L’Antico Egitto risplende alle Scuderie del Quirinale dal 24 ottobre al 3 maggio

  • Postato il 24 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
L’Antico Egitto risplende alle Scuderie del Quirinale dal 24 ottobre al 3 maggio

L’Antico Egitto risplende alle Scuderie del Quirinale. Dal 24 ottobre al 3 maggio, la mostra “I Tesori dei Faraoni” accoglierà il pubblico in un racconto che unisce mito, vita quotidiana e sfarzo regale, promettendo di diventare un evento senza precedenti, con l’obiettivo di mezzo milione di visitatori.


ROMA – Il blu profondo dei lapislazzuli avvolge le pareti, come un cielo notturno senza tempo. Nella penombra, l’oro dei sarcofagi cattura la luce e la restituisce calda, ambra viva: era il colore della pelle dei faraoni, quello della rinascita eterna. Poi il bianco dell’alabastro, levigato e puro, e il nero del fango del Nilo, simbolo di vita, fertilità, rigenerazione. È un susseguirsi di contrasti e bagliori che accoglie il visitatore alle Scuderie del Quirinale, dove da oggi prende vita «I Tesori dei Faraoni», la mostra che fino al 3 maggio trasformerà Roma in una nuova Tebe. È un viaggio nella luce e nel mistero, ma anche nella concretezza di una civiltà che, tre millenni dopo, continua a parlarci con forza. Il racconto dell’Egitto, qui, è fatto di materia viva. Pietra, oro, legno, lino, papiri, ogni oggetto sembra custodire il respiro millenario del deserto e delle sue divinità.

L’Antico Egitto risplende alle Scuderie del Quirinale dal 24 ottobre al 3 maggio

Curata da Tarek El Awadi, già direttore del Museo Egizio del Cairo, l’esposizione riunisce 130 capolavori provenienti dai musei di Cairo, Luxor e Torino, molti dei quali non avevano mai lasciato l’Egitto. Un evento raro, e per molti versi irripetibile. C’è il maestoso sarcofago dorato della regina Ahhtep II, con la spettacolare collana delle Mosche d’Oro, simbolo di valore e trionfo; il corredo funerario di Psusennes I, scintillante di metalli e pietre preziose; il monumentale sarcofago di Tuya, madre della regina Tiy, moglie di Amenofi III. E poi le testimonianze della vita quotidiana: statuette di artigiani, strumenti per la produzione di pane e birra, piccoli oggetti che riportano in vita il ritmo silenzioso delle giornate lungo il Nilo. «Questa mostra racconta non solo i faraoni, ma anche le persone che li circondavano», spiega El Awadi. «Ogni reperto è una voce che ci parla di vita, di fede e d’immortalità».

Un racconto di diplomazia e cultura

La mostra nasce anche come dialogo culturale tra Italia ed Egitto, due paesi uniti da un legame antico e oggi rinsaldato dal Piano Mattei per l’Africa. È, come ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli, «una stretta di mano ideale tra due nazioni capofila dell’eredità culturale del Mediterraneo».

Un filo che unisce Roma e Il Cairo e che proseguirà simbolicamente con la partecipazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’inaugurazione del Grand Egyptian Museum il prossimo 1° novembre. «È una mostra che incarna il rapporto radicato e duraturo tra le nostre due nazioni», ha dichiarato il ministro egiziano del Turismo e delle Antichità Sherif Fathy, sottolineando il valore diplomatico della cultura come ponte tra i popoli.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita privata, ha definito la mostra «affascinante». Un aggettivo semplice, ma esatto: «I Tesori dei Faraoni» affascina nel senso più profondo del termine, perché cattura e non lascia andare.

L’eternità a Roma

Nel cuore del Quirinale, tra le luci discrete e le ombre che accarezzano le teche, l’Egitto antico torna a respirare. Le statue, i gioielli, i vasi canopi — tutto parla ancora, con la stessa voce di tremila anni fa. «I Tesori dei Faraoni» non è solo un viaggio nel tempo: è un’esperienza di bellezza e memoria, un atto di riconoscenza verso la civiltà che per prima ha pensato l’eternità. E così, mentre le sabbie del Nilo incontrano i marmi del Quirinale, Roma scopre che anche nel silenzio delle tombe può nascere una nuova forma di luce.

La «Città d’Oro di Amenofi III» è tra le novità più attese

Con un investimento di 3,5 milioni di euro, sostenuto anche da Intesa Sanpaolo ed Eni, e oltre 40mila biglietti già venduti in prevendita, la mostra punta a superare il traguardo di mezzo milione di visitatori. Il percorso espositivo, ideato dal direttore delle Scuderie Matteo Lafranconi, accompagna il pubblico in un’esperienza immersiva, dove la luce guida lo sguardo come una fiaccola nel tempo. L’audioguida, in quattro lingue, ha la voce di Roberto Giacobbo per la versione italiana e dello stesso Zahi Hawass per quella inglese, mentre una narrazione su misura accoglie i più giovani, rendendo l’Egitto antico accessibile anche agli occhi dei ragazzi. E proprio la «Città d’Oro di Amenofi III», scoperta da Hawass nel 2021, è tra le novità più attese: un’intera area urbana emersa dalla sabbia dopo tremila anni, ora visibile per la prima volta fuori dall’Egitto.

La rinascita del Nilo

Al termine del percorso, la Mensa Isiaca, proveniente dal Museo Egizio di Torino, suggella il dialogo tra mondo egizio e romano: un oggetto di bronzo inciso di simboli sacri, ponte ideale tra due civiltà che hanno segnato la storia del Mediterraneo. Tra luci dorate e ombre blu, l’esposizione de “I Tesori dei Faraoni”»” si fa racconto di un mondo che non è mai davvero scomparso. Come il Nilo, che ogni anno si ritira e poi ritorna a dare vita, così la civiltà egizia continua a rinascere nei luoghi dove l’arte incontra la memoria. Alle Scuderie del Quirinale, l’Antico Egitto non è più lontano: risplende in oro, lapislazzuli e alabastro, pronto a raccontare le sue storie e incantare Roma.

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