La storia della donna americana cerebralmente morta tenuta in vita perché incinta

  • Postato il 23 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
  • 1 Visualizzazioni

Adriana Smith era incinta di due mesi quando è stata dichiarata la sua morte cerebrale. Una condizione non reversibile, dopo la quale viene normalmente dichiarato il decesso della persona malata, ma la legge dello Stato della Georgia sull’aborto è fra le più restrittive del paese e quindi, per il suo stato di gravidanza, la donna è ancora tenuta in vita. Il suo corpo non verrà staccato dai macchinari fino alla fine della gravidanza fra 3 mesi.

Adriana lavorava come infermiera professionista presso l’Emory University Hospital di Atlanta ed era già madre di un bambino. Lo scorso febbraio, incinta di quasi nove settimane, Smith ha iniziato a soffrire di forti mal di testa, per questo è andata al Northside Hospital di Atlanta, dove le sono stati somministrati dei farmaci, prima autorizzare il suo ritorno a casa. La mattina successiva, il suo compagno si è svegliato perché la sentiva respirare in modo anomalo. Non svegliandosi più, l’uomo ha chiamato l’autombulanza, che l’ha trasportata d’urgenza in ospedale. La paziente è stata dichiarata morta dopo che i medici hanno riscontrato la presenza di coaguli di sangue irreversibili nel cervello.

Sebbene la sua famiglia creda che stia subendo una violazione dei diritti umani, la legge sull’aborto del Paese americano (la “legge del battito cardiaco”) è una delle più severe degli Stati Uniti, vietando ogni forma di aborto qualora venga rilevata una qualsiasi attività cardiaca nel feto. Una situazione che ha acceso il dibattito sul tema, dividendo l’opinione pubblica, non solo in America, ma anche fuori dai confini nazionali.

L'articolo La storia della donna americana cerebralmente morta tenuta in vita perché incinta proviene da Blitz quotidiano.

Autore
Blitz

Potrebbero anche piacerti