L’artista-compositore Jarre presenta la sua “opera totale” al MEET di Milano. L’intervista
- Postato il 26 aprile 2025
- Musica
- Di Artribune
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Jean-Michel Jarre (Lione, 1948), celebre compositore elettronico francese, pioniere della sperimentazione tecnologica e “artista totale”, porta in Italia la sua visione artistica a 360 gradi. Parliamo di installazioni, mostre e concerti uniti da un file rouge: la sperimentazione tra analogico e digitale per un’esperienza immersiva, che si preannunciamemorabile.
La stagione italiana di Jean-Michel Jarre inizia al MEET
Lo scorso 11 aprile l’artista ha annunciato al MEET, il Centro Internazionale per l’Arte e la Cultura Digitale di Milano, la sua stagione italiana 2025, concepita come un’opera totale nel senso più ampio: un viaggio attraverso suono, immagine e intelligenza artificiale che lo coinvolgerà da maggio a novembre tra Milano, Venezia e Pompei. Un calendario nato da spunti diversi, che risponde a un disegno: l’esplorazione del possibile dialogo tra reale e virtuale, andando oltre i confini dell’arte e della musica, del suono e dell’immagine.
“Questa stagione ci offre il ritratto di un artista eclettico che lavora a suo agio con le nuove tecnologie”, ha commentato. Maria Grazia Mattei, fondatrice e presidente di MEET Digital Culture Center. “Seguendolo nelle sue tappe italiane, si può comprendere profondamente il processo creativo e umano che interagisce con l’IA e scoprire le tante diverse sfaccettature della creatività di un’artista come Jarre, che ci dà indicazioni importanti sul come affrontare i cambiamenti in atto. La creatività e l’arte sono il driver giusto per poter entrare con più consapevolezza in questo mondo digitale. Un percorso che merita di essere vissuto nella sua interezza, attraverso il quale percepire il lavoro di Jean-Michel Jarre come un’opera totale come quella sognata dagli artisti agli inizi del ‘900: creativa, polisensoriale, che metteva in relazione creatori e pubblico, che non avevano però i mezzi che abbiamo noi oggi, ma una visione tratteggiata, in cui oggi siamo dentro, ma occorre un pensiero artistico che governi questo processo tecnologico in atto”. Quindiun invito al pubblico a lasciarsi trasportare in un universo dove l’Intelligenza Artificiale diventa uno strumento poetico e generativo, capace di trasformare la percezione dello spazio e del tempo. Un viaggio in tre tappe che invita ad esplorare il futuro della creatività attraverso la sinergia tra uomo e macchina.

Jarre e il rapporto tra arte e IA, intesa come “Immaginazione Aumentata”
“Stiamo vivendo un momento storico che sarà ricordato come un’età dell’oro, come in un’opera totale, con la tecnologie e le innumerevoli informazioni”, spiegaJean-Michel Jarre. “Lo scopo di un artista è quello di cercare di condividere il concetto di immersività, come quando leggiamo un libro di Umberto Eco, Stendhal o Shakespeare e ci immergiamo nella storia, immaginando i personaggi”. Alla domanda cosa possono fare l’arte e la tecnologia per aiutare l’umanità in questo momento storico, con le sue incertezze e le preoccupazioni per le guerre e per lo sviluppo incontrollato della tecnologia, Jarre risponde: “Non è il pennello a creare l’opera d’arte. La tecnologia è neutrale, non è una minaccia in sé, ma dipende da come la si utilizza. L’IA per un’artista è una grande opportunità, ma in questo momento, in quanto emergente, è come il Far West, dobbiamo addomesticarla. C’è il problema della proprietà intellettuale, che ritengo possa essere risolto. Servono delle regole, che non riducono la libertà, ma ne garantiscono l’accesso, come la patente per guidare in sicurezza. È quasi parte del DNA umano avere paura del progresso e del futuro. La scoperta della fusione degli atomi è stata una minaccia: ha aiutato scienza, medicina e biologia a fare grandi progressi, ma ha creato la bomba atomica. Ogni grande invenzione, come la scoperta del fuoco, l’invenzione della scrittura, sfida l’intelligenza umana e l’evoluzione. Un’avanguardia creativa simile a quella dei primi registi del cinema muto e in bianco e nero: ciò che possiamo creare oggi con l’IA ha delle limitazioni, imperfezioni. Quando le telecamere erano pesanti e c’erano parecchie difficoltà con le luci, dovevi trovare stratagemmi per ottenere il risultato desiderato. Sono convinto che qualunque forma d’arte interessante sia basata su delle limitazioni, quando l’IA sarà perfetta probabilmente non sarà così interessante. Vorrei che le persone non avessero paura dell’IA e della tecnologia. Sovvertire la tecnologia: questo è ciò che gli artisti e i creativi dovrebbero fare in questo momento”.
Alla domanda su cosa pensa del rapporto tra IA ed educazione Jarre commenta: “Invece di lamentarci che gli studenti utilizzano CHAT GPT credo che dovremmo insegnare loro cos’è, come utilizzarla, cosa significa utilizzare uno strumento del genere, un approccio più specifico e oggettivo riguardo a questo strumento. E poi dal punto di vista artistico e culturale, passare il messaggio che non è una minaccia o un pericolo, ma potrebbe essere un pennello 3.0. Un consiglio per i giovani artisti: ammettere che ciò che rende interessante ciò che realizzeranno non è lo strumento, ma loro stessi”.

L’installazione Oxyville alla Biennale di Architettura 2025
Jean-Michel Jarre è stato invitato alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, intitolata Intelligens. Natural. Artificial. Collective. e curata da Carlo Ratti, che spiega: “In tutta la sua carriera, Jarre ha integrato perfettamente diverse forme di intelligenza, proprio come il tema della Biennale di quest’anno, iniettando nuova vita e nuovo ‘Ossigeno’ nel mondo. Sono anche immensamente orgoglioso del suo team, che include il professor di Harvard Antoine Picon e la produttrice culturale Maria Grazia Mattei. Insieme, incarnano l’approccio interdisciplinare che sarà al centro della Biennale d’Architettura di quest’anno”.
L’artista presenterà Oxyville: un’installazione musicale immersiva creata con il coordinamento artistico di Mattei e del MEET. Si tratta di una creazione musicale elettronica ispirata all’album Oxymore, progettata in suono spazializzato a 360°, che esplora la connessione tra audio 3D e spazio architettonico, dove il suono diventa il modo per immaginare una città immaginaria. “L’architettura è una delle prime attività immersive dell’umanità, perché ha a che fare con lo spazio e il tempo”, spiega Jarre. L’esperienza culminerà a novembre con finissage al MEET, durante il quale verrà presentata una resa di ciò che i visitatori di Oxyville hanno sperimentato, “un prompt che nascerà dal pensiero delle persone che hanno visitato la Biennale e questa installazione, un immaginario che renderemo visibile”, spiega Maria Grazia Mattei.

Promptitude, la prima mostra di opere visive di Jarre al MEET
Il MEET ospiterà Promptitude, la prima mostra di opere visive di Jean-Michel Jarre. “MEET ospita per la prima volta una mostra di Jean-Michel Jarre, rivelando la sua dimensione visiva nel pieno della sua energia”, continua Mattei. “Sono entusiasta che il nostro incontro sia stato l’occasione per l’artista di seguire un percorso nuovo nell’ambito dell’arte contemporanea. MEET è lo spazio dove ci incontriamo e dove cerchiamo di indagare l’impatto sulla nostra vita delle nuove tecnologie, guardando e scegliendo artisti che hanno un’attitudine, una curiosità e un modo di fare libero, per continuare a riflettere, discutere ed esplorare quelle che possono essere delle traiettorie nuove”.
Un ritorno dell’artista al MEET, che ha definito “un faro che intercetta idee e a sua volta le diffonde” e che ha scelto come luogo per mostrare questo lavoro, un’esplorazione del rapporto uomo-macchina, attraverso l’uso creativo di prompt testuali per guidare l’IA nella creazione di ritratti di creature umanoidi. “Questa mostra è stata molto laboriosa da realizzare”, spiega Jarre, “per creare il prompt finale a volte ne faccio 50, perché non è il risultato che voglio, ma passo dopo passo l’IA impara o capisce da questi errori e questa è la dimensione poetica della relazione con questo strumento”. Prompts che l’artista vede come haiku, istruzioni brevi e potenti che danno vita a mondi inediti. “Credo che il MEET simboleggi l’idea di esplorare il concetto di immersività attraverso qualunque forma d’arte”. La mostra sarà arricchita dalla composizione sonora generativa Eōn, che si evolverà continuamente, offrendo un ambiente immersivo in costante trasformazione.
Due concerti di Jarre in luoghi iconici del nostro Paese
Due concerti-evento sono programmati per il 3 luglio in Piazza San Marco a Venezia e per il 5 luglio all’Anfiteatro degli Scavi di Pompei. “Sono felice di portare la mia arte e le mie performance in Italia, è un sogno che si avvera mettere in scena questi due concerti nelle magnifiche Venezia e Pompei ed è anche un modo per ringraziare il vostro Paese e tutto ciò che mi ha dato”, commenta Jarre. “Stato molto influenzato dalla vostra cultura, dai film e dalla musica italiana e dall’idea di opera totale che credo abbiate realizzato in questo paese. Italo Calvino, Eco, Fellini, Visconti, Sergio Leone, Adriano Celentano: artisti di diverso tipo che portano questo concetto di opera totale, di opera multimediale, anche se su film o musica”.
Due luoghi di straordinario valore storico e artistico (nonché Patrimonio UNESCO), che saranno il palcoscenico di altrettante performance immersive, in cui la musica si intreccerà con la sperimentazione visiva, grazie a una messa in scena d’avanguardia che permetterà a Jarre di trasformare gli spazi in ambienti sonori tridimensionali: “Per me suonare a Pompei e a Piazza San Marco significa rendere omaggio alla prima forma d’arte immersiva. Un Anfiteatro come quello di Pompei è un ambiente a 360°. Il modo migliore di rendere omaggio a questi luoghi è non dimenticare che gli artisti, ingegneri e tecnici che hanno costruito questi spazi straordinari erano visionari e rivoluzionari, al momento della creazione di questi luoghi”.
Giulia Bianco
L’articolo "L’artista-compositore Jarre presenta la sua “opera totale” al MEET di Milano. L’intervista" è apparso per la prima volta su Artribune®.