La Palestina fuori dal Mondiale per un rigore inesistente al 97esimo, il dolore del ct: “Noi abbandonati anche dal mondo dello sport”
- Postato il 27 giugno 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un sogno svanito al 97esimo, per colpa di un calcio di rigore contestato. Molto contestato. Fino a quel momento la Palestina sognava una storica qualificazione al Mondiale 2026, traguardo mai raggiunto da una nazionale che oltre al calcio ha molto altro a cui pensare di questi tempi. “Il modo in cui abbiamo perso è stato assurdo. Un rigore che ha visto solo l’arbitro che non è andato a rivederlo al VAR… Perché? Tutto questo ha lasciato alla nostra gente un enorme senso di ingiustizia“, ha dichiarato il commissario tecnico palestinese Ehab Abu Jazar a Repubblica. Chiaro che nella testa dei calciatori non possa esserci soltanto il calcio, vista la tragica situazione nella Striscia di Gaza. Ma la qualificazione alla prossima Coppa del Mondo, che peraltro si disputerà negli Stati Uniti, oltre a Canada e Messico, poteva essere quanto meno una piccola rivincita. Che invece è stata negata.
I calciatori vivono una situazione complicatissima: “Non è semplice da raccontare – spiega il ct – Ero in ritiro mentre mia madre, i miei fratelli e le loro famiglie erano sfollati a Khan Younis e vivevano in una tenda. Si sono riuniti per guardare le nostre partite grazie a dei pannelli solari”. Ma nonostante tutto la Palestina ha disputato un dignitosissimo girone di qualificazione al Mondiale 2026, vedendosi scippare un momento storico solo all’ultimo secondo e per un solo punto. Una forza mentale non indifferente per uno stato che vive oggi una generazione d’oro di giovani calciatori: “Dove troviamo la forza? Non c’è alternativa, è così che la nostra gente viene trattata dal 1948. La Federazione ha denunciato questi crimini e le violazioni degli statuti FIFA, ma finora nessuno ha agito. Ci aspetteremmo maggiore solidarietà dal mondo dello sport. Ma in assenza delle istituzioni, abbiamo dalla nostra parte molti calciatori e migliaia di tifosi che sventolano bandiere palestinesi negli stadi. Sappiamo di non essere soli”.
11 l’Oman, 10 la Palestina. Un solo punto non ha permesso alla nazionale palestinese di continuare a sognare una storica qualificazione. Ma il CT Ehab Abu Jazar ha pochi dubbi: “Stavamo per fare la storia e sono certo che prima o poi la scriveremo. È una squadra giovane, una generazione d’oro per il calcio palestinese. Giochiamo per i bambini della Palestina, ma anche per gli anziani che probabilmente non avrebbero mai immaginato di vedere una nazionale riconosciuta competere per andare al Mondiale“.
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