La Spagna e la battaglia alla Nato, i giornali di destra contro Sànchez: “Lo fa per consenso interno”. Ma nessuno lo accusa di “intelligenza col nemico”
- Postato il 24 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Continua il tira e molla tra il premier spagnolo Pedro Sanchez e il segretario generale della Nato Mark Rutte in occasione del vertice Nato in corso a L’Aja, sulla percentuale di Pil da destinare alle spese militari e la presunta deroga concessa alla Spagna. La vicenda scatena anche la stampa e i quotidiani del Paese iberico, normalmente moderati nel pubblicare contenuti di opinione e schierarsi in maniera esplicita. Il sistema editoriale spagnolo si divide anche alla luce dell’orientamento dei giornali. Ma se molti tirano in ballo il fatto che la mossa di Sànchez è dettata da necessità di politica interna (il governo vive un momento difficile per consenso e inchieste giudiziarie), nessuno accusa il premier di “intelligenza col nemico” come spesso accade nel dibattito italiano.
Il principale quotidiano spagnolo, El Pais, di orientamento progressista, plaude in un editoriale all’accordo ottenuto da Sanchez e sottolinea che la cifra “che Trump esige dai suoi alleati, ma non da se stesso” sarebbe insostenibile e sproporzionata: la Spagna “farà già un enorme sforzo” per passare in soli due anni dall’1,4 al 2,1%. Dello stesso avviso sono gli articoli di opinione pubblicati sul sito di notizie 20minutos.es: in un pezzo intitolato Comodi contro Sanchez, il giornalista Juan Luis Saldana si schiera contro chi assiste a questo dibattito internazionale come “chi prende il numero in salumeria: vi divertite molto perché vi danno spazio sulle colonne e nei video diari. Ma non vi credete migliori di altri“. In un altro articolo, Tra la spada e la parete, si scrive che “Sanchez a L’Aja deve dimostrare che la sua flessibilità è compromesso, non fuga, in una Nato che esige unità di fronte a un mondo incerto. Gioca con audacia, ma lo spazio si restringe”.
Di parere diverso i quotidiani di ispirazione conservatrice e di centrodestra. In un editoriale de El Mundo si accusa il premier di aver mentito, stavolta in relazione a un organismo multilaterale come la Nato che ha smentito la deroga: “La Spagna si pone come alleato distruttivo e non come Paese che aspira ad essere leader internazionale. Il dibattito per cui la Spagna deve intraprendere uno sforzo economico che ipotecherebbe le prossime generazioni, e i potenziali rischi a cui si espone per silurare il consenso atlantico […] è una decisione di carattere storico che non può emanare dalla volontà personale di un governante senza maggioranza parlamentare che, messo spalle al muro dalla corruzione, dichiara che non convoca le elezioni generali perché le perderebbe”. In conclusione, “le sfide mondiali richiedono unità e consenso, non l’uso politico della Nato per dare ossigeno a un governo agonizzante”.
Anche in un altro intervento, a firma di Javier Tajadura Tejada (professore di Diritto costituzionale all’Università dei Paesi Baschi), si sottolinea la preoccupazione per il rischio che la Spagna venga messa alla berlina: “L’iniziativa è una decisione unilaterale di Sanchez […] Il meno è il riferimento alla cifra del 5%. Il dibattito deve girare attorno alla necessità di aumentare lo sforzo globale di ogni paese, rinforzare le sue capacità militari, rinforzare un’industria europea di difesa e avanzare nell’integrazione politico-militare dell’Europa. In uno Stato democratico, questo dibattito deve avere luogo in Parlamento […] Il problema è che il nostro sistema è scivolato pericolosamente verso l’autoritarismo e Sanchez governa senza il parlamento”.
ABC intervista sull’argomento il leader del PPE Manfred Weber, che afferma: “Rifiutare l’obiettivo del 5% è giocare col fuoco” e che “Sanchez è disposto a mettere a rischio la sicurezza dell’Europa per la propria sopravvivenza”. Il riferimento è a un enorme caso di corruzione che vede coinvolti tre dei principali esponenti del Psoe, il partito di Sanchez, per il quale il governo spagnolo sta affrontando una crisi senza precedenti.
Per questo La Razon, quotidiano conservatore, non usa mezze misure: Luis Maria Anson, membro della Real Academia Española (una sorta di Crusca di Madrid), scrive al giornale per definire il rifiuto di Sanchez alla spesa del 5% “un’imposizione dell’estrema sinistra”, mentre il direttore Francisco Marhuenda scrive un editoriale in cui accusa il premier di essere “un imbroglione dal comportamento riprovevole” e “il politico meno affidabile della nostra storia”.
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