La NATO testa se stessa: droni russi abbattuti in Polonia e il segnale strategico a Mosca

  • Postato il 10 settembre 2025
  • Di Panorama
  • 3 Visualizzazioni

L’abbattimento di droni russi nello spazio aereo polacco segna un passaggio che va oltre la mera cronaca militare. Per la prima volta dall’inizio della guerra in Ucraina, caccia della NATO hanno colpito velivoli russi sopra il territorio di un Paese membro, stabilendo un precedente che potrebbe ridefinire i margini della deterrenza dell’Alleanza.

Secondo il Wall Street Journal, l’episodio ha coinvolto 19 incursioni nello spazio aereo polacco e ha costretto Varsavia a chiudere temporaneamente quattro aeroporti, inclusi quelli della capitale. Non si tratta solo di un incidente: è un test, forse calcolato da Mosca, delle difese occidentali e della loro volontà di reagire.

Provocazione o errore calcolato?

Il premier Donald Tusk ha parlato di «provocazione su larga scala», sottolineando come l’episodio sia avvenuto in concomitanza con grandi esercitazioni militari polacche e a ridosso delle manovre strategiche russe “Zapad 2025” in Bielorussia. È dunque difficile leggere lo sconfinamento come casuale.

Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha definito le incursioni «sconsiderate e pericolose», evitando di attribuire a Mosca un intento apertamente ostile, ma ribadendo che «ogni centimetro del territorio dell’Alleanza, compreso il suo spazio aereo, sarà difeso». È una formula che riecheggia l’articolo 5, senza però attivarlo.

La dimensione militare

L’operazione ha visto impegnati F-16 polacchi, F-35 olandesi, sistemi Patriot tedeschi e velivoli italiani per il controllo radar e il rifornimento in volo. Una risposta multilaterale che ha mostrato la capacità di coordinamento della NATO, ma che ha anche messo in luce la vulnerabilità dei cieli europei di fronte a droni di piccole dimensioni e costo ridotto.

Secondo analisti ucraini citati dal Wall Street Journal, i modelli abbattuti erano probabilmente Gerbera, droni da ricognizione o decoy usati da Mosca per valutare tempi e modalità di risposta alleata. Più fragili degli Shahed iraniani impiegati in Ucraina, i Gerbera non rappresentano una minaccia letale, ma funzionano come strumenti di pressione psicologica e intelligence.

Il fronte bielorusso

La Bielorussia ha tentato di giocare un ruolo di mediazione, sostenendo che gli sconfinamenti sarebbero stati il risultato delle contromisure elettroniche ucraine e che Minsk stessa avrebbe abbattuto alcuni droni finiti sul proprio territorio. Varsavia non ha accolto questa versione, vedendo nella giustificazione un tentativo di Mosca e del suo alleato di ridurre la portata politica dell’episodio.

In realtà, il messaggio di Zelensky è stato opposto: «La cooperazione di diversi Paesi europei per abbattere armi russe e proteggere vite umane è un segnale altamente significativo». Kiev, dunque, legge lo scenario come un consolidamento del fronte occidentale.

Mosca osserva e nega

Il Cremlino, attraverso Dmitry Peskov, ha preferito minimizzare, accusando l’UE e la NATO di attribuire quotidianamente provocazioni alla Russia senza prove concrete. Il ministero della Difesa ha ribadito di non aver preso di mira obiettivi polacchi e di essere pronto a dialogare con Varsavia. Ma al tempo stesso, osservatori fanno notare come il silenzio russo lasci trasparire l’interesse a monitorare la reazione dell’Alleanza, senza chiudere la porta a nuove incursioni.

Una prova per la NATO

L’incidente, oltre alla sua dimensione tecnica, assume un valore politico cruciale: dimostra che l’Alleanza è disposta a passare dalle parole ai fatti, abbattendo per la prima volta velivoli russi sopra un proprio Stato membro. Non si tratta di un attacco formale, ma di un avvertimento reciproco: Mosca mette alla prova le difese occidentali, la NATO risponde mostrando compattezza e rapidità.

Per Varsavia, da anni in prima linea nel sostenere Kiev e nell’avvertire i partner europei sui rischi provenienti da Mosca, l’episodio rappresenta al tempo stesso un campanello d’allarme e una conferma del proprio ruolo centrale nella sicurezza del fianco orientale.

Rischio di escalation

Il precedente apre però interrogativi inquietanti. Finora, la NATO aveva reagito a sconfinamenti con voli di ricognizione o inseguimenti, evitando di colpire. Ora, con l’abbattimento dei droni, la soglia di tolleranza è cambiata. Se Mosca dovesse spingersi oltre, magari con missili o velivoli con equipaggio, la linea tra “provocazione” e “aggressione” rischierebbe di diventare sottile.Il Wall Street Journal sottolinea come questo avvenga in un momento di forte polarizzazione: la Polonia ha chiuso i confini con la Bielorussia, la Russia si prepara alle esercitazioni strategiche e le capitali occidentali temono che il conflitto ucraino possa dilagare oltre i confini.

L’abbattimento dei droni russi in Polonia non è solo un fatto militare, ma un atto geopolitico. È la dimostrazione che la NATO, spesso accusata di lentezza o divisioni, è capace di risposte rapide e coordinate. È anche un messaggio a Mosca: la guerra può restare confinata all’Ucraina, ma se oltrepassa i confini dell’Alleanza, la reazione sarà immediata. In questo gioco di provocazioni e deterrenza, la Polonia diventa ancora una volta frontiera e laboratorio della sicurezza europea.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti