L’Altra posta: Una donna sullo sfondo, una vita in secondo piano

  • Postato il 13 settembre 2025
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L’Altra posta: Una donna sullo sfondo, una vita in secondo piano

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La rubrica del Quotidiano… l’ Altra Posta: le vostre domande, le nostre risposte… il tema di oggi: Una donna sullo sfondo. Una vita in secondo piano


LE VOSTRE DOMANDE ALL’ALTRA POSTA: Una donna sullo sfondo. Una vita in secondo piano

Cara Altravoce, non sapevo se scrivervi o meno. A dire il vero non so mai che fare, mi arrovello nei pensieri, mi ingarbuglio. Mi ci arrotolo dentro e quando ne esco fuori come gomitolo dalla matassa è sempre troppo tardi. Il momento è passato. Forse è perché sono un nulla. Sono una moglie, una madre. E poco più. Niente di più. Mi sono sposata giovane, come usava un tempo.

Mi sono sposata per amore, di certo e per consuetudine, l’opzione zitella in famiglia non era contemplata. Ero belloccia, non sveglissima, la mia ‘ntantata diceva mio padre, con affetto, lui. Quindi quando il mio futuro marito, figlio di benestante famiglia locale, futuro medico, si fece avanti, a casa non se lo fecero dire due volte, breve fidanzamento et voila, dopo sobria cerimonia di bianco vestita ero moglie. L’anno dopo ero già incinta. Quello dopo ancora. E anche l’altro. Una femmina e due maschi. Che ho amato e amo di un amore che non credevo possibile esistesse in terra. Ma per loro sono stata e sono una figura sullo sfondo. Così incerta, indecisa, senza passioni, cultura basica, poche amiche, nessun interesse.

Ottima cuoca, perfetta casalinga, campionessa di stiro all’asse, una colf con il plus di asciugare lacrime, dirimere controversie, sostenere, ridere all’occorrenza e appunto amare. Una di quelle carte da parati che non lo sai se ti piace davvero ma non riesci neanche a liberartene. Credo di essere una figura simile anche per mio marito. Una abitudine consolidata. Perfetta da presentare in società, non troppo vistosa ma neanche anonima, so sempre quando sorridere e quando dico qualche sciocchezza vengo trattata con gentilezza, se fossi un cane mi allungherebbero un biscottino e accarezzerebbero la testa. I miei figli sono grandi ormai, due sono sposati e sono nonna. La nonna che accudisce come per anni ha accudito l’anzianissima e tostissima madre che pur se fisicamente acciaccata non mollava la presa.

Oggi mi chiedo che vita sia. Che vita ho vissuto su questo sfondo. Mi vedo in trasparenza, se domani sparissi mi cercherebbero? Perché da qualche tempo sento come un sospiro che mi smuove, no, non è un amore carnale per un altro uomo, ma per i libri, per lo scrivere. Scrivo, scrivo, scrivo. Leggo, leggo, leggo. E quindi faccio meno attenzione alla casa, al cucinare, alle mansioni domestiche che mi sono autoinflitta. A volte anche ai nipoti, lo confesso. Se devo finire un libro adduco scuse per tenerli. Tipo mal di testa, o di schiena. Che brutta persona che sono. Eppure mi sento viva di una vita vissuta su carta da altri. Ma felice.

Le ho già detto che scrivo vero? Confesso, non ero indecisa se scriverle o meno, non vedevo l’ora di farlo. Di leggermi e rileggermi. Quindi grazie ufficio postale dell’Altravoce, anche senza risposta, in effetti non ho fatto domande, vi dico grazie.

vostra Clarissa


LA NOSTRA RISPOSTA

Che perfetto flusso di coscienza Clarissa, o dovrei dire signora Dalloway? L’avrei letta per ore, quindi se scrivere è nelle sue mani e lo è, scriva. Non è nulla? Ha cresciuto tre figli e un marito, accudito una madre, adorato un padre morto troppo presto. Si è presa cura – non è una parola bellissima cura? – delle persone che le erano vicine, alcune con amore, altre per dovere, ma sempre con intenzione e compassione. Attenzione, questo ha dato al mondo e le assicuro è davvero una gran cosa.

In Mrs Dalloway si racconta la giornata di una signora di cinquantadue anni dell’alta società inglese che organizza una festa in una giornata di giugno e parallelamente si racconta di Septimus, reduce della prima guerra mondiale che finisce per togliersi la vita: le due traiettorie non si incrociano e solo alla fine, nel corso della cena, Mrs Dalloway apprende la notizia del suicidio dell’uomo.

La cercherebbero se sparisse. Ne sono certa. Non fosse altro per chiederle di tenere i nipoti, cucinare il suo perfetto soufflé al formaggio – ormai chi lo fa più? – o suo marito perché non sa neanche in quale cassetto conserva la sua biancheria. Necessità? Probabile. Alcuni di noi non sono neanche necessari al prossimo.

Questo siamo. Esseri trascurabili, precari, fragili davanti alle maree di dolore, desideri e paure che travolgono le loro vite. «È anche il motivo per cui tutto si muove, fluisce o beccheggia come una nave durante la navigazione» l’ho letto da qualche parte, non mi ricordo dove. Non inceda con incertezza. Lei a differenza di Clarissa Dalloway non ha paura della vita o della morte.
Sì qualcosa è sfuggito e non potrà tornare. Ma c’è l’oggi. I suoi libri, le sue parole. I suoi mal di testa senza cachet. Grazie a lei.
Ci continui a leggere e ci scriva ancora.



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