La tassa di soggiorno sale anche nel 2026. Il no dell’Anci: “Soluzione tampone per coprire spese che spettano allo Stato”

  • Postato il 15 ottobre 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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L’imposta di soggiorno crescerà anche nel 2026. Il governo intende infatti prorogare la possibilità per i Comuni di incrementare la tassa, trattenendo però il 30% del maggior gettito, da destinare ai fondi per l’inclusione delle persone con disabilità e per l’assistenza ai minori. È quanto si legge in un passaggio del comunicato finale del Consiglio dei ministri sulle misure del decreto economia. Dura la reazione dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, che si dice contraria al fatto che lo Stato tenga per sé una fetta degli incassi aggiuntivi. E viene criticata la scelta di coprire con entrate che dipendono dai flussi turistici spese importanti per disabili e minori.

“Il 2025 sarà un nuovo anno record per quanto riguarda gli incassi dell’imposta di soggiorno che raggiungeranno ben 1 miliardo e 186 milioni, segnando un incremento significativo rispetto all’anno scorso, pari al +15,8% – riferisce all’Ansa Massimo Feruzzi, responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc – Dalle prime rilevazioni e stime riferite al 2026, gli incassi relativi all’imposta di soggiorno, tra incrementi di tariffe, modifiche al regolamento con ampliamento dei periodi di applicazione dell’imposta e altre amministrazioni che la introdurranno, potrebbero toccare quota 1 miliardo e 300 milioni“.

Il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi non ci sta: “Esprimiamo la nostra contrarietà in merito. Pur apprezzando la proroga dei limiti massimi dell’imposta di soggiorno anche per il 2026, ci preoccupa la disposizione che prevede di destinare una quota dell’eventuale gettito aggiuntivo alle coperture delle spese comunali per i minori e l’assistenza agli alunni disabili”. “Ribadiamo la priorità e l’urgenza della questione che abbiamo sollevato come Anci – prosegue Manfredi – che riguarda la crescita significativa delle spese a carico dei bilanci comunali, ormai vicine al miliardo di euro annuo. La necessità di affrontare questo squilibrio finanziario è centrale per la sostenibilità dei servizi locali. Tuttavia ciò che il Governo propone ci sembra una soluzione tampone e incerta nel quantum, che scarica sui bilanci comunali una spesa che spetta allo Stato”. “L’imposta di soggiorno non costituisce un’entrata libera, ma è stata concepita per finanziare le spese direttamente collegate all’impatto dei flussi turistici. L’utilizzo di questa imposta per finanziare spese obbligatorie per il sostegno a minori e disabili – che per loro natura sono spese statali – rischia di snaturare il principio fondante dell’imposta stessa”, conclude il presidente Anci.

A Manfredi fa eco la deputata del Pd Silvia Roggiani: “Il turismo crea ricchezza che finisce allo Stato mentre ai Comuni restano i costi e gli effetti dell’overtourism. La tassa di soggiorno dovrebbe servire a compensare questi squilibri, ma il governo Meloni sceglie di metterci le mani sopra, sottraendo il 30% delle risorse per finanziare spese che dovrebbero essere già coperte dal bilancio statale, come l’assistenza ai minori non accompagnati”. Critiche anche dall’Assoturismo Confesercenti: “Un provvedimento assurdo in un Paese in cui la domanda interna ristagna, il livello di tassazione resta tra i più elevati d’Europa e il turismo chiuderà la stagione in positivo principalmente grazie alle presenze estere. Anche una misura inattesa, visto che erano in corso discussioni sul tema con le parti sociali”.

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