La tratta (di Stato) dei migranti tra Tunisia e Libia, l’appello al Senato: “Proteggete i testimoni”

  • Postato il 16 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Chi ha parlato oggi non è solo una vittima. Sono difensori dei diritti umani e potremmo dire garanti del nostro stato di diritto“. Così Piero Gorza, antropologo di OnBorders, alla conferenza stampa ospitata mercoledì al Senato e organizzata dalla senatrice Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi e Sinistra). Al centro dell’incontro, la presentazione del rapporto Strade di umanità – Accoglienza e giustizia per i testimoni della tratta di Stato tra Tunisia e Libia, aggiornamento del dossier State Trafficking già illustrato al Parlamento europeo. Il documento denuncia un sistema organizzato di deportazioni, vendite e detenzione di migranti tra Tunisia e Libia, con il diretto coinvolgimento delle autorità statali. “Queste cose si stanno facendo anche in nome del popolo italiano“, ha aggiunto Gorza: “E si stanno facendo con denaro italiano”.

Alla base della richiesta lanciata dalle organizzazioni presenti – OnBorders, Asgi, Arci, Rete di Rebbio, Baobab Experience – c’è l’urgenza di attivare corridoi umanitari per evacuare e proteggere i testimoni del dossier, che per aver parlato pubblicamente ora rischiano ritorsioni. “Non solo vittime”, ha detto ancora Gorza, “ma testimoni chiave nei tribunali e nei fori internazionali. Per questo vanno protetti come human rights defenders“.

Le testimonianze: venduti per carburante, detenuti in gabbie, torturati – “Abbiamo bisogno del vostro aiuto. In Libia, in Tunisia ci sono donne che soffrono”, ha detto con voce spezzata una giovane camerunense, una delle testimoni presenti. La sua richiesta è chiara: “Aiutateci a uscire dall’inferno. La Guardia Nazionale ci ha trattato come cani. Ci ha distrutto le tende, ci ha picchiato. Dopo essere stati catturati in mare, ci hanno abbandonato. Poi ci hanno riportati a terra e da lì deportati nel deserto, dove siamo stati chiusi in una gabbia per 21 giorni. Ci davano acqua salata e pezzi di formaggio. I malati venivano abbandonati. Un mio parente è sparito lì. Ci hanno venduto alla frontiera per un bidone di carburante”, ha continuato. “In prigione, le donne si prostituivano per pagarsi la libertà. I bambini erano nati lì, ammalati, senza cure. Anch’io ho dovuto fare cose che non voglio ripetere, solo per uscire”. Un altro testimone ha raccontato il suo arresto nel novembre 2023: “Siamo stati portati in Libia senza sapere dove andavamo. Alla frontiera c’erano pick-up libici che aspettavano. C’è stato uno scambio. Siamo finiti in prigione: senza cibo, senza igiene, tutti in una stanza. Ci hanno chiesto di pagare per uscire, ma io non avevo più neanche il numero da chiamare”.

“Un sistema criminale con fondi pubblici” – “Un sistema criminale ben congegnato”, lo ha definito Ilaria Cucchi. “I signorotti della guerra libici si sono presi il governo. Hanno capito bene come massimizzare i profitti e minimizzare i rischi”. E ha attaccato duramente il governo italiano: “Nonostante l’Onu, la Corte Penale Internazionale e quello che tutti sanno, Meloni ha scelto di riempire di milioni proprio quei capi. Per il governo italiano, noi siamo un pericolo per la sicurezza nazionale. Per questo ci spiano. In Libia non vogliono testimoni, e nemmeno qui”. Frank Yotedje (Afrique Intelligence), che ha lavorato per sette anni tra Tunisia e Libia, ha denunciato le pressioni ricevute: “Quando abbiamo denunciato la vendita di migranti da parte delle forze dell’ordine tunisine, lo Stato ci ha chiuso. Il personale della nostra Ong ha dovuto lasciare il Paese“. E ha aggiunto: “Queste strutture sono state create per distruggere la dignità umana. Funzionano con fondi europei. Ma anche italiani“. “Con le tasse pagate dagli italiani si commettono crimini contro l’umanità”, ha affermato Filippo Miraglia (Arci). “È la Guardia Nazionale tunisina che vende persone ai militari libici. Non criminali, non mafie. Apparati di Stato“.

Corridoi umanitari per proteggere chi ha parlato – Il dossier è stato redatto da un gruppo di ricercatori internazionali, con il supporto tecnico di Asgi, Border Forensics e OnBorders. “È fatto di testimonianze videoregistrate, verificate scientificamente”, ha spiegato Gorza. “È già stato presentato alla Commissione europea, all’Unhcr e all’Onu”. Ma la parte più urgente riguarda proprio la protezione di chi ha parlato. Lo ha ribadito Cucchi: “Queste persone devono essere evacuate al più presto”. Alice Basiglini (Rete di Rebbio) ha concluso: “Non si tratta di casi isolati. Sono prassi. Prassi di omicidi, estorsioni, vendita di organi. Volevamo esattamente questo: era il cuore dello scambio politico con Tunisia e Libia”. Per Baobab Experience, Andrea Costa ha rimarcato il ruolo che attivisti e media possono avere in questa vicenda: “Non servono le nostre parole, ma possiamo fare da megafono alle loro testimonianze. Grazie al coraggio di chi ha parlato, amplifichiamo la loro voce e facciamo la nostra parte”.

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