L’aggressione fascista non c’è mai stata: il sindacalista della Cgil indagato per simulazione di reato
- Postato il 28 aprile 2025
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- Di Genova24
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Genova. Come Genova24 aveva spiegato in questo articolo, i dubbi sul racconto del sindacalista Fabiano Mura che aveva denunciato di aver subito un’aggressione fascista pochi giorni prima delle celebrazioni del 25 aprile erano sorti subito tra gli investigatori della Digos. Troppi particolari in quel racconto non collimavano con quanto emerso dalle indagini tecniche e in particolare dalle telecamere della zona.
Ora quei dubbi sono diventati certezza per ammissione dello stesso sindacalista, come ha anticipato questa mattina il Secolo XIX: l’aggressione fascista sulle alture di Sestri Ponente non c’è mai stata. Fabiano Mura si è inventato quella storia di sana pianta. Lo ha ammesso lui davanti dal sostituto procuratore Federico Manotti che lo ha convocato il 24 aprile come persona informata sui fatti. Mura, messo alle strette, ha ammesso la bugia. A quel punto l’audizione è stata interrotta perché il pm ha informato il sindacalista che da persona informata sui fatti è diventato indagato di simulazione di reato. Adesso Mura dovrà tornare dal pm con il suo avvocato se vorrà chiarire le ragioni di un gesto che hanno suscitato sgomento e preoccupazione in città fino a che, appunto, i primi dubbi si sono insinuati tra chi indaga.
La denuncia e le incongruenze
Nella denuncia presentata alla polizia il sindacalista aveva raccontato di essere uscito di casa per prendere l’auto in dotazione dal sindacato (di cui ha indicato modello e targa) intorno alle 7.15 del mattino. Ha detto di aver attaccato alcuni volantini pro referendum sulle fiancate e spiegato di aver notato un’auto che lo seguiva. Quando si era fermato da quel mezzo erano scesi in due che l’avrebbero aggredito con sputi e poi fisicamente con un colpo al costato dopo aver fatto il saluto romano e avergli urlato “comunista di merda”. I medici del pronto soccorso del Villa Scassi non gli hanno riscontrato lesioni evidenti ma lo hanno visitato e dimesso con 5 giorni di prognosi.
Dall’analisi delle telecamere era però emerso che quella mattina il sindacalista non era uscito da casa alle 7.15 ma alle 7.45 e non da solo bensì in compagnia di alcuni famigliari. Poi alle 8 si era diretto alla sede della Cgil in via San Giovanni D’Acri e più tardi, al pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi. Prima di quell’ora e dalla sera precedente l’auto era sempre rimasta parcheggiata vicino a casa sua. Nel racconto c’erano poi altri aspetti poco chiari come quello relativo ai volantini sulla fiancata dell’auto di cui non è stata trovata traccia o la destinazione lavorativa di Mura al momento dell’aggressione, che non aveva mai voluto spiegare in dettaglio.
Quando erano emerse queste incongruenze, che la Cgil aveva bollato come ‘fuoriuscita di notizie incontrollate’ non era mancate le polemiche politiche, provenienti soprattutto da centrodestra. E dopo qualche ora lo stesso Mura aveva ritirato la denuncia presentata alla polizia.