La nuova guerra mondiale è in mare: la flotta russa sfida l’Occidente

  • Postato il 3 agosto 2025
  • Di Panorama
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Tra il 4 e 9 maggio un’ondata di droni delle Forze di supporto rapido, che combattono una spaventosa guerra civile contro l’esercito governativo in Sudan, ha colpito duramente la città costiera di Port Sudan. Le infrastrutture sono state distrutte o pesantemente danneggiate facendo evaporare il piano di Mosca di aprire una base navale sul Mar Rosso. Un’alternativa alla parziale perdita dello storico porto di Tartus provocata dal crollo del regime siriano di Assad. La flotta russa, dopo il bombardamento di Port Sudan, torna a puntare sulla Libia orientale per un nuovo sbocco sul Mediterraneo.

È questa la punta dell’iceberg di una guerra segreta sui mari, tra flotte fantasma, sabotaggi ucraini, anche nelle nostre acque, droni marini che hanno fatto a pezzi le navi russe nel Mar Nero e l’Italia in prima linea per la difesa super tecnologica di Odessa.

La Russia cerca rifugio in Cirenaica

«I russi stanno cercando di aprire una base di appoggio navale a Derna, in Libia» dice a Panorama il generale in congedo Ivan Caruso, consigliere militare della Società italiana per l’organizzazione internazionale. «Foto satellitari hanno già individuato alcune navi nella zona portuale».
Tobruk e Bengasi, nella Cirenaica controllata dal generale Khalifa Haftar e i suoi figli, sono altri porti appetibili per la flotta di Mosca, ma i tempi saranno lunghi. Dopo il crollo del regime di Assad, i russi hanno spostato dalla base aerea di Khmeimim, in Siria, a quella di Al Khadim, vicino Bengasi, grandi quantitativi di materiale grazie a voli quotidiani dei giganteschi aerei da trasporto Antonov AN-124 e Ilyushin IL-76.

«L’obiettivo del Cremlino è trovare un’alternativa alle basi siriane, che hanno garantito alla Russia una presenza militare significativa nel Mediterraneo» osserva Caruso.

Missioni, sottomarini e transiti nel Canale di Sicilia

Il primo passo è consolidare la presenza in Cirenaica attraverso l’Afrika Corps, erede della Wagner, investendo su una nuova installazione militare presso l’ex base aerea di Maatan As Sarra.
Il viceministro russo della Difesa, Yunus-Bek Yevkurov, è il tessitore dei legami con Haftar e delle richieste russe per una base navale. Le unità da guerra del Cremlino hanno già fatto scalo a Tobruk, come in Algeria.

A fine aprile il sottomarino russo B-265 “Krasnodar”, della flotta del Mar Nero, era ormeggiato ad Algeri per manutenzione e carburante.
Il 14 luglio è stato segnalato al largo della Libia il sommergibile Novorossiysk, classe Kilo potenziata, assieme a un rimorchiatore diretto verso Est. Sei giorni prima, in traversata notturna, la nave mercantile Sparta e la petroliera General Skobelev venivano scortate dalla corvetta missilistica russa Boikiy attraverso il canale di Sicilia, dirette non a Port Said in Egitto, come dichiarato, ma a Tartus. Un pattugliatore aereo italiano si è alzato in volo per monitorare il convoglio.

«Il livello della minaccia russa in Mediterraneo è invariato» spiega una fonte di Panorama con le stellette.

La flotta fantasma: petrolio, armi e sanzioni aggirate

Altrettanto insidiosa la “flotta fantasma” composta da navi mercantili e soprattutto petroliere, sotto falsa bandiera, che garantiscono l’esportazione del greggio russo o di armi sfuggendo alle sanzioni.

«Attraverso azioni di disturbo degli apparati di localizzazione indicano porti diversi oppure oscurano la presenza della nave in determinati tratti» spiega un’altra fonte di Panorama in prima linea sul mare.
Il 18 luglio, dopo l’ennesimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea, si sono individuate altre 105 navi, soprattutto petroliere, per un totale di 444 unità mercantili, che farebbero parte della flotta fantasma, bandite dai porti Ue.

La Russia sostiene lo sforzo bellico con l’esportazione di greggio, che rappresenta un terzo del budget federale (200 miliardi di dollari).
Nel 2022, all’inizio dell’invasione, la flotta fantasma contava su più di 600 navi (400 petroliere), ma adesso avrebbe superato il migliaio.

Una delle ultime scoperte del sito di intelligence privato Dallas, con dovizia di documenti, riguarda la petroliera Sable, battente bandiera panamense ma comandante ed equipaggio russi, che ha trasportato 140 mila tonnellate di greggio da Murmansk (importante base navale nel nord-ovest della Russia) alla Cina.

I vascelli della flotta fantasma «disattivano sistematicamente i transponder, operano sotto bandiere di comodo e trasferiscono petrolio tra navi di notte, in segreto» denuncia Dallas.

Il caso Barbaros e gli embarghi aggirati

La nave cargo Barbaros, bandiera del Cameroon, aveva caricato 115 camion russi in un porto del mar Nero diretta verso Tobruk, nel regno di Haftar. Una segnalazione dell’Interpol ha allertato la missione europea Irini per il controllo del traffico di armi.

Il primo maggio la nave è stata abbordata, ma i camion, pur essendo per uso militare, non erano del tipo previsto dall’embargo sulla Libia.
E così la Barbaros ha proseguito sulla sua rotta sbarcandoli in Cirenaica.

Nel Baltico la guerra è ibrida

Nel Mar Baltico la flotta fantasma sarebbe coinvolta nella guerra ibrida, che ha provocato dal 2023 undici casi di cavi sottomarini per l’energia elettrica e comunicazione dati tranciati o danneggiati.

In dicembre i finlandesi hanno fermato per sabotaggio la Eagle S, una petroliera con bandiera delle Isole Cook.
L’accusa è di avere danneggiato con l’ancora il cavo elettrico Estlink 2 fra la Finlandia e l’Estonia.

Il 15 maggio la Marina militare estone ha cercato di bloccare la petroliera Jaguar, sospettata di far parte della flotta fantasma. Dalla Russia è decollato un caccia Su-35 e lo stesso hanno fatto due aerei portoghesi dalla base Nato di Ämari in Estonia.

Alla fine la petroliera è stata scortata dai russi fino al porto di Primorsk.

Gli attacchi ucraini sul mare: mine e droni

La guerra segreta dell’Hur Mo (l’intelligence militare ucraina) sul mare è aumentata dallo scorso dicembre con attacchi mirati alle navi della flotta fantasma o che favoriscono i russi.
Nella notte fra il 14 e 15 febbraio delle mine magnetiche sono state piazzate sulla chiglia della Seajewel, che batte bandiera maltese, in rada a Savona.
Lo squarcio non era sufficiente per l’affondamento, ma è un chiaro avvertimento.

Da gennaio sono state danneggiate sette navi, comprese tre petroliere ormeggiate in Turchia (Seacharm, gemella della Seajewel), in Libia (Grace Ferrum) e a Savona.
Tutte e tre avevano attraccato in porti russi per caricare greggio.

«Il livello di attenzione è salito dopo il sabotaggio in Italia e gli attacchi simili nei confronti di armatori greci» spiega la fonte di Panorama. Il 20 per cento della flotta fantasma sarebbe riconducibile ad armatori ellenici.

Due delle sette navi sabotate negli ultimi mesi, Seacharm e Seajewel, sono della società Thenamaris di Atene.

Droni ucraini come i MAS italiani

Il 23 dicembre è stata affondata nel Mediterraneo la nave cargo russa Ursa Major. Il 23 gennaio ha preso fuoco la nave spia Kildin, davanti alle coste siriane. Il primo luglio è stata colpita nel Mediterraneo la petroliera Vilamoura con un milione di barili di greggio. In febbraio i commando hanno semi affondato la nave Koala, l’unica inserita sulla lista nera della flotta fantasma, nel porto russo di Ust-Luga.

Fin dall’inizio dell’invasione, unità ad hoc ucraine sono state addestrate dalle Sbs, i corpi speciali della Marina britannica.
E la Royal navy ha aiutato l’intelligence di Kiev a colpire duramente la flotta russa nel mar Nero con lo sviluppo di micidiali droni marini, che ricordano gli italiani Mas (Motoscafo armato silurante).

L’unità speciale Gruppo 13 ha iniziato con il Magura V5 per passare al Sea Baby e al Cossack Mamay. L’ultima evoluzione è il drone kamikaze Magura V7 con 320 chilogrammi di esplosivo, 870 chilometri di autonomia, dotato di missili terra aria.

Odessa: il futuro della difesa subacquea

«La guerra segreta è attiva in tutti i domini, non solo marittimo. La flotta russa del mar Nero ha una potenzialità molto diminuita grazie ai droni marini ucraini» spiega la fonte con le stellette, «e lo stesso potrebbe valere in altri mari “chiusi” come l’Adriatico e lo stesso Mediterraneo».

Fino a febbraio gli ucraini hanno affondato 29 unità da guerra nemiche compresa l’ammiraglia Moskva, centrata da due missili anti nave Neptune.

«Significa che le informazioni satellitari alleate sono state condivise e in alcuni casi c’è personale sul campo» osserva la fonte.

Davanti a Odessa non si vede più la flotta russa, a semicerchio all’orizzonte, come nel 2022, e la difesa subacquea del principale porto del mar Nero verrà messa in piedi da Fincantieri dopo il cessate il fuoco.

Uno schermo sottomarino esteso fino a 25 chilometri con tecnologia d’avanguardia coordinata dall’intelligenza artificiale.

«Sarà l’infrastruttura più importante e critica nel settore marittimo» ha dichiarato l’ad, Pierroberto Folgiero «in cui testare i sistemi di protezione modulari di nuova generazione con sonar, droni, radar integrati in un ecosistema attivo e reattivo».

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Panorama

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