Laura Dahlmeier morta: chi era la leggenda del biathlon che lasciò l’agonismo per “vivere” la montagna
- Postato il 30 luglio 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Le pendici del Laila Peak, una delle cime della catena montuosa del Karakoram in Pakistan, si sono portate via Laura Dahlmeier. L’ex campionessa tedesca non è riuscita a sopravvivere alla frana che lunedì 28 l’ha travolta, attorno a 5.700 metri di quota, mentre scalava la vetta pakistana. Dahlmeier lascia un vuoto nel panorama degli sport invernali e del biathlon, in cui è stata una delle atlete più vincenti di sempre e il più grande talento del settore femminile degli ultimi 15 anni dopo il ritiro della connazionale Magdalena Neuner.
Nata a Garmisch-Partenkirchen, in Germania, il 22 agosto 1993 nel corso della sua carriera ha lasciato un segno indelebile nel circuito mondiale del biathlon. Nel marzo 2013 a Oslo-Holmenkollen, nella gara di esordio in Coppa del Mondo, aveva subito mostrato le sue doti piazzandosi settima nella sprint. Fin da quel giorno è iniziata una scalata che l’ha portata ai vertici della disciplina. Dopo aver partecipato senza conquistare medaglie ai Giochi Olimpici di Sochi 2014, ai Mondiali di Kontiolahti 2015 ha ottenuto la sua prima medaglia iridata, l’argento nell’inseguimento.
Il suo primo titolo mondiale individuale, a soli 22 anni, coincide con la prima medaglia iridata di Dorothea Wierer. Nell’inseguimento di Oslo Holmenkollen 2016, infatti, Dahlmeier dominò la competizione precedendo l’azzurra. L’anno successivo a Hochfilzen la tedesca sfiorò l’impresa di vincere tutte le gare in programma. Il secondo posto nella sprint alle spalle di Gabriela Soukalova, a soli 4” dalla ceca, le impedì di completare un clamoroso en plein senza precedenti nella storia del biathlon, visto che nei giorni successivi vinse tutte le altre gare: inseguimento, mass start, individuale, staffetta femminile e staffetta mista.
Nello stesso inverno Dahlmeier ha vinto la prima e unica Coppa del Mondo generale, oltre ai trofei di individuale e inseguimento. La consacrazione è arrivata l’anno successivo, ai Giochi Olimpici di Pyeongchang. Nella rassegna a cinque cerchi coreana la tedesca ha conquistato due medaglie d’oro, nella sprint e nell’inseguimento, e un bronzo nell’individuale. Dopo i trionfi all’Olimpiade nella stagione 2018/2019 fu condizionata da alcuni problemi fisici che la costrinsero a saltare le prime quattro tappe della stagione.
Un’assenza che fu fondamentale per consentire a Wierer di vincere la prima delle sue due Coppe del Mondo. Rientrata a Ruhpolding, Dahlmeier conquistò due bronzi ai Mondiali di Ostersund prima di prendere la sorprendente decisione, nel maggio 2019, di lasciare il biathlon per inseguire la sua passione per la montagna, in particolare per l’alpinismo e lo sci alpinismo, e diventare guida alpina e membro del soccorso alpino. Il tutto a 25 anni e con davanti a sé potenzialmente altri 6/7 anni di carriera ad alto livello. Basti pensare che a 31 anni avrebbe potuto gareggiare ancora oggi ed essere tra le protagoniste ai Giochi Invernali di Milano Cortina 2026.
Dahlmeier è stato il più grande talento del biathlon femminile emerso negli ultimi 15 anni. Ha vinto tutto ciò che c’era a disposizione in un lasso di tempo brevissimo. La sua forza emergeva soprattutto sugli sci, dove spesso e volentieri ha fatto segnare il miglior tempo. Era dotata di un ultimo giro devastante, con cui sovente ha risolto a suo favore le gare o le staffette.
Ma Dahlmeier era una biathleta completa, capace di fare la differenza anche con la precisione al poligono, dove spesso ha portato a scuola le avversarie. Dopo l’improvviso ritiro di Neuner, a soli 25 anni, la Germania aveva trovato un altro talento, che però ha ricalcato le orme della sua predecessora ritirandosi alla stessa età e infrangendo i sogni del biathlon tedesco. In totale ha ottenuto 26 vittorie e 53 podi in Coppa del Mondo, ma è stata anche un esempio di come si possa abbinare la carriera sportiva alle proprie passioni.
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