiamo garantire l’incolumità dei bambini – dicono dalla scuola Lombardo Radice – Vogliamo che si accendano i riflettori su quanto accaduto. Negli ultimi anni siamo diventati ostaggi dei genitori, veniamo attaccati sia verbalmente che fisicamente. Quotidianamente non arriviamo a questi eccessi, ma è diventato estremamente problematico. Non si può andare al lavoro e rischiare la vita. Il genitore in questione voleva avere un colloquio con l’insegnante e abbiamo risposto che non era possibile in quella giornata, ma che avremmo pianificato un appuntamento in un secondo momento, ma questa risposta non è stata accettata”.
Concetti ripresi dagli insegnanti della scuola anche nella lettera aperta indirizzata, tra gli altri, a Valditara, r all’Ufficio scolastico regionale e al sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. “Non possiamo più tollerare le ingerenze e le aggressioni che quotidianamente subiamo nel nostro lavoro. Questi atti di violenza sono inaccettabili e rappresentano un grave attacco alla nostra dignità e alla sicurezza di tutti noi”, dicono adesso gli insegnanti, che chiedono “come categoria” e “con fermezza rispetto e tutele adeguate”. E ancora: “Esigiamo che tutta la comunità civile riconosca il nostro ruolo e la nostra professionalità, e che le istituzioni si impegnino a rispettare insegnanti, studenti e personale scolastico con azioni concrete e immediate. La tutela della nostra incolumità non può più essere rimandata, perché il rispetto per chi lavora con dedizione e passione deve essere una priorità”. “Confidiamo nel vostro senso di responsabilità e nel vostro impegno – concludono nella lettera aperta – affinché la scuola possa tornare ad essere un ambiente sicuro, sereno e rispettoso per tutti”.
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