L’Anm ha i conti in rosso: la “tassa” agli iscritti aumenta in vista del referendum. Ma c’è chi protesta: “Soldi sperperati”

  • Postato il 21 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un bilancio in rosso di quasi 600mila euro e alle porte una campagna referendaria assai dispendiosa, che rischia di peggiorarlo ancora. Sono i motivi che hanno spinto l’Associazione nazionale magistrati a chiedere un “sacrificio” economico a giudici e pm di tutta Italia: la quota di iscrizione richiesta aumenterà del 50%, passando da 120 a 180 euro l’anno (da 10 a 15 ogni mese). Un contributo che, moltiplicato per i 9.149 soci, porterà circa 550mila euro aggiuntivi annuali nelle casse dell’organismo di rappresentanza delle toghe. La novità, proposta della giunta presieduta da Cesare Parodi, è stata approvata all’ultima seduta del Comitato direttivo centrale, il “parlamentino” dell’associazione, e sarà applicata forse già con la prossima trattenuta in busta paga. La scelta è stata spiegata soprattutto con la necessità di finanziare importanti investimenti nella comunicazione, già deliberati in vista del referendum costituzionale sulla separazione delle carriere (in programma con ogni probabilità nel 2026). Ma dalla dirigenza si sottolinea pure come la quota di 10 euro fosse invariata da oltre vent’anni (non è mai aumentata dal 2002, anno del passaggio dalla lira all’euro) e resti comunque molto bassa (lo stipendio medio dei magistrati si aggira intorno ai 4-5mila euro netti al mese).

Eppure non tutti hanno condiviso l’iniziativa, anche tra gli stessi membri del “parlamentino”. Il gruppo “anti-correnti” di Articolo 101, infatti, ha votato contro la delibera, definendola “sconsiderata“: “Piuttosto che fare autocritica sulla voragine creata nelle pessime gestioni del denaro associativo di questi ultimi decenni, si preferisce far ricadere sui soci le colpe dei loro rappresentanti, obbligandoli a versare sessanta euro in più all’anno”, denuncia in mailing list lo storico leader Andrea Reale, giudice a Ragusa. “Da decenni”, attacca, “si continuano a sperperare centinaia di migliaia di euro per quei trampolini di lancio che sono i congressi nazionali. Continuino a farlo, but not in our name“. Il riferimento è in particolare al congresso dell’anno scorso al Teatro Massimo di Palermo, organizzato dalla precedente giunta guidata da Giuseppe Santalucia. Tre giorni che hanno visto la partecipazione del capo dello Stato Sergio Mattarella e di vari leader politici nazionali, con un programma comprensivo di cena di gala a villa Chiaramonte Bordonaro, esclusiva dimora liberty in centro città, e “serata lounge” con l’attrice e comica Teresa Mannino. Un obiettivo successo (i partecipanti sono stati il doppio del congresso precedente) che però ha mandato a bagno il bilancio 2024 dell’Anm, chiuso con una perdita di 589.741,47 euro dovuta “quasi esclusivamente” alle spese sostenute per quell’evento, come sottolineano i revisori dei conti nella loro relazione datata 16 giugno.

È vero che i conti dell’associazione hanno sempre risentito dei costi dei congressi, organizzati ogni due anni, “recuperando” poi il passivo nell’annualità successiva. Ma questa volta forse si è esagerato: l’entità della perdita, scrivono i revisori, “appare notevole, anche in considerazione dell’impegno di spesa che si è ritenuto di sostenere per l’organizzazione del congresso di Palermo (di gran lunga maggiore rispetto al costo delle attività congressuali negli anni precedenti), tenuto conto che gli attivi di bilancio per gli anni in cui non vi è stata attività congressuale hanno comportato incrementi per importi intorno ai 150mila euro. È evidente che, in relazione a tale tendenza, la perdita dell’attuale esercizio potrà essere ripianata solo almeno in un quadriennio“, avvertono. Così, all’ultimo Comitato direttivo, il voto di routine sull’approvazione del bilancio si è trasformato in una resa dei conti: alcuni eletti di Magistratura indipendente (Mi), la corrente “di destra”, si sono astenuti chiedendo “un approfondimento volto a verificare l’effettiva necessità di spendere importi cosi elevati”. “Siamo a favore di spese anche ingenti, purché siano effettivamente necessarie al raggiungimento degli importanti obiettivi che l’Anm si è prefissata e senza inutili sperperi“, hanno scritto nel loro resoconto interno. Una mossa letta come una sfiducia postuma alla giunta Santalucia, spesso criticata da Mi per le sue prese di posizione ritenute troppo anti-governative: eppure, in quella stessa giunta, la corrente conservatrice esprimeva il segretario, Salvatore Casciaro, carica direttamente responsabile dell’organizzazione del congresso.

Così gli altri gruppi, in modo più o meno diretto, accusano Magistratura indipendente di usare i presunti sprechi come pretesto per boicottare la futura campagna referendaria. “La contestazione è parsa mettere una ipoteca pesante per il futuro, quasi a sottintendere che Mi non avallerà iniziative ulteriori che comportino oneri economici rilevanti. C’è da preoccuparsi di ciò in vista della campagna che ci attende: riteniamo che non sia questo il momento di accumulare risparmi, bensì quello di investire risorse per un obiettivo che, a parole, appare condiviso da tutti, ma che nei fatti potrebbe non esserlo“, si legge nel resoconto di Area, la maggiore corrente progressista. Ancora più netti i “moderati” di UniCost: “Cogliamo il tentativo ambiguo di lanciare un implicito monito alla giunta in carica, che, ancora più di quella precedente, è chiamata ad assumere iniziative efficaci e necessariamente dispendiose per essere all’altezza del suo mandato. Ancora una volta strani scricchioli e ombre sinistre si allungano sulla linea politica dell’associazione, in un momento in cui tutti i gruppi rappresentati nella giunta dovrebbero invece concentrare le proprie energie nell’elaborazione della strategia da adottare nei prossimi mesi”. I rappresentanti di Md, altro storico gruppo di sinistra, sottolineano nel merito che “nessuno (men che meno i revisori) ha messo in dubbio la veridicità delle voci di spesa, tutte ampiamente documentate. Dunque, non vi era alcuna ragione per negare il voto favorevole all’approvazione, che è decisione tecnica basata sulla corrispondenza tra le voci indicate e le relative pezze d’appoggio”.

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