Landini a Tajani: “Mire politiche? Al governo sono andati altri sindacalisti”
- Postato il 10 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sulla vicenda aveva sempre tenuto un profilo basso, evitando attacchi diretti e mirati. Ma all’ennesima accusa di nascondere mire politiche dietro le battaglie sindacali, Maurizio Landini non ci ha visto più. E a distanza di cinque mesi tira in ballo l’ex segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, per rispondere alle stilettate dell’esecutivo sul suo movimentismo. Il più diretto era stato Antonio Tajani: “È uno sciopero politico che il sindacato, l’unico, organizza rompendo l’unità sindacale. Mi pare invece che ci sia un isolamento politico della Cgil. Non firma i contratti. Organizza gli scioperi di venerdì, sempre. Evidentemente c’è qualcosa, che non funziona nella Cgil – aveva detto il ministro degli Esteri dopo la proclamazione dello sciopero generale per il 12 dicembre – Forse Landini può essere che abbia delle mire politiche, che voglia fare il leader della sinistra. Legittimo. Io faccio solo un’analisi politica”.
Due giorni più tardi, ecco la risposta del segretario generale della Cgil: “Quello che oggi è al governo è lui, io non ho particolari mire. Come si è visto al governo ci sono andati altri sindacalisti, che accusavano il sottoscritto di avere mire politiche, quindi io mi permetto di dire che per me è la coerenza che parla: sono circa 15 anni che mi dicono che ho mire politiche, sono ancora a fare il sindacalista, perché penso che questo sia il mio compito”. Il riferimento, pur senza nominarlo, è a Sbarra, numero uno della Cisl – il sindacato più vicino e apprezzato dal governo – fino alla primavera e poi nominato a giugno sottosegretario al Sud, delega che la premier Giorgia Meloni aveva trattenuto quando Raffaele Fitto aveva lasciato l’esecutivo per andare a ricoprire il ruolo di vicepresidente esecutivo della Commissione europea. L’allora segretario della Cisl era arrivato ad accusarlo, prima di passare al governo, di “trasformare il sindacato nel surrogato di un partito”.
Landini è tornato anche sulla vicenda della scelta del venerdì come giorno per manifestare: “Gli scioperi si fanno, si fanno per cambiare la legge di Bilancio che lei ha fatto. E come è noto, quando uno decide di scioperare rinuncia al proprio stipendio e quindi non c’entra la giornata in cui lo fai – ha detto – Se vogliono che lo sciopero non ci sia, hanno uno strumento molto preciso quello di riaprire una trattativa vera con i sindacati e di cambiare una legge di Bilancio sbagliata che fa pagare ancora una volta al lavoro dipendente e ai pensionati”. Altrimenti, ha sottolineato il leader della Cgil, “quale altro strumento abbiamo se non ci ascoltano, se mettono la fiducia se fanno i condoni? È il momento che la gente deve rivoltarsi deve scendere in piazza, deve mobilitarsi, deve dire basta”. Il segretario generale ha anche replicato al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che aveva parlato di un “massacro” subito per le scelte fatte: “Nessuno vuole massacrare Giorgetti. Quelli che oggi sono massacrati sono gli italiani, sono i lavoratori dipendenti, i giovani, i precari, donne. Questi sono quelli massacrati da questa crisi”.
E ha attaccato anche sulla patrimoniale: “Non volerla fare, vuol dire fare una scelta politica, vuol dire che tu stai privilegiando 500.000 ricchi contro 40 milioni di persone oneste che pagano le tasse, che lavorano e che tengono in piedi questo Paese”. E ha ripreso il filo del discorso di Giorgetti: “Ha detto che uno con 40.000 euro non è ricco? Pure noi sappiamo che uno non è ricco con 40.000 euro – ha sottolineato – Uno che prende 40.000 euro, dal 2023 al 2025 ha pagato di tasse in più che non doveva pagare 3.500 euro. E con i soldi che adesso gli danno, gli stanno dando 18 euro al mese, 340 euro quando ne ha pagati 3.500 in più. È chiaro cosa vuol dire mettere mano a questa cosa? E stiamo parlando di persone normali, non stiamo parlando di persone ricche. Stiamo parlando di persone che lavorano. E se tu chiedi a quelli che invece si sono arricchiti grazie al lavoro di queste persone, perché la ricchezza che si è concentrata in mano a pochi si è costruita grazie a chi la produce questa ricchezza, che sono quelli che lavorano.. Quindi questa è una questione di giustizia”.
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