La protesta dei lavoratori alla Jabil di Marcianise: fabbrica bloccata dopo le “lettere di uscita volontaria”

I lavoratori della Jabil di Marcianise incrociano le braccia e fermano lo stabilimento in segno di protesta. I 408 lavoratori della multinazionale americana dopo aver espresso la loro contrarietà alla soluzione individuata dal Ministero dello sviluppo economico oggi si sono visti recapitare la “lettera di uscita volontaria incentivata”. Entro il 6 maggio devono scegliere se accettare una cessione di azienda, che il sindacato dei lavoratori ha già bollato come “un’operazione di facciata senza alcuna garanzia per il futuro”, oppure andare via con un piccolo incentivo economico da 30 mila euro, senza accesso alla Naspi. L’alternativa, per i lavoratori che lotteranno a oltranza è il licenziamento con accesso alla Naspi e 10mila euro di buona uscita. “Non c’è limite al cinismo aziendale – scrive l’Usb – dopo mesi di ricatti e scelte unilaterali, Jabil tenta di forzare la mano con una lettera che sa di ultimatum: fuori con incentivo o dentro con Tme. Il comunicato aziendale è un capolavoro di ambiguità e intimidazione uscire consensualmente, senza nessuna vera tutela occupazionale, nessuna trasparenza sulle condizioni dell’acquirente e soprattutto nessun rispetto per chi in questi mesi ha lottato per difendere il proprio posto di lavoro. Un tentativo vile – conclude la nota – di mettere i lavoratori l’uno contro l’altro, nel momento più delicato della vertenza. Ma non ci faremo dividere”. I lavoratori che hanno occupato simbolicamente l’ingresso della fabbrica chiedono al Ministro Urso di aprire un percorso pubblico di scouting, affiancato da un advisor, per individuare un soggetto industriale nuovo, mentre la multinazionale statunitense ha deciso di cedere lo stabilimento alla Tme Assembly Engineering, una newco che ha come socio di maggioranza la Tme di Portico di Caserta e vede la partecipazione al 45% di Invitalia.

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