La ‘ndrangheta torna all’assalto della Curva Nord dell’Inter: le manovre dei Bellocco e gli interessi di Cosa Nostra, si teme una nuova faida
- Postato il 1 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Senza tregua. Non sono serviti gli arresti, i processi, le sentenze. Non è bastato il controverso tentativo di bonifica del mondo ultras da parte della Procura di Milano. E nemmeno la morte di Antonio Toto Bellocco, scannato dal reo confesso poi pentito ex capo della Curva Nord interista Andrea Beretta. Tutto inutile insomma, perché la morte di uno dei figli prediletti della potente cosca di Rosarno piuttosto che spegnere gli appetiti della ‘ndrangheta sullo stadio, li ha rinvigoriti. E così oggi, a un anno dall’annunciatissimo blitz Doppia Curva, la cosca Bellocco è tornata a farsi sotto perché quei guadagni milionari testimoniati dagli atti giudiziari fanno gola eccome. Certo la cassa è molto meno ricca, e nonostante questo il Direttivo della curva è da settimane che sta subendo pressioni da parte della cosca, dei capi e degli intermediari. Perché se è vero che Antonio Bellocco una volta presosi la Nord interista non voleva spartire con la famiglia, è altrettanto evidente che ora il clan, viste le possibilità di guadagno, non molla l’osso.
In libertà oggi ci sono affiliati di peso e giovani boss del clan appena scarcerati. Aurora Spanò, madre boss di un figlio ammazzato, ha quasi finito di scontare la sua pena al 41-bis. Ai colloqui con i figli spiegava: “Io era il capo del carcere, io sono Bellocco”. Le avvisaglie di una nuova tempesta sono ben note agli inquirenti che stanno già ragionando sull’ipotesi di un reato associativo. Tanto che sul tema è stato sentito di recente un addetto alla sicurezza dell’Inter. La domanda degli inquirenti già conferma questo nuovo ritorno della ‘ndrangheta: “È a conoscenza di nuove infiltrazioni della famiglia Bellocco in Curva Nord?”. Ancora più chiara la risposta: “Le notizie che abbiamo potuto acquisire non sembrano andare per il verso giusto”.
L’influenza dei Bellocco, si scopre oggi, non è mai venuta meno anche nei giorni successivi agli arresti e al clamore mediatico. In quelle settimane convulse, con la curva sotto scacco, fu nominato un nuovo direttivo composto dal capo dei Viking Nino Ciccarelli, da Adolfo Gatto e da un terzo. Quest’ultimo durò poco in carica perché gentilmente invitato ad andarsene proprio su indicazione della cosca. E così a ricevere ambasciate e richieste di denaro, per quel che risulta agli inquirenti, è Adolfo Gatto, che può mettere sul tavolo un discreto curriculum criminale nel settore del traffico di droga gestito in passato assieme alla banda della famiglia Magrini, pugliesi vicini alla Sacra Corona Unita e ai trafficanti della malavita di Belgrado come Jakov Kontic. Del resto Gatto è parente di Antonio Magrini, fratello di Vito Magrini detto il Cavallaro. Nell’aprile del 2024 Antonio Magrini è stato massacrato e ucciso nel carcere di Opera. Ora, poi, per quel che risulta, a veicolare gli incontri tra l’attuale direttivo e gli emissari dei Bellocco, sarebbe anche un paninaro che vende birre e salamelle fuori dallo stadio Meazza collegato direttamente alla cosca di Rosarno.
Il quadro, dunque, torna a farsi fosco e preoccupante, soprattutto perché a bussare a denari e potere, oltre ai Bellocco, ci sono altre notissime famiglie calabresi, mentre emissari collegati a Cosa nostra e alle famiglie “perdenti” nella guerra con i Corleonesi e poi fuggite negli Usa stanno annusando l’aria e tessendo contatti con soggetti storici della Curva Nord. In questi nuovi equilibri di potere un ruolo può giocarlo certamente il gruppo ultras degli Irriducibili, legato da un lato all’estrema destra neofascista di Casa Pound e Lealtà Azione e dall’altro ai calabresi Pompeo, già federati con i potenti clan reggini a buon diritto presenti nel Cda della Mafia spa in Lombardia. Non è un caso, infatti, che un soggetto collegato ai Pompeo di recente si sia rivisto in curva e durante la prima trasferta europea dell’Inter. Il dato non è passato inosservato agli inquirenti, tanto più che Domenico Bosa, detto Mimmo Hammer e capo riconosciuto degli Irriducibili, ha scontato una condanna per estorsione aggravata dal metodo mafioso per la vicinanza al clan Pompeo.
Durante il regno di Bellocco retto assieme ad Andrea Beretta e Marco Ferdico, gli Irriducibili scelsero di non sottostare agli ordini del triumvirato, lasciarono la curva e si spostarono al secondo anello blu. Dei circa 50 membri nessuno ad oggi rientra nella black list stilata dalla società e che sta tenendo fuori dallo stadio circa 300 persone collegate ai vari gruppi ultras. Un dato di non poco conto e che permette agli Irr di avere libertà di movimento all’interno del Meazza. Un dato di per sé sorprendente vista la caratura criminale del loro capo e di altri pretoriani, i cui rapporti con i clan si sono resi manifesti durante l’ultima inchiesta. Non solo. Vittorio Boiocchi, il capo ultras ammazzato il 29 ottobre 2022 su ordine di Beretta e con il concorso di Marco Ferdico, aveva designato gli Irriducibili come suoi successori. Tanto che pochi giorni dopo l’omicidio in una rovente riunione nel quartiere di Baggio, il gruppo di Bosa decise di prendersi la curva e la cassa. E solo l’intervento di Antonio Bellocco li ricondusse a più miti consigli.
Oggi però gli equilibri sono cambiati. E all’orizzonte si intravedono i fuochi di una nuova faida interna al momento tenuta a bada dal narcos Carlo Zacco, vicino a Cosa nostra assieme al padre Nino Zacco, già indagato nelle maxi indagini degli anni Novanta e coinvolto nella gestione della raffineria di Alcamo in Sicilia. Da settimane un noto ultras vicino allo storico gruppo “Ultras”, con alcuni precedenti, e a capo di un nuovo gruppo, sta postando sulle chat comuni insulti al direttivo e alla Curva definendoli “infami”. Non la cosa migliore da fare in questi ambienti. Tanto che pochi giorni fa ha avuto un acceso diverbio con Nino Ciccarelli. Non sfociato in rissa solo grazie all’intervento pacificatore di Carlo Zacco, già vicino al narco-boss del quartiere Barona Nazza Calajò e la cui presenza nelle dinamiche della Nord risulta per gli inquirenti una novità assoluta e preoccupante. Insomma, le polveri stanno prendendo fuoco.
I Bellocco non solo puntano di nuovo alla curva, ma hanno ancora in testa la vendetta per il rampollo ucciso. Tanto che Daniel D’Alessandro, detto Bellebuono, colui che ha sparato a Boiocchi e poi ha spifferato a Beretta il piano di Ferdico e Bellocco per farlo uccidere, scatenando la reazione omicida dello stesso Beretta, è stato trasferito dall’infermeria di San Vittore alla sezione protetti del carcere di Cagliari.
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