La storia dell’operaio costretto a urinarsi addosso perché gli fu negato il bagno. Per la Cassazione: “Lesione alla dignità personale”
- Postato il 20 maggio 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Era il febbraio 2017 quando a un operaio del gruppo Stellantis non fu concesso di andare in bagno, con il risultato che il lavoratore fu costretto a urinarsi addosso. Otto anni dopo, la Cassazione ha posto la parola fine sulla vicenda legale che ha coinvolto un dipendente della ex Sevel-Fca (ora Stellantis).
Gli “Ermellinini” hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’azienda contro la sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila, che aveva confermato la decisione di primo grado del Tribunale di Lanciano (Chieti). Secondo i giudici di Piazza Cavour, il lavoratore ha subito “una lesione alla dignità personale verificatasi sul luogo di lavoro”, in violazione dell’articolo 2.087 del codice civile. La Cassazione ha inoltre condannato Stellantis alla rifusione delle spese legali, disponendo che, in caso di diffusione dell’ordinanza, siano omessi i dati identificativi del lavoratore, ai sensi dell’art. 52 del decreto legislativo 196/03.
All’epoca la vicenda suscitò grande clamore mediatico e portò l’Usb (Unione sindacale di base) a proclamare uno sciopero immediato, mettendo a disposizione del lavoratore un supporto legale. L’organizzazione sindacale ha espresso “soddisfazione per una sentenza che restituisce dignità a un lavoratore che ha avuto il coraggio di intraprendere un percorso giudiziario per evitare che episodi simili potessero ripetersi”.
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