"L'azzardo Bayrou è lo specchio della crisi francese"
- Postato il 1 settembre 2025
- Estero
- Di Agi.it
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"L'azzardo Bayrou è lo specchio della crisi francese"
AGI - Un voto di fiducia che assomiglia a un azzardo, o forse, più semplicemente, a un estremo tentativo di prendere tempo. Il governo guidato da Francois Bayrou, scelto da Emmanuel Macron come terzo premier in meno di due anni, lunedì prossimo a Palais Bourbon affronterà una sfida decisiva, chiedendo la fiducia del Parlamento per uno sforzo di quasi 44 miliardi di euro mirato a ridurre l'enorme deficit pubblico francese. "In un contesto in cui non c'è più alcuna connessione tra le istituzioni e l'opinione pubblica, la Francia sta attraversando una crisi profonda, sistemica e ormai strutturale, che investe sia il sistema politico che quello istituzionale".
Ad analizzare con l'AGI la crisi del governo Bayrou, e più in generale di tutto il sistema politico francese, è la politologa Sofia Ventura, profonda conoscitrice delle dinamiche istituzionali della Quinta Repubblica. "La crisi che attraversa la Francia in queste settimane - spiega Ventura direttamente da Parigi - ha radici profonde, ma si manifesta oggi in una situazione che si può definire senza mezzi termini 'drammatica' sia sul piano economico che su quello politico". Il passaggio parlamentare che attende Bayrou è, in questo senso, molto più di una semplice formalità: "È una scommessa che, allo stato delle cose, sarà persa. E che, in qualche modo registra anche una sorta di disperazione dei vertici politici francesi".
Tagli, riforme impopolari e la frattura con il Paese
A far deflagrare lo scontro è stata la legge di bilancio e il bisogno urgente di contenere la spesa pubblica, con interventi che minacciano il welfare francese, da tempo generoso ma oggi sempre più difficile da sostenere. "È la necessità di rivedere sostanzialmente la spesa pubblica, cosa che era già accaduta con la contestatissima legge sull'età pensionabile", afferma Ventura. "Misure altamente impopolari, e sia Macron sia Bayrou lo sanno perfettamente. Ma al tempo stesso si rendono conto che si è in grave ritardo. La Francia si trova in una situazione estremamente grave dal punto di vista economico".
Un debito pubblico crescente, che oggi supera il 113% del PIL. Una cifra preoccupante se rapportata al tetto europeo del 60%. Un problema economico, ma anche - e forse soprattutto - politico, perché ciò che colpisce è la frattura, ormai strutturale, tra istituzioni e opinione pubblica: "C'è uno scollamento molto forte tra governo, presidenza e opinione pubblica, che mostra un'avversione molto forte. Tutti i sondaggi registrano, infatti, una disaffezione crescente, livelli altissimi di rabbia verso i partiti e il potere politico". Non è un caso se Macron e Bayrou viaggiano attualmente intorno a un tasso di popolarità disastroso: "Sono al 18-19%, e i leader più apprezzati si fermano comunque intorno al 43-44%. Tra questi ci sono figure fuori dai giochi, come l'ex primo ministro Edouard Philippe".
SONDAGE LCI - 68% des Français pour la démission d'Emmanuel Macron
— LCI (@LCI) August 27, 2025
▶️ S'il n'y a pas de majorité absolue à l'issue de nouvelles législatives en cas de dissolution de l'Assemblée, 68% des Français que le président de la République devra démissionner selon un sondage Ifop… pic.twitter.com/7Dxxa2Bz62
La Quinta Repubblica ha smesso di funzionare
Per comprendere davvero la portata della crisi bisogna tornare indietro. Non solo al giugno 2024, quando Macron, a sorpresa - dopo la batosta delle elezioni europee - sciolse l'Assemblea Nazionale nella speranza, vana, di riconquistare la centralità perduta. Bensì, ancora prima, all'origine del "modello Macron'. Ventura ne ricostruisce le tappe. "La crisi francese comincia già a fine anni Novanta. È una crisi dello Stato - che innegabilmente funzionava - e dei partiti. Il welfare era estremamente generoso, forse fin troppo, e nel frattempo il debito ha continuato a crescere nel tempo". Un contesto che Macron ha sfruttato per vincere nel 2017, sfilandosi dal bipolarismo tradizionale e imponendo il proprio centro: "La sua vittoria ha accelerato la crisi del sistema, l'ha portata a maturazione. Ha distrutto i socialisti e i gollisti, ma il suo centro è rimasto debole: non è, per fare un esempio, la DC, con una struttura e radicamento nel territorio".
Oggi l'inquilino dell'Eliseo ne paga il prezzo. Non solo perché non dispone più di una vera maggioranza, ma perché le sue scommesse, negli ultimi anni, si sono rivelate un fallimento: "Il suo grande errore è stato fare le elezioni anticipate nel 2024. Le istituzioni della Quinta Repubblica sono pensate per la stabilità, ma reggono se c'è una maggioranza omogenea. Quando non hai nemmeno una grande maggioranza relativa, non reggi più". E in una democrazia sempre più 'mediatizzata', "il consenso si sposta con il vento e la stabilità istituzionale non può sempre appoggiarsi sul consenso popolare".
Da qui, il rischio di uno stillicidio istituzionale. "Bayrou è già il terzo capo di governo dopo il voto, se cade chi potrà mai venire dopo? Lui stesso, con tutta la sua esperienza, ha fatto fatica a formare un governo. Ci ha messo mesi". Per Sofia Ventura, la crisi del macronismo è lo specchio di un logoramento più ampio: "La Quinta Repubblica si sta esaurendo. Le istituzioni funzionano quando c'è un sistema partitico che le alimenta. Se i partiti saltano, tutto il sistema va in crisi". Eppure, avverte, è difficile immaginare una riforma verso un modello più parlamentare: "L'idea della presidenza eletta è ancora troppo forte. I francesi sono legati alla figura del presidente. Sperano sempre nell'uomo giusto. Ma proprio quando ci sarebbe bisogno di riforme, è il momento in cui è impossibile farle: perché il sistema è frammentato, polarizzato, impazzito".
Paradossalmente, è anche la figura carismatica di Macron a impedire che il sistema evolva, e Ventura, esperta di leadership politica lo spiega: "Macron ha sempre avuto questo 'narcisismo patologico', una resistenza alle pressioni fuori dal comune, che lo protegge fortemente dall'esterno, rendendolo resistente alle critiche, ma al contempo questo comportamento elitario e distaccato, approfondisce la crisi politica interna, isolando ancora di più l'Eliseo e aumentando la rottura con l'opinione pubblica".
Con il fronte interno bloccato, Macron negli ultimi mesi sembra rifugiarsi sempre di più nella politica estera. "Lo ha fatto con Kiev, dove ha assunto posizioni sempre più nette - commenta l'autrice del libro 'Perché l'Ucraina combatte' - ma anche sulla questione mediorientale, con il riconoscimento dello Stato di Palestina, che per Ventura è stata più che altro una mossa propagandistica, fatta per non aprire troppi fronti interni, anche per la forte componente musulmana della società francese". Il presidente francese, pero', sulla scena europea rimane una figura centrale: "Lui vuole giocare il ruolo di 'costruttore dell'Europa'. La Francia gli sta stretta. Da qui al 2027, se non scioglie ancora l'Assemblea, consumerà i primi ministri e si dedicherà a Bruxelles".
Le Pen, Bardella e Mélenchon: la mappa politica per il 2027
E dopo Macron? All'orizzonte, l'unico partito davvero in salute è il Rassemblement National. Marine Le Pen resta un punto fermo, e Jordan Bardella, oggi leader giovane e popolare (con oltre il 40% nei sondaggi), potrebbe anche rivelarsi una figura più accettabile per l'elettorato: "Non credo che ci sia tanta differenza fra i due, anche se Bardella non ha il cognome ingombrante di Le Pen. Quello che conta è che il partito è ormai percepito come accettabile. E con una destra cosi' forte, qualcuno potrebbe pensare: tanto vale provarli, almeno ci sarà una maggioranza".
Sul fronte opposto, invece, la sinistra appare completamente bloccata. Melenchon domina la scena, ma secondo Ventura, questo è un problema: "Il suo sostegno è intenso, ma minoritario. L'avversione verso di lui è fortissima, molto più che verso Le Pen. Per molti elettori moderati, Melenchon è il vero pericolo. Ed è difficile che cambi qualcosa da qui al 2027: una sinistra riformista alla Manuel Valls non si intravede, e l'opinione pubblica è troppo radicalizzata". E così, mentre la sinistra implode e il centro si svuota, l'unica forza in grado di intercettare il malcontento sembra essere la destra lepenista. La Quinta Repubblica, che per decenni ha garantito stabilità, oggi sembra prigioniera delle sue stesse regole. Macron si è giocato il futuro puntando tutto sul proprio ruolo personale. Ma la scommessa, con ogni probabilità, a oggi pare perduta.
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