La musica come strumento di riconciliazione. La riflessione del cantante dei Blur

  • Postato il 22 luglio 2025
  • Musica
  • Di Artribune
  • 6 Visualizzazioni

È tempo per gli artisti di parlare, di parlare chiaro e di prendere posizione, di far sentire la loro voce: per esempio, Brian Eno e i Massive Attack insieme ad altri protagonisti della musica internazionale hanno appena fondato addirittura un sindacato, Ethical Syndicate Palestine, per proteggere gli autori che vogliono esporsi dagli attacchi intimidatori, dalle delegittimazioni e dalle censure che purtroppo sono ampiamente in atto. Solo che anche questo lodevole percorso di consapevolezza è, a sua volta, irto di insidie e di ostacoli.

Il caso Thom Yorke e Gaza

E così capita che Thom Yorke, nel tentativo di confutare le accuse di essere rimasto in silenzio di fronte al genocidio in atto a Gaza, si produca in mille distinguo e insomma in una dichiarazione un pochino contorta e imbarazzante, almeno per un artista della sua statura: intanto se stai parlando adesso vuol dire che in silenzio finora sei stato eccome; in secondo luogo, non è che si può dare sempre la colpa ai troll e agli hater, e sottolineare che gli altri – perennemente catturati nella dinamica “us and them” non capiscono il tuo pensiero raffinato: ogni tanto, può anche essere utile ammettere con se stessi e con gli altri di aver scelto con coscienza la strada della deresponsabilizzazione e dell’escapismo.

La riflessione di Damon Albarn

Meglio, molto meglio di lui se la cava Damon Albarn, in quale si produce in una serie di utili e intelligenti disamine, su alcuni temi che oggi sono come si direbbe di scottante attualità. In una recente intervista, infatti, si è espresso innanzitutto con chiarezza sul controverso live di Bob Dylan al Glastonbury Festival, definendolo “uno degli autogol più spettacolari che abbia mai visto in vita mia.   
Devo dire che personalmente ho sempre ammirato, fin da piccolo, Albarn per la sua capacità di sfuggire con eleganza e determinazioni alle etichette, agli incasellamenti e alle ipersemplificazioni, e questa capacità è cresciuta e maturata nel tempo: lo trovi sempre da un’altra parte, coerentemente con la sua ricerca creativa. Voglio dire, è uno per cui l’arte serve veramente a capire e interpretare il mondo, e non è un gioco fine a se stesso. Dunque, condivido assolutamente il suo sospetto e il suo disincanto nei confronti delle dichiarazioni un tanto al chilo, espresse in presenza o sui social, che non spostano di una virgola la situazione in atto.

Brian Eno
Brian Eno

La musica come strumento di riconciliazione e gli Africa Express

E quindi, la ricetta del cantante dei Blur qual è? Usare la musica come strumento di dialogo e di riconciliazione. Con la consapevolezza concreta, maturata nel corso di un trentennio, del fatto che il punto di partenza è e rimane l’identità artistica e culturale di un popolo, la quale può essere inoltre coltivata solo attraverso la collaborazione e la solidarietà creativa: “Credo che essere utili alle persone voglia dire offrire loro una piattaforma: non mi interessa urlare a proposito di libertà e atrocità; voglio invece stare insieme ad altre culture, in maniera paritaria, in una risposta unita, culturale appunto al populismo e al militarismo di oggi. Parte del grande problema della Palestina è il modo in cui la loro identità viene così brutalmente erosa. Africa Express [il collettivo musicale fondato nel 2012 da Albarn] potrebbe andare in Palestina. Non è politica, è cultura. E quindi vorrei andare anche in Israele, per mettere insieme le persone. Se mi chiedessero di andare in Russia, ci andrei. Andrei anche in Ucraina”.

Il ruolo della cultura e la realtà materiale

Idealistico e utopico? Può darsi. Ma occorre renderci davvero conto, sino in fondo, della posta in gioco; e riflettere seriamente, in maniera non retorica né nostalgica, su quale sia la reale funzione della cultura, al di là della decorazione: “mettere insieme le persone”. Voglio dire, soffermiamoci magari per un attimo anche a pensare al fatto che coloro che decidono del destino nostro e dei nostri figli, coloro che magari stanno amando così tanto giocare alla guerra, sono individui che non leggono un libro e non ascoltano un disco da chissà quanti anni. Individui dunque che hanno totalmente smarrito – oppure, peggio, non hanno mai avuto – la capacità di pensare fuori dalla realtà materiale. L’assenza di fruizione culturale comporta danni enormi non solo per l’immaginario collettivo, ma come stiamo amaramente constatando tutti i giorni da un po’ di tempo anche in termini di scenari geopolitici e di situazioni in rapido deterioramento.

Christian Caliandro

Libri consigliati:

(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti) 

Gli episodi precedenti

L’articolo "La musica come strumento di riconciliazione. La riflessione del cantante dei Blur" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

Potrebbero anche piacerti