La nuova assessora al verde Francesca Coppola: “Rimetteremo mano al piano e al regolamento”
- Postato il 19 giugno 2025
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- Di Genova24
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Genova. Riprenderà in mano il piano del verde “senza rivoluzionarlo, perché il lavoro è stato fatto e i tecnici sono stati molto bavi”, ma “cercheremo di adattarlo alla nostra visione”.
È uno dei primi obiettivi della nuova assessora al Verde Pubblico Francesca Coppola, paesaggista 37enne in quota Avs, che ha anche le deleghe a Edilizia privata, Centri storici, Smart city e Città dei 15 minuti. Deleghe importanti, il verde pubblico in particolare, che si intersecano con altre ugualmente “pesanti” come mobilità e manutenzioni. E proprio il lavoro concertato, insieme con quello dei Municipi, sarà cruciale per il mandato.
Coppola, la questione del verde negli ultimi mesi è di particolare attualità, complici anche episodi di cronaca. Ma da tempo si parla di come riportarlo in città.
Proprio per questo il mio primo impegno come assessora è stata partecipare alla consulta del verde. Quello che è la necessità di lavorare sul piano, mettendo però anche mano al regolamento del verde. Sono due strumenti molto diversi, ma sinergici: il regolamento è lo strumento attuativo, serve soprattutto per le manutenzioni, sia pubbliche che private.
Il primo passo è comprendere lo stato attuale del piano del verde. È un documento che è stato parecchio contestato, ma vorrei sottolineare che i tecnici hanno lavorato duramente, davvero “spremuti come olive”. Il loro lavoro va valorizzato, non buttato via. Dobbiamo capire come adattarlo alle nuove esigenze, ma partiamo da una base solida, fatta nei ritagli di tempo, senza supporto esterno, come indicava una determina. Gli uffici coinvolti sono in difficoltà, sono depotenziati, e proprio per questo quel lavoro va riconosciuto.
Una questione complessa e multisfaccettata.
Molto. Un aspetto emerso dalla consulta su cui dobbiamo lavorare è la comunicazione, soprattutto quella legata alla gestione delle alberature. Sì, ci sono stati tagli che sono sembrati indiscriminati, ma dobbiamo anche ricordare che il nostro patrimonio arboreo è in buona parte anziano. Il vero problema non è tanto l’abbattimento, quanto la mancanza di una programmazione per il reimpianto. È qui che nasce la sfiducia, il malumore dei comitati, comprensibile in assenza di comunicazione chiara.
Quindi potrebbero esserci altri tagli?
Sì, sicuramente. Ma vanno accompagnati da piani paralleli di reimpianto. Con la revisione del Regolamento del Verde e con il decentramento dei municipi, si potranno potenziare le strutture locali per la gestione delle manutenzioni. Dobbiamo definire bene quali competenze avranno, ma il contatto diretto con il territorio renderà tutto più semplice.
Il tema è stato centrale anche in campagna elettorale, si è parlato di più alberi, meno alberi, uno per ogni nato. Come si può arrivare a soluzioni concrete, considerando anche le risorse?
Partiamo da un bilancio con un buco importante, quindi potenziare qualsiasi cosa è difficile. Ma stiamo già lavorando con gli uffici per trovare modalità alternative per introdurre nuovi spazi verdi in città. È un lavoro a lungo termine, non si può pensare che in sei mesi si riesca a fare molto, ma è una priorità, anche per la mia appartenenza a Alleanza Verdi Sinistra. Ci tengo particolarmente.
Sono già state individuate aree in cui agire in questo senso?
Ce ne sarebbero tantissime. Però serve avere maggiore consapevolezza del Piano del Verde. Una volta che avremo gli elaborati e li integreremo con l’urbanistica e con il nuovo PUC, potremo capire dove agire con più efficacia. Pensiamo anche alle isole di calore: se partiamo da dati oggettivi possiamo davvero ridare dignità ai quartieri. Serve una visione integrata con l’urbanistica, che abbracci tutta la città. In questo modo potremo accedere anche a fondi e bandi, rafforzando la capacità di intervento.
Passiamo a un altro tema: Smart City e città dei 15 minuti. Genova si presta a un progetto di questo genere?
Nel nostro programma l’abbiamo chiamata “città dei 15 minuti”, o anche “città della prossimità”. Genova è particolare: si sviluppa in lunghezza, ha percorribilità non sempre agevoli. La mobilità deve venire incontro a queste esigenze. Ma è anche una questione di infrastruttura umana: il presidio sociale è fondamentale. Abbiamo già esempi come la Casa di Certosa o quella nel parco di Casa Gavoglio. Vanno potenziate e replicate. Anche le scuole possono diventare presidi.
E la visione della Smart City?
Anche qui serve una visione nuova. La Smart City non deve essere solo digitalizzazione, ma una città che si prende cura dei suoi abitanti. Serve lavorare con i dati, accessibili e condivisibili. Stiamo guardando a progetti come Decidim e Codec, esperienze open source e partecipative nate a Barcellona. L’idea è quella di valorizzare quanto già fatto, ma portarlo verso una nuova direzione, senza cancellare il passato ma integrandolo.
Quali sono, per le sue deleghe, i fascicoli più urgenti?
Il Piano Urbanistico Comunale e il Piano del Verde. Sono le due chiavi per una nuova visione della città. Intorno ci sono anche progetti già avviati, come il Parco del Sottoponte, su cui stiamo cercando di fare chiarezza, anche in contatto con i comitati di quartiere. E poi iquattro assi, fondamentali. Non solo per la mobilità, ma per ciò che si portano dietro in termini di riqualificazione urbana. E poi tutti i cantieri legati al PNRR, che ora si stanno diffondendo.
Un’ultima cosa: si parla spesso di depavimentazione. È fattibile?
È un tema interessantissimo. Stiamo parlando con l’assessore ai lavori pubblici Ferrante per individuare aree dove eventualmente sperimentare. Deve partire dallo strumento urbanistico, per essere regolamentata e replicabile. Anche i comitati possono farla, ma dobbiamo istituzionalizzarla. In alcuni parchi, come Casa Gavoglio, sono già stati usati materiali drenanti, ma spesso non ce ne si accorge nemmeno: sembrano asfalto normale. È un gioco di equilibri: capire cosa rimuovere, cosa tenere, dove ridare spazio alla natura. Serve pianificazione, altrimenti si rimane fermi. Tra sei mesi forse non avremo già fatto tutto, ma avremo un quadro più chiaro.