Lamborghini rubata, il proprietario la ritrova grazie a ChatGPT
- Postato il 1 settembre 2025
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- Di Virgilio.it
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“Il meglio deve ancora venire“, dicono in molti parlando di intelligenza artificiale. La verità però è che, in certi casi, il futuro è già arrivato. Basta chiedere ad Andrew Garcia, imprenditore della California, che nel dicembre del 2023 si è visto portar via una Lamborghini Huracán fiammante. Evaporata come neve al sole. Nessuna traccia, nessun indizio, solo il vuoto lasciato dalla scomparsa di una prestigiosa vettura come la fuoriserie italiana.
La speranza di ritrovare la Lambo
Non una vettura qualunque, ma una spettacolare belva da pista se non da passerella, un’auto che non si nasconde facilmente. Eppure, nel fitto intreccio criminale che da mesi depredava i garage dell’alta società americana, anche lei era finita inghiottita nel buco nero del traffico illecito delle macchine di lusso. Frutto di una banda esperta, furba e organizzata. I criminali prendevano automobili a noleggio, le facevano sparire sotto falso nome, e le rivendevano come nuovi oggetti.
Nonostante la crudeltà dei fatti, Garcia non si rassegna. Le autorità fanno quello che possono, ma non ne vengono a capo. Il caso viene archiviato, i documenti firmati e i fascicoli chiusi. Tuttavia, dietro a quella calma apparente, l’uomo cova una sana ossessione: ritrovare la sua Lambo, a ogni costo. E così, quando arriva un messaggio inaspettato su Instagram, qualcosa si riaccende.
Il colpo di scena
Il mittente è sconosciuto. Dice di aver trovato il suo biglietto da visita all’interno di una Lamborghini. Aggiunge: “È tua?”. Nessuna pretesa di riservatezza, solo un pugno di foto e una vaga offerta di vendita. Una di quelle scene che sembrano uscite da un film noir. Gli scatti mostrano la Huracán parcheggiata in un luogo indefinito, un angolo anonimo con pochi indizi. Andrew però non è tipo da farsi scoraggiare, e qui entra in scena l’alleato più improbabile: ChatGPT.
Sì, proprio lui. L’assistente digitale, l’IA che si trasforma in un detective improvvisato. Garcia carica le immagini, chiede di analizzarle, di riconoscere strade, skyline, ombre e luci. In pochi istanti, la risposta: Denver, Colorado. A quel punto il resto è opera di logica e testardaggine, con un pizzico di supporto da parte di Google Earth. Scattano confronti sulle mappe e partono infinite ricerche. Andrew si convince, contatta le autorità locali, condivide coordinate, dettagli e immagini. E nel giro di pochi giorni, la sua supercar viene recuperata. Parcheggiata come nulla fosse, in una zona industriale della capitale del Colorado. Neanche un graffio, quasi sfacciata nella sua impunità.
L’aiuto dell’IA
La notizia fa il giro del web, ma stavolta non sono i cavalli del V10 ad attirare l’attenzione. A rubare la scena è l’intelligenza artificiale, quella che fino a ieri ci aiutava a scrivere lettere o tradurre testi di lingue astruse, mentre oggi si improvvisa investigatore privato e risolve un caso su cui gli umani avevano alzato bandiera bianca.
La stessa polizia di Denver ha riconosciuto il potenziale:
“L’IA sta diventando uno strumento sempre più utile anche per noi. È una risorsa, non un nemico”.
Intanto la banda criminale responsabile del furto – oltre 20 auto di lusso sparite nel nulla – non è ancora stata del tutto smantellata. Ma almeno un tassello è stato rimesso al suo posto. La Huracán è tornata a casa. E con lei, anche un’idea nuova di giustizia: quella che corre sul filo dei dati, dei prompt e delle reti neurali. In un’epoca dove ogni cosa cambia alla velocità della luce, dove le auto si guidano da sole e gli algoritmi ci conoscono meglio dei nostri amici, forse non è più la polizia a suonare alla porta in caso di bisogno ed emergenza, ma un chatbot.