L’autostrada resta completamente al buio: la colpa è dei ladri
- Postato il 13 agosto 2025
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- Di Virgilio.it
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C’è una Sicilia che brilla al sole, tra mare e promesse da cartolina. Scenari idilliaci che raccontano di una bellezza naturale come poche altre nel globo. E poi ce n’è un’altra, fatta di silenzi, strade dimenticate e furti notturni che nessuno vede, ma che pesano su tutta la comunità. Ed è su quest’ultima porzione di isola che si è abbattuto l’ennesimo colpo basso: lungo l’autostrada A29 Palermo–Mazara del Vallo, nei pressi dello svincolo per Marina di Cinisi, qualcuno ha rubato i cavi dell’impianto di illuminazione pubblica. Qualcuno, infatti, ha staccato la corrente per ottenere qualcosa di prezioso: i cavi di rame.
A caccia di un bottino di rame
Il furto del rame è figlio di un’azione chirurgica che ha lasciato senza illuminazione non solo la carreggiata principale, ma anche le vie laterali, frequentate ogni giorno da pendolari, residenti e turisti diretti verso Torre Pozzillo, una delle mete balneari più amate di tutta la zona.
Chi è passato da lì negli ultimi giorni ha trovato una scena simile a quelle che si vedevano nel dopoguerra. Tombini aperti come bocche stanche, canaline divelte con la forza bruta, e i resti dei cavi tranciati buttati tra i rovi come carcasse. Un bottino di grande spessore, d’altronde il rame è l’“oro rosso” che da anni alimenta un mercato parallelo fatto di ricettatori e trafficanti. Il crimine, dunque, è tornato a colpire nel cuore della viabilità siciliana.
Una zona pericolosa
Questa storia, però, non è solamente un fatto di cronaca, ma anche una cartina tornasole di qualcosa di più radicato e profondo. D’altronde, non si ruba dove c’è attenzione, dove esiste un presidio, dove lo Stato si fa sentire con forza. Si ruba dove il buio regna, non solo quando le lampade sono spente. Adesso, tuttavia, l’intera area è rimasta senza un filo di luce.
I residenti parlano chiaro: “La zona è pericolosa, soprattutto di notte. Non si vede nulla, le macchine sfrecciano, il rischio d’incidenti è altissimo”. Ed è vero. Una strada di questo tipo al buio non è solo una seccatura, è una trappola mortale. Bastano pochi secondi di distrazione, una curva presa male, un pedone che attraversa, ed è tragedia. E allora ci si chiede: chi protegge queste vie di comunicazione? Chi sorveglia i tombini, le canaline e la rete elettrica pubblica? Non ci sono telecamere, né allarmi, né tanto meno controlli. Una penombra che agevola l’azione illegale del crimine.
Un danno dal grande valore
Il danno, dunque, è doppio. Da una parte quello materiale: migliaia di euro di rame spariti, costi esorbitanti per il ripristino, mentre nel frattempo il traffico diventa pericoloso. Dall’altra, quello morale: la sensazione che tutto ciò sia normale, inevitabile, parte di questa società claudicante. Come le buche sull’asfalto, le barriere arrugginite e i cartelli divelti. Non dovrebbe, però, essere così.
Perché una strada illuminata è un diritto, mica un lusso. E perderla, pezzo dopo pezzo, significa smettere di credere che le cose possano migliorare. Significa accettare che l’oscurità vinca sulla luce. E nessuno vuole arrendersi in questo modo, nemmeno in un paradiso terrestre come la Sicilia, una terra per fortuna baciata dalla bellezza.