La rabbia a Teheran per l'attacco: "Il regime pensa solo alla vendetta e non ci difende"
- Postato il 13 giugno 2025
- Di Agi.it
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La rabbia a Teheran per l'attacco: "Il regime pensa solo alla vendetta e non ci difende"
AGI - Dopo il massiccio attacco israeliano di questa notte, a Teheran tra la popolazione non c'è solo lo shock di vedere colpite abitazioni civili, per la prima volta dopo la guerra degli Anni '80 con l'Iraq, ma anche la rabbia nei confronti di Israele, che "per far fuori i vertici militari colpisce le case della gente", e di un regime che "parla solo di vendetta e non di come difenderci".
A raccontare ad AGI di come si sente questa mattina una parte della popolazione nella capitale iraniana è una donna di 32 anni, che chiede di essere citata solo con l'iniziale del suo nome S. per motivi di sicurezza.
S. - che lavora nel campo della cultura e per la sua età non ha visto il conflitto con l'Iraq - vive nel quartiere di Shahran, nella zona Nord-Ovest di Teheran, con i genitori e due sorelle adolescenti.
"Intorno alle 2 di notte abbiamo sentito la prima esplosione, è stato come se fosse nel palazzo accanto, poi ne sono seguite altre e la casa ha tremato fino alle 4 del mattino", prosegue S. riferendo di essere "quasi svenuta dalla paura".
"L'ultimo boato che abbiamo sentito è stato alle 7 del mattino ed era molto, molto forte; eravamo tutti terrorizzati, ma siamo rimasti in casa, come gli altri vicini, senza sapere cosa fare", dice la ragazza. "Da noi non esistono rifugi per i civili come in Israele", sottolinea, "così ho chiamato la polizia per avere indicazioni, ma hanno detto di non sapere nulla e poi ho provato col Comune di Teheran, ma non ha risposto nessuno, il venerdì in Iran è un giorno festivo".
La notizia dell'attacco ha poi iniziato a diffondersi, è diventato chiaro che erano state colpite diverse zone di Teheran. "Quello che ci fa stare tutti molto male è che Israele sta attaccando anche i civili per far fuori i comandanti dei Pasdaran", si lamenta la ragazza, "stanno circolando notizie che sono almeno 100 i morti e feriti, ma il bilancio ufficiale non è stato pubblicato e chissà mai se sapremo il vero numero delle vittime".
Mentre S. parla al telefono, la linea Internet inizia a non funzionare bene e arrivano le notizie di attacchi anche a Shiraz e Tabriz. "Non sappiamo cosa succederà domani, ma nemmeno tra due ore; in Tv le autorità continuano a parlare di vendetta, dicono di non preoccuparsi, ma non ci danno indicazioni. Lo stress e la pressione mentale che comporta oggi vivere in Iran sono diventati davvero insopportabili".
S. - che non è un'attivista, ma come molte persone della sua generazione a Teheran nutre posizioni contrarie alla Repubblica islamica - ci tiene a mettere in guardia dal fare il tifo per un cambio di regime che arrivi dall'esterno: "Quello che ci tormenta di più è la gioia dell'opposizione fuori dall'Iran che vorrebbero vedere il sistema cadere sotto le bombe dell'Idf.
Pensano che gli attacchi di Israele stiano danneggiando il 'sistema' e non pensano alle vittime civili. Alla Repubblica islamica non importa di chi muore, dei danni alle proprietà delle persone, che già vivono in condizioni economiche difficili; in questo modo Israele sta danneggiando prima di tutto noi civili". Prima di finire la conversazione, S. riceve sul cellulare un Sms diramato dal governo: "Ci vendicheremo, non abbiamo iniziato noi la guerra, ma la sua fine sarà scritta dall'Iran".
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