La storia del fotografo Flavio Faganello, oggi riscoperto dopo anni di oblio 

  • Postato il 31 agosto 2025
  • Fotografia
  • Di Artribune
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È diventato famoso per un servizio fotografico su un’alluvione in Trentino negli Anni Sessanta che aveva colpito anche il suo studio: immagini drammatiche, caratterizzate da un asciutto e rigoroso bianco e nero, pubblicate perfino sul Times. Allora l’Italia si accorse del talento di Flavio Faganello (Malé, 1933 – Trento, 2005), che da decenni batteva i villaggi in montagna, i masi e le baite, per documentare tradizioni e usanze che sarebbero rapidamente scomparse.  Flavio era nato nel paese di Terzolas in Val di Sole: dopo alcuni anni la sua famiglia si era trasferita a Cles, poi a Lavis e infine a Canova di Gardolo, dove il ragazzo aveva frequentato una scuola di avviamento professionale. 

L’incontro con la fotografia di Flavio Faganello  

L’incontro con la fotografia avviene nel dopoguerra e per caso. È il suo amico Adino Bridi a proporgli di aiutarlo a ritrarre i turisti. I suoi primi scatti, datati 1949-50, rivelano già una sensibilità per l’immagine, valorizzata da un tirocinio presso l’agenzia Publifoto a Milano, dove realizza servizi per i quotidiani. Un imprinting fondamentale, che lo porta a viaggiare in autostop attraverso l’Europa fino alla Norvegia, poi durante il servizio militare a Napoli, dove si fa prestare una macchina fotografica e ritrae gli abitanti dei bassi durante le libere uscite.  

Flavio Faganello, Montagnaga di Piné, 1980 Trento, Archivio fotografico storico provinciale
Flavio Faganello, Montagnaga di Piné, 1980 Trento, Archivio fotografico storico provinciale

Il rapporto con Gorfer e l’interesse per gli abitanti della Val dei Mocheni 

Alla fine degli Anni Cinquanta lavora con Bridi sull’altopiano di Pinè, per dedicarsi al mondo contadino: un interesse che ha caratterizzato la sua intera carriera. In quel periodo lavora come reporter per i quotidiani Il Gazzettino e Alto Adige, ma dopo l’incontro con il collega Aldo Gorfer, con cui collaborerà per trent’anni, Faganello comincia a documentare gli abitanti della Val dei Mocheni, tra le più arretrate della regione, alla quale dedica importanti servizi. Il suo nome comincia ad essere apprezzato a livello nazionale, come testimoniano le fotografie pubblicate nel 1965 su Il Mondo di Mario Pannunzio.  

L’alluvione del 1966 in Trentino e le attività editoriali 

L’alluvione del 1966, che travolge il paese di Ischiazza in Valfloriana, costituisce un’avventura drammatica per Flavio, che la racconta con queste parole: “Era fatica, bisognava camminare quattro ore nella melma…”. Grazie alla collaborazione con Gorfer, Faganello amplia la sua attività sul piano editoriale con una serie di fortunate pubblicazioni come Solo il vento bussa alla porta (1970) e Gli eredi della solitudine (1973), alle quali si affiancano le guide delle valli trentine, pubblicate dal 1975 al ’77. Un’esplorazione dedicata soprattutto ai “masi, alle case coloniche, alle malghe, a vecchi palazzotti, agli affreschi dimenticati e mai comparsi sui libri d’arte” sottolinea l’amico Adriano Morelli. Ma non solo: “il poeta dell’obiettivo” documenta negli Anni Settanta le diverse edizioni del Filmfestival della Montagna.  

Flavio Faganello, Montagnaga di Piné, 1980 Trento, Archivio fotografico storico provinciale
Flavio Faganello, Montagnaga di Piné, 1980 Trento, Archivio fotografico storico provinciale

Il riconoscimento pubblico di Flavio Faganello 

La sua attività trova un primo momento di riconoscimento pubblico con la mostra monografica al Palazzo delle Albere di Trento nel 1986, curata da Arturo Carlo Quintavalle, che definisce l’opera di Faganello: “un enorme lavoro di ricerca, a livello molte volte capillare”.  

Flavio Faganello, Laces, San Martino al Monte / Latsch, St. Martin im Kofel (BZ) con Aldo Gorfer e Josef Stricker, 1971 Trento, Archivio fotografico storico provinciale
Flavio Faganello, Laces, San Martino al Monte / Latsch, St. Martin im Kofel (BZ) con Aldo Gorfer e Josef Stricker, 1971 Trento, Archivio fotografico storico provinciale

La retrospettiva dedicata a Flavio Faganello al Museo Diocesano di Trento

Ora il mondo di Flavio è tornato alla ribalta grazie all’accurata antologica Flavio Faganello. Fotografie in cammino, aperta fino all’8 settembre presso il Museo Diocesano di Trento. Curata da Katia Malatesta e Marlene Huber, promossa dalla Provincia Autonoma di Trento e accompagnata da un interessante catalogo edito da Antiga edizioni, la rassegna documenta la qualità avventurosa dell’obiettivo di Faganello, capace di restituire il genius loci del Trentino più profondo in maniera diretta ma sempre poetica. “Ha testimoniato un tempo e un mondo non ripetibili”, così lo ha definito Mario Rigoni Stern, e la mostra al Diocesano dimostra quanto abbia avuto ragione. 

Ludovico Pratesi 

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Artribune