La sicurezza sul lavoro non è un accessorio

  • Postato il 7 maggio 2025
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La sicurezza sul lavoro non è un accessorio

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Sicurezza sul lavoro: la Basilicata è maglia nera per infortuni mortali sul lavoro, un’emergenza sociale con 5 decessi nel 2025. Carenze in valutazione rischi, formazione sulla sicurezza sul lavoro.


Non passa giorno senza che la cronaca nazionale registri l’ennesimo infortunio sul lavoro con conseguenze mortali per il lavoratore, che va ad aggiungersi al tragico elenco delle vittime, davvero impressionante ed inaccettabile per un Paese che voglia considerarsi civile. Né vanno sottovalutati gli incidenti, ancor più numerosi, a seguito dei quali i lavoratori riportano lesioni gravi, spesso con rilevanti postumi di invalidità. La Basilicata, purtroppo, non è immune da questa triste piaga, come dimostra anche l’ultimo grave incidente sul lavoro accaduto qualche giorno fa a Ferrandina, a seguito del quale un operaio è precipitato mentre lavorava in un capannone, cadendo da un’altezza di sei metri.

Si è trattato dell’ennesimo grave incidente, verificatosi peraltro all’indomani della giornata del 1° maggio, in cui, come ogni anno, si sono ripetuti allarmi e denunce, che sembrano non sortire alcun effetto. Anzi, per una sorta di paradosso, sembra che il problema finisca per aggravarsi quanto più se ne parla.

LA BASILICATA MAGLIA NERA PER INCIDENZA DI MORTI SUL LAVORO

Evidentemente se ne parla troppo e probabilmente si fa troppo poco, o comunque non si fa ciò che sarebbe necessario quanto meno per attenuare la gravità di un fenomeno, che in Basilicata ha raggiunto livelli di vero e proprio allarme sociale, se è vero che secondo una recentissima statistica la nostra regione, che gravita stabilmente nelle ultime posizioni negli indicatori di sviluppo economico, per quanto concerne l’incidenza degli infortuni mortali occupa nella classifica nazionale il non invidiabile primo posto; ed un anno fa era al penultimo posto.

Ben 5 decessi sul lavoro dall’inizio dell’anno rappresentano una vera e propria emergenza sociale oltre che un carico insostenibile per una piccola regione come la nostra: il dato statistico non può no preoccupare, poiché evidenzia una criticità che deve spingere a riflettere, ma soprattutto ad agire. In primo luogo, è necessario acquisire la consapevolezza che si tratta di un problema politico, di investimento di risorse materiali e personali, ma prima ancora di cultura, per cui non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione. Bisogna rendersi conto che la sicurezza dell’ambiente di lavoro è un problema complesso, che coinvolge diversi attori, ognuno dei quali è chiamato a svolgere un compito fondamentale, che va dalla valutazione dei rischi, all’adozione delle misure dirette a fronteggiare i rischi ed i controlli.

RUOLO CRUCIALE DEL DATORE DI LAVORO E DEL PREPOSTO

Va detto, poi, che il problema della sicurezza, mai come in questo settore, a mio avviso non richiede interventi sul piano della legislazione esistente, dal momento che la normativa appare adeguata, oltre che consolidata nel tempo, sia per quanto riguarda gli adempimenti prescritti, sia per quanto concerne l’accertamento delle responsabilità: se tutte le prescrizioni previste dalla legge venissero osservate il rischio di infortuni sarebbe ridotto di molto, se non proprio annullato.

Ed è pur vero che l’infortunio può essere a volte conseguenza di una leggerezza da parte del lavoratore, che magari non applica i dispositivi di sicurezza (ad esempio, non indossa il casco o la cintura di sicurezza), ma è altrettanto vero che compito del datore di lavoro non è solo quello di stabilire le misure antinfortunistiche, ma soprattutto di farle osservare. E ciò deve avvenire attraverso il preposto, che è una figura importante di garanzia per la sicurezza, poiché deve controllare e segnalare l’inosservanza delle misure. Gli infortuni sui luoghi di lavoro si verificano quasi sempre a causa della carenza nella valutazione dei rischi e nell’attuazione delle misure di prevenzione (tipica è quella della mancanza di barriere di protezione nei cantieri), ma spesso anche per la carenza di informazione dei rischi e di un’adeguata formazione dei lavoratori: questi ultimi sono aspetti fondamentali, decisivi per la prevenzione degli infortuni.

STRATEGIA ARTICOLATA E MULTIFRONTE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere questa grave piaga sociale, ma credo che la strategia più adeguata debba essere articolata e muoversi su più fronti, perché il sistema della sicurezza è un processo circolare, in cui la mancanza di un anello interrompe la catena e crea una criticità, con conseguenze spesso irreversibili. Una cosa è certa: la strategia deve essere complessiva, non deve trascurare nessuno dei fattori che incidono sulla sicurezza del lavoratore e deve rispondere alla finalità principale, che è quella di prevenire gli incidenti, laddove quella repressiva, vale a dire l’inasprimento delle sanzioni, si è rivelata sempre meno efficace.

Essendomi occupato di processi penali per oltre venti anni e di sicurezza nelle scuole per altrettanti anni, posso dire, a ragion veduta, che il versante della repressione, in un sistema in cui le pene esistenti sono già abbastanza severe ed il processo spesso ha una durata inaccettabile, che coincide a volte con la prescrizione, ha come risultato solo quello di eludere i problemi, scaricandoli sulla magistratura, laddove le questioni relative alla sicurezza devono essere affrontate e risolte in primo luogo dagli organi istituzionali preposti alla tutela dei lavoratori.

CONTRASTO AL LAVORO NERO, LIMITAZIONE DEI SUBAPPALTI E SICUREZZA SUL LAVORO

Occorre un impegno straordinario nella ordinarietà della gestione, con un investimento consistente ed un impegno concreto maggiore, volto a rafforzare tutti i presidi della sicurezza. Ciò significa – tra l’altro – scovare le sacche di lavoro nero, in cui la tutela del lavoratore diminuisce fortemente e le misure di prevenzione vengono considerate un costo non sostenibile economicamente; significa anche limitare i subappalti a cascata, nei quali si verifica la gran parte delle tragedie collettive con più morti sul lavoro. Ma, soprattutto, significa destinare maggiori risorse alla formazione, all’informazione ed alle attività ispettive, essendo il controllo dell’osservanza degli obblighi l’unico strumento efficace che consente di prevenire gli infortuni nelle situazioni in cui l’imprenditore non rispetta le prescrizioni poste a tutela della sicurezza del lavoratore.

Su questo versante, ben venga, soprattutto in una visione che guarda lontano, il coinvolgimento delle scuole, sia dei docenti che degli studenti, nella diffusione della cultura della prevenzione e della sicurezza, avendo i giovani spesso dimostrato di avere una sensibilità spiccata per il rispetto di questi valori. E’ dalla scuola che deve iniziare il percorso di consapevolezza dell’importanza della sicurezza. Solo così si può sperare che la tragica sequela degli infortuni sul lavoro possa arrestarsi, o quanto meno mantenersi su livelli compatibili con una Repubblica fondata realmente sul lavoro.

* Alberto Iannuzzi, già Presidente vicario della Corte di appello di Potenza

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