La vittoria degli operai dell’appalto di Brt dopo 8 giorni di sciopero per contratti e condizioni di lavoro: “Trovato l’accordo”
- Postato il 26 novembre 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo otto giorni di mobilitazione, i lavoratori del magazzino AFS-BRT di Madonna dell’Acqua, in provincia di Pisa, hanno ottenuto un accordo con l’azienda. L’annuncio è arrivato dal sindaco di San Giuliano Terme, Matteo Cecchelli, che fin dall’inizio della protesta ha svolto un ruolo di mediazione tra le parti: “Un risultato significativo che permette a tutte le persone coinvolte di tornare al lavoro”, ha dichiarato il primo cittadino alla stampa locale, impegnandosi a “fare da garante per l’applicazione concreta di quanto concordato”.
Lo sciopero, proclamato dal sindacato MULTI con l’adesione del 100% dei magazzinieri e di molti autisti, era nato per denunciare condizioni di lavoro che i dipendenti definivano inaccettabili. Secondo quanto riportato dai manifestanti, l’azienda non riconoscerebbe le ore effettive di lavoro: “Contratti di due ore che diventano giornate da sei o sette, con il resto pagato come straordinario”, si legge in un comunicato. Una forma di sfruttamento che lasciava i lavoratori nell’incertezza: “Non sai mai quanto guadagnerai e se ti ammali non lavori e non prendi nulla”. Ma le rivendicazioni non si fermavano alle irregolarità contrattuali. I dipendenti denunciavano anche gravi problemi di sicurezza all’interno del magazzino, dove sarebbero presenti “fili elettrici scoperti, con infiltrazioni d’acqua quando piove”.
A questo si aggiungevano accuse di “violenza verbale, discriminazione e razzismo”, soprattutto nei confronti dei lavoratori migranti. Secondo la consigliera comunale Giulia Contini di Diritti in Comune, presente al presidio, “l’azienda risponde soltanto ‘se non ti piace, cambia lavoro’, come se chi lavora fosse sostituibile da chi ha più fame”. La risposta dell’azienda alla mobilitazione è stata immediata e dura: lo stesso giorno dell’inizio dello sciopero, AFS ha inviato “contestazioni disciplinari a otto lavoratori che avevano denunciato la mancanza di sicurezza nel magazzino, e con la sospensione dal lavoro del nostro delegato sindacale”, come denunciato dai lavoratori stessi. Il 21 novembre, al presidio è arrivata la Polizia. Secondo il sindacato MULTI, l’intervento sarebbe stato richiesto dal privato con l’intento di “sostituire i lavoratori per far passare le merci nonostante lo sciopero”.
Un episodio che Diritti in Comune ha definito “fatto gravissimo, inaudito ed ingiustificabile”, denunciando come “decidere di inviare un reparto della celere contro un picchetto di operai in sciopero è qualcosa di nuovo e preoccupante nella nostra città”. Il giorno precedente, un incontro in Prefettura tra le parti si era concluso con un nulla di fatto. Domenica 23 novembre era stata indetta un’assemblea pubblica al presidio. L’azienda, da parte sua, aveva respinto tutte le accuse, definendole diffamatorie e annunciando querele. Ma la mobilitazione dei lavoratori ha avuto eco anche a livello istituzionale. Dopo un incontro tra il sindaco, i lavoratori in sciopero e i rappresentanti dell’azienda è stato annunciato l’accordo.
La vicenda solleva però interrogativi più ampi sul sistema degli appalti nella logistica. Come hanno sottolineato Diritti in Comune e Rifondazione Comunista, che hanno portato il tema in Consiglio comunale. I lavoratori in sciopero, nella loro dichiarazione pubblica, hanno ricostruito la propria battaglia: “Da molti anni lavoriamo in appalto per la multinazionale BRT, sia in magazzino sia su strada come autisti”. Un riferimento particolare è andato al passato di BRT, “per anni sotto amministrazione giudiziaria per caporalato e frode”. Con il piano Galileo, l’azienda “aveva promesso di stabilizzare i dipendenti e risanare gli appalti”. La lotta di Madonna dell’Acqua si inserisce proprio in questo quadro di richiesta di applicazione concreta di quegli impegni.
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