La missione possibile di The Exploration Company, la startup che fa concorrenza ai giganti dello spazio
- Postato il 25 luglio 2025
- Space Economy
- Di Forbes Italia
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Articolo tratto dal numero di luglio 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Osare: avere il coraggio di fare cosa che sia di per sé temeraria, rischiosa o, per qualsiasi motivo, ardita. Per esempio fondare una startup con l’intenzione di rifornire, di merci e persone, le stazioni orbitanti. E farlo in Europa. Che in campo spaziale ha, secondo Franco Fossati, responsabile dello sviluppo delle attività in Italia per The Exploration Company, “competenze sufficienti a realizzare tutte le sfide che ci si possono porre nel campo del trasporto spaziale, in particolare in Germania, Francia e Italia”. Un’Europa che, però, finora ha osato poco.
The Exploration Company (Tec) è stata fondata nell’agosto del 2021 dall’imprenditrice francese Hélène Huby, ex manager di Airbus, nonché vice presidente per il programma Orion, dedicato a fornire il modulo di servizio europeo alla capsula Nasa per il trasporto di astronauti sulla Luna. Dopo nemmeno tre anni, il suo primo veicolo sperimentale, Bikini, è decollato con il nuovo vettore europeo Ariane 6, nel luglio del 2024. A causa di un malfunzionamento del secondo stadio del razzo, non ha potuto eseguire il rientro in atmosfera per testare lo scudo termico. Il secondo test, Mission Possible, previsto per la seconda metà di giugno con SpaceX, è deputato a portare in orbita e poi far rientrare un altro modello di capsula, più grande, “la prima europea, dopo 30 anni, che arriverà all’orbita bassa e tenterà il rientro”, sottolinea Fossati.
I numeri di The Exploration Company
Dopo meno di quattro anni, la startup assomma oltre 200 dipendenti e ha raccolto più di 230 milioni, “la quasi totalità da privati”, spiega il manager italiano. “Solo una minima parte, meno di 10 milioni, arriva da fondi gestiti da enti pubblici”. Mission Possible è progettata per mettere in orbita una capsula larga due metri e mezzo, dotata di controllo di assetto e scudo termico. Una volta rilasciata oltre l’atmosfera, esegue in autonomia manovre di correzione e poi si rituffa giù, per essere recuperata nel Pacifico tra le Hawaii e l’Alaska. L’obiettivo di questo sforzo ha il nome di una dea, Nyx, la signora della notte e una navicella che, non a caso, somiglia molto alla Dragon di SpaceX, almeno nell’aspetto.
La si vuole proporre come alternativa o, meglio, continuazione. SpaceX ha infatti già interrotto la produzione di nuove capsule per astronauti. Il futuro, per Elon Musk, si chiama Starship. “Noi ci proponiamo come sostituti della Dragon”, ammette Fossati. “Nyx nasce come carrier, come un corriere per le stazioni spaziali, ma è già concepito per avere una versione abitata, quindi per trasportare anche astronauti. Sarebbe un traguardo fondamentale: l’Europa non ha mai avuto una capacità di trasporto indipendente di persone in orbita”.
Gara milionaria
Qui si incrociano due destini: quello delle attività in orbita bassa, con la nascita di nuove stazioni spaziali, in particolare private, e quello della capacità tecnologica e dell’autonomia continentale.
Il primo è inevitabile; il secondo imprescindibile, se l’Europa ambisce a una leadership nell’esplorazione e nella ricerca spaziali: “Abbiamo siglato contratti con alcuni produttori delle future stazioni commerciali: Starlab, Vast, Axiom. Stiamo lavorando a tutto campo per quello che riguarda il presidio dell’orbita bassa”. Si tratta di accordi per il rifornimento delle stazioni che Tec intende effettuare con Nyx, un servizio per il quale l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha bandito una gara.
The Exploration Company è arrivata, per così dire, in finale. Il programma si chiama Leo Cargo Return e la concorrente è nientemeno che Thales Alenia Space. Detto altrimenti, a meno di quattro anni dalla fondazione, Tec sfida già i titani del settore.
Ai 25 milioni ricevuti dall’Esa nella prima fase, l’azienda ha aggiunto un investimento proprio e di pari valore: “Nella prossima, che verrà autorizzata, auspicabilmente, a novembre durante la conferenza ministeriale triennale, l’Esa metterà altri 200 milioni che viaggeranno insieme con i 200 che abbiamo già raccolto e che metteremo quale cofinanziamento per arrivare al volo inaugurale verso fine 2028”.
Un salto sulla Luna
The Exploration Company ha in cantiere anche idee per un ‘grande balzo’ sulla Luna. Non è retorica, si tratta proprio di saltare: “Vorremmo realizzare un piccolo sistema di trasporto sulla superficie selenica basato su un hopper, un veicolo in grado di saltare da un punto all’altro per raggiungere anche destinazioni non vicine. Potrebbe essere un elemento prezioso a supporto di insediamenti e stazioni automatiche”. A Fossati, ingegnere nucleare con un passato in Airbus, lo spazio è entrato nel sangue con le immagini degli sbarchi sulla Luna, quando la bandiera piantata sulla superficie di un altro mondo era una e una soltanto. Il fascino della conquista è immutato, ma oggi si aggiunge la concretezza del business.
Anima europea
L’opportunità, per Tec, è la stessa che un decennio fa SpaceX colse, il risultato della crescente attività in orbita bassa e dell’esigenza della Nasa di avere qualcuno che fornisse servizi cargo affidabili. Il trasporto degli equipaggi arrivò dopo. Come allora, oggi il primo mercato rimangono gli Stati Uniti, secondo Fossati, e, oltre all’Europa, si guarda a Oriente (“abbiamo contatti con India ed Emirati”). È però sull’anima europea che insiste The Exploration Company: “Il quartier generale è a Monaco di Baviera, abbiamo sedi a Bordeaux, a Torino, a Roma e tutte queste sedi sono coinvolte in questa attività”.
Partire con SpaceX somiglia dunque a una contraddizione. Il motivo è quasi banale: “Costa meno e noi dobbiamo ragionare in termini commerciali. L’Europa ha sviluppato i suoi lanciatori per servire il mercato istituzionale, che è quello che si faceva fino a 20 anni fa. L’anno scorso SpaceX ha fatto oltre 100 lanci (134 Falcon9 e 4 test di Starship, ndr). L’Europa tre; nessun lanciatore europeo è concepito per una simile cadenza e non sono riutilizzabili. Abbiamo perso un treno, però vedo anche una mutata consapevolezza, anche a livello decisionale. Non posso, né voglio credere che ci rassegneremo alla supremazia tecnologica di qualcun altro”. Serve osare.
L’articolo La missione possibile di The Exploration Company, la startup che fa concorrenza ai giganti dello spazio è tratto da Forbes Italia.