La stagione d’oro dei gold miners
- Postato il 9 agosto 2025
- Di Panorama
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La crescita del valore dell’oro degli ultimi anni è un fatto noto alla maggior parte delle persone: da chi ci ha avvedutamente investito, a chi ha scoperto che il suo “lingottino” da un chilo ereditato vale ormai più di 100.000 euro, da chi si sposa e scopre quanto costi un anello d’oro da mettere al dito, a chi opera nella gioielleria e ha problemi legati proprio all’esplosione del costo della materia prima.
Comunque, per eventuali “distratti” ricordiamo che il metallo giallo è salito (in Euro) del 12% finora quest’anno, del 32% negli ultimi dodici mesi, del 66% negli ultimi tre anni, del 190% negli ultimi dieci. Rendimenti stellari.

Molto meno noto è invece il fatto che le aziende che si occupano di estrazione di oro grezzo nelle miniere (da qui il nome “gold miners”) e successiva vendita stiano vivendo uno dei periodi migliori della loro pluricentenaria esistenza e paragonabile forse solo agli anni finali del decennio 2000-2010.
Esse beneficiano di tre fattori favorevoli che si stanno registrando contemporaneamente:
➢ Naturalmente la salita dei prezzi dell’oro e quindi del prezzo di vendita del loro “prodotto”.Dovuto a una serie di fattori che possiamo riassumere nell’aumento della domanda, specie lato banche centrali dei paesi emergenti, e nella rigidità dell’offerta, dovuta al fatto che le rese delle miniere esistenti sono in calo e che ci sono pochi investimenti in ricerche di nuove miniere.
➢ La novità che mentre sovente in passato una buona parte della futura produzione e vendita di oro veniva “hedgiata” dai gold miners e cioè venduta in anticipo utilizzando i prezzi di vendita forward dell’oro (quasi sempre allineati a quelli spot), oggi questo non viene più fatto se non in minima parte. Di conseguenza si beneficia a pieno dell’aumento dei prezzi del metallo giallo che si verifica in un classico bull market come quello attuale.
➢ La crescita limitata dei costi di produzione e la conseguente “esplosione” dei margini che queste aziende generano. Non si tratta di un fattore scontato visto che in altre fasi i costi delle attrezzature, del materiale utilizzato, del personale avevano subito aumenti importanti. Oggi per ora non è così e lo si vede molto bene dal grafico (fonte Crescat Capital) che mostra come il delta fra prezzo di vendita medio e i costi di produzione sia in continua espansione, a tutto beneficio di utili prodotti e cash flows generati dall’attività tipica

Qual è la conseguenza principale di tutto ciò? Il fatto che i gold miners quotati in borsa stiano performando ancora meglio dell’oro!
Il grafico di Bloomberg che vi propongo mostra come nell’ultimo anno a fronte del +32% dell’oro in Euro, l’indice DAX che raggruppa i gold miners di questo mondo (società canadesi, sudafricane, americane, australiane, ecc) segna +64% e quindi esattamente il doppio e un paio di fondi che investono sui gold miners molto ben performanti come quelli di Schroders e di Ixios, grazie a una gestione attiva, riescono a fare ancora meglio (+68% e + 77% rispettivamente).

Tardi per entrare su questa forma di investimento? Certo veniamo da alcuni anni ottimi, ma due fattori sembrerebbero mostrarci che non siamo certo in una fase di eccesso di valutazioni o bolla:
➢ Gli investimenti complessivi in oro e gold minerssono oggi un pezzo piccolissimo degli investimenti complessivi mondiali (azioni, obbligazioni, real estate, ecc). Circa l’1% come ci mostra il grafico ancora di Crescat Capital. In passato, lontano passato è vero, sono stati molto di più.

➢ Le valutazioni delle aziende aurifere non sono particolarmente elevate come potete vedere dal grafico Bloomberg proposto che utilizza due indici del settore gold mining. Media di prezzo su cash flow prodotto (nel settore mining valore molto più importante rispetto all’utile prodotto) attorno a 12 volte. Certo in salita dai minimi attorno a 7 volte del 2022, ma enormemente più basso del picco 2010 quando si avvicinò alle 30 volte.

Meditate cari lettori, meditate.