La sanatoria per chi ha aderito al concordato col fisco porta 1,2 miliardi: 6.700 euro a testa per sanare cinque anni di nero
- Postato il 9 luglio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Porterà 1,2 miliardi di incassi, se tutti i 188mila contribuenti coinvolti verseranno le rate dovute, il “ravvedimento speciale” offerto dal governo Meloni alle partite Iva che hanno aderito al concordato preventivo con il fisco. Si metteranno in regola per le cifre non dichiarate tra 2018 e 2022 versando solo 6.700 euro, in media. Quanto ai guadagni per lo Stato, la cifra lorda non tiene conto delle risorse – 1 miliardo stando a valutazioni della stessa maggioranza – che si sarebbero potute recuperare con tanto di sanzioni e interessi e a cui, invece, l’erario ha rinunciato. Ed è pure sotto le aspettative degli addetti ai lavori: i commercialisti, pur molto critici su come è stato gestito il concordato, lo scorso anno si attendevano che la sanatoria forfettaria a prezzi di saldo avrebbe consentito di raccogliere alcuni miliardi. Invece il flop della misura voluta dal viceministro Maurizio Leo si è riverberato anche sul condono che ora Fratelli d’Italia punta a riproporre.
I numeri finora erano top secret. Ilfattoquotidiano.it aveva presentato all’Agenzia delle Entrate una richiesta di accesso agli atti per sapere quanti avessero aderito e con quale gettito per lo Stato, ottenendo un diniego. Ora le risposte sono arrivate grazie a un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Economia presentata dai deputati Pd Maria Cecilia Guerra e Virginio Merola, che hanno chiesto lumi sulle adesioni a una misura che “presenta profili di condono selettivo, con potenziali effetti distorsivi rispetto al principio di equità fiscale e alla posizione dei contribuenti pienamente adempienti”. Ha consentito infatti di mettersi in regola versando solo un’imposta sostitutiva dell’Irpef del 10, 12 o 15% – crescente al diminuire dell’indice di affidabilità fiscale – sul reddito già dichiarato incrementato di una quota fissa legata sempre alla “pagella fiscale” Isa (dal 5% per chi ha voto al 50% per chi non arriva al 3).
La risposta del Mef conferma ancora una volta come l’intera operazione concordato, che secondo Leo avrebbe dovuto risolvere il problema dell’evasione delle partite Iva, sia stata una scommessa persa. Visto lo scarso effetto deterrente dei pochi controlli, l’intesa con l’Agenzia delle Entrate è stata firmata solo da 584mila contribuenti (il 13% della platea potenziale) tra cui 188-190mila circa con “pagelle fiscali” sotto la sufficienza, ovvero probabili evasori. Questi ultimi avevano presumibilmente maggiore interesse alla regolarizzazione del nero fatto tra 2018 e 2022. E dalle tabelle di via XX Settembre emerge adesso che ad optare per il ravvedimento sono stati 187.984 soggetti. Impossibile comunque dire quanto le due platee si sovrappongano.
I dati del Mef sono poi distinti per tipologia di contribuente. Il che permette di scoprire che a godere del condono forfettario sono state soprattutto le società di capitali in contabilità ordinaria: 80.231 quelle che hanno aderito, con 418 milioni già versati. Poi 33.700 persone fisiche in regime semplificato (83 milioni), 21.600 lavoratori autonomi (81 milioni), 17.700 società di persone in contabilità ordinaria (86 milioni) e 15.700 in semplificata (42,6 milioni).
Di sicuro c’è che in media ognuno ha versato o rateizzato poco più di 6.700 euro. Contro una base minima di partenza di 5mila, considerato che la cifra minima prevista era di 1000 euro per ognuno dei cinque anni sanabili. “Non si sono sprecati. E va ricordato che questo ravvedimento non era in alcun modo commisurato all’evaso reale: per la prima volta è stato proposto un condono “forfettario”, con il risultato di dare un vantaggio a chi aveva occultato di più“, commenta Guerra con ilfattoquotidiano.it. “Il concordato di per sé era già una svendita da parte di un sistema fiscale che avrebbe tutti i mezzi per stimare in modo puntuale i redditi ma dichiara esplicitamente di non riuscire a fare abbastanza controlli”, continua la deputata dem. “A quella criticità è stata aggiunta una ulteriore svendita sugli anni precedenti ancora passibili di accertamento. Non basta: ora con l’emendamento presentato in commissione Finanze vogliono farne un’operazione “a scorrimento”, consentendo ogni anno di valutare se conviene aderire”.
Si vedrà se alla luce di questi risultati la maggioranza proseguirà imperterrita verso la riapertura del ravvedimento, che pure il governo non sembrava ritenere opportuna non avendola inserita nell’ultimo decreto correttivo del concordato.
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