La sentenza Sarkozy divide la Francia: la destra parla di “colpo di Stato giudiziario”, la sinistra ribatte: “La legge non vale solo per il popolo”

  • Postato il 26 settembre 2025
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A Nicolas Sarkozy verrà assegnata una cella della prigione della Santé, il solo istituto penitenziario ancora operativo nel centro a Parigi, che nel tempo ha accolto detenuti celebri tra cui Guillaume Apollinaire e il capitano Alfred Dreyfus. Stando alla stampa francese, si tratterà di una cella individuale in quello che viene chiamato qui il “quartiere VIP”, allestito nel 2019, destinato alle “persone vulnerabili”, cioè alle personalità, alle quali è garantita una certa privacy poiché non corrono rischi di incrociare gli altri detenuti. L’ex presidente è stato condannato ieri a cinque anni per associazione a delinquere nel processo in prima istanza sul caso dei presunti finanziamenti libici della campagna del 2007, che lo portò all’Eliseo.

Un capo dello Stato in prigione: ovviamente la questione oggi occupa tutti i dibattiti in Francia perchè sarebbe la prima volta nella V Repubblica. Uno choc. Da ieri sera tutta la destra politica si abbatte sui giudici. C’è chi denuncia una “sentenza politica”, chi parla di “colpo di Stato giudiziario”. “Il rispetto della legge non è solo appannaggio del popolo”, ha reagito invece un deputato di La France Insoumise (sinistra radicale). E Libération, giornale della gauche, fa notare che la destra francese, puntando il dito contro i giudici, si comporta proprio come “Trump e tutti i populisti del mondo”. Il caso Sarkozy, scrive ancora il giornale, “contribuisce a scavare il fossato tra i francesi e i loro rappresentanti. Fossato in cui la democrazia si impantana con, alla fine, un solo vincitore: l’estrema destra”.

La Francia è insomma oggi divisa tra chi ritiene che Sarkozy sia vittima dell’“odio” dei magistrati, e chi vede la giusta sanzione per il politico assetato di potere e pronto a tutto per ottenerlo. Non è la sola procedura giudiziaria che pesa sull’ex presidente, che si è sempre, in tutte le circostanze, proclamato innocente. Sarkozy è già stato condannato a titolo definitivo a tre anni di detenzione, di cui uno con la condizionale e braccialetto elettronico (che nel frattempo è stato ritirato), nel caso detto “Bismuth”, per aver tentato di corrompere un giudice. È poi in attesa di sentenza definitiva nel caso “Bygmalion”, sulle false fatture emesse per coprire le spese folli della campagna per l’Eliseo del 2012 (in appello è già stato condannato a un anno di prigione, con sei mesi di condizionale). Oggi Le Monde ricorda poi un altro caso di cui si parla meno e che riguarda i legami tra Sarkozy e il Qatar: “L’altro fronte giudiziario”, scrive il giornale.

L’ex presidente figura infatti in altre due indagini giudiziarie portate avanti dalla Procura nazionale finanziaria, l’una legata alla controversa attribuzione all’emirato arabo, nel dicembre 2010, del Mondiale 2022 di calcio, l’altra all’uomo d’affari Arnaud Lagardère accusato di “compravendita di voti”. A questo stadio, Sarkozy non è perseguito in nessuna delle due inchieste, aperte nel 2019. Riguardo al “Qatargate”, gli inquirenti, ricorda Le Monde, stanno cercando di stabilire se c’è stata corruzione, ovvero se Sarkozy ha negoziato qualcosa per la Francia (per esempio, contratti commerciali nel settore delle armi, delle costruzioni, dei trasporti?), in cambio del suo sostegno alla candidatura del Qatar per accogliere l’evento sportivo. Le Monde, che ha avuto accesso a documenti giudiziari, sottolinea che gli inquirenti stanno indagando sul famoso pranzo all’Eliseo del novembre 2010 al quale Sarkozy invitò Hamad Al Thani, all’epoca principe ereditario del Qatar, e Michel Platini, ex presidente della UEFA. Pranzo considerato “determinante” che fu seguito poi da alcuni viaggi di Sarkozy in Qatar tra il 2012 e il 2013 “nell’ambito di un progetto di raccolta di finanziamenti, di diverse centinaia di milioni di euro, destinato ad alimentare un fondo d’investimento” (progetto poi decaduto). Per quanto riguarda la seconda inchiesta, Le Monde cita dei documenti che mostrerebbero come Sarkozy “si sia attivato, dietro le quinte, nel 2018” per aiutare “il suo amico multimilionario” Arnaud Lagardère “a ottenere il voto favorevole del Qatar”, allora principale azionista del gruppo Lagardère, in certe decisioni aziendali cruciali, in cambio della nomina nel cda di Lagardère SCA di un diplomatico vicino a Doha.

Tornando alla condanna di ieri, si sa già che Sarkozy sarà convocato il 13 ottobre dalla Procura finanziaria che gli comunicherà il giorno della sua carcerazione. Anche se ci sarà appello, i giudici hanno chiesto per l’ex presidente l’esecuzione immediata della condanna: nella sentenza di 400 pagine, hanno spiegato che, seppure non esistano prove fattuali che l’allora candidato all’Eliseo abbia beneficiato dei soldi mobilitati dalla Libia per la sua campagna elettorale, è stabilito invece che ha permesso ai suoi più stretti collaboratori di prendere contatti con il regime di Gheddafi per sollecitare sostegni finanziari (incontrando tra gli altri Abdallah Senoussi, cognato di Gheddafi, condannato all’ergastolo in Francia per l’attentato terroristico contro il DC10 dell’UTA nel 1989). Questo spiega perché alcuni capi di accusa, tra cui la corruzione passiva, che non può essere provata, sono caduti.

Di fronte a “questi fatti di eccezionale gravità – hanno scritto i giudici – , tali da alterare la fiducia dei cittadini in coloro che dovrebbero agire per l’interesse generale e nelle istituzioni stesse della Repubblica”, la prigione sembra inevitabile: “Se è quello che vogliono, dormirò in carcere, ma a testa alta”, ha detto Sarkozy ieri uscendo dall’aula di tribunale.

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