La memoria del giglio
- Postato il 22 ottobre 2025
- Di Il Foglio
- 3 Visualizzazioni
La memoria del giglio
Diceva Bertrand Russell che ci sono due motivi per leggere un bel libro: il primo è che puoi godertelo; l’altro è che puoi vantarti di averlo letto. Un adagio, quello del grande logico britannico, che calza a pennello per il secondo romanzo di Alessandra Libutti. Il primo, Thomas Jay (Fazi, 2012), affrontava il problema della maternità: l’odissea del protagonista inizia quando viene fatto arrestare dalla madre. La memoria del giglio è un viaggio a ritroso nel tempo, che parte dalla maternità della trisnonna dell’autrice per scavare i legami che hanno segnato profondamente le donne della sua famiglia: rapporti corrosivi, infelici, intrisi di amore ossessivo e di sensi di colpa irrisolti.
Una saga familiare, quindi, che attraversa ottant’anni di storia italiana. Comincia a Volterra, nel 1872. Le nozze del conte Lodovico sono un trauma per i Ruggieri Buzzaglia. La sposa, Adele, è infatti una ragazza di umili origini. Ma con i suoi modi schietti e decisi riesce a imporsi in un casato della nobiltà di provincia sulla via del declino. Da qui si snoda il groviglio sentimentale che affligge i personaggi del romanzo fino a minarne l’equilibrio psichico. Il nucleo domestico è oggetto di sentimenti ambivalenti: dove l’amore e l’odio, la ripulsa e il desiderio, la colpa e l’innocenza, si intrecciano. L’orgoglio ostinato o la vergogna colpevole delle proprie origini si innestano su un legame originario irriducibile, caratterizzato tanto dall’affetto quanto dall’astio. L’epopea dei Ruggieri Buzzaglia è il ritratto di quattro generazioni di figure femminili – la genealogia dell’autrice – capaci di forgiare il proprio destino con il metallo della tenacia e della ribellione alla tirannia di ambienti opprimenti.
La saga familiare è un genere letterario in cui si alternano diversi piani narrativi: quello dell’introspezione psicologica dei personaggi e quello del contesto storico, sociale e geografico in cui si svolgono gli eventi. Nella Memoria del giglio entrambi i piani si muovono insieme. Nella cornice dell’Italia garibaldina, giolittiana e fascista, della tragedia di due conflitti mondiali, dell’avvento della Repubblica scorre un racconto, che coinvolge il lettore con dialoghi serrati e una prosa asciutta, delle scelte, delle ambizioni, dei tormenti delle protagoniste.
In fondo, come confessa Libutti, il suo romanzo è un tentativo di “trasformare un’eredità di dolore in un atto di liberazione”. Un tentativo pienamente riuscito. Un messaggio di solidarietà con quelle donne che continuano a protestare, a essere irriverenti e a disobbedire, pur nella sofferenza e nell’umiliazione.
La memoria del giglio
Alessandra Libutti
Rizzoli, 390 pp., 19 euro