Le banche al contrattacco. Messina (Intesa Sanpaolo): "Non siamo condizionabili, il governo ci rispetti"

  • Postato il 27 novembre 2025
  • Di Il Foglio
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Le banche al contrattacco. Messina (Intesa Sanpaolo): "Non siamo condizionabili, il governo ci rispetti"

Uscire dalla procedura d'infrazione è stato "un obiettivo importante", sulla manovra "serve fare di più per la crescita economica". Dopo il vertice di maggioranza sulla legge di Bilancio, in un'intervista a tutto campo con il Sole 24 Ore, il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha parlato dei più importanti argomenti di politica economia italiana, dove, tra le altre misure si è parlato anche di un ulteriore aumento dell’Irap per le grandi banche: 2,5 punti percentuali invece che i 2 punti previsti inizialmente. Ed è per questo motivo che Messina ha detto di aspettarsi dal governo "più rispetto e gioco di squadra, non vedo perché dobbiamo finire ogni giorno sui giornali come imputati".

 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva detto che le banche erano d'accordo sul contributo che avrebbero potuto dare per aiutare a rimettere in sesto i conti pubblici, citando proprio il ceo di Intesa come banchiere a favore del contributo di solidarietà. Messina lo riconosce "senza dubbio negli ultimi anni a favore del sistema bancario hanno giocato diversi fattori, a partire dai tassi d’interesse elevati. Anche per questo le banche da subito si sono dette disponibili a dare una mano. Grazie all’ottimo lavoro di Giorgia Meloni sui conti pubblici, l’uscita dalla procedura d’infrazione comporterà un miglioramento delle condizioni strutturali del paese di cui beneficia anche il settore bancario". Poi però passa al contrattacco: "Questo però non significa essere messi sotto scacco come sta accadendo da almeno un paio di mesi". E ricorda che "banche e assicurazioni hanno avuto, hanno e avranno un ruolo fondamentale per la tenuta dei conti pubblici. Sarebbe bene non dimenticarlo".

 

Messina continua dicendo infatti che le banche hanno aiutato l'Italia in passato e continuano a farlo tuttora: "Abbiamo sostenuto il debito pubblico in momenti difficili, quando era fuori controllo e lo spread puntava quota 500. Il giudizio delle agenzie di rating era negativo e l’indice di gradimento dei titoli di stato italiani era ai minimi. Banche e assicurazioni hanno fatto la loro parte quando i collocamenti di titoli pubblici andavano deserti". Su questo punto, il ceo di Intesa Sanpaolo avverte che dall'Ue è arrivata la richiesta di ridurre la quantità di titoli di stato italiani che hanno nel portafoglio "e insistono molto nel chiederlo. In Europa siamo un unicum. Banche e assicurazioni tedesche, ma anche francesi, sono a livelli di circa la metà (sui loro titoli di stato, ndr). Questa è la ragione principale per cui non si fa l’unione bancaria". E rammenta che "senza il ruolo svolto da banche e assicurazioni nel finanziare il debito, lo stato italiano si troverebbe in condizioni molto più complesse. Attualmente, nel possesso di BoT e BTP, come Intesa Sanpaolo siamo secondi solo alla Bce che, peraltro, sta riducendo la sua posizione".

 

Messina si domanda il perché debbano essere sempre le banche a "pagare quando è necessario far quadrare i conti pubblici? Ci sono oggi in Italia 22 aziende con oltre 1 miliardo di utile netto all’anno. E soltanto nove sono banche e assicurazioni. Metà delle altre sono a partecipazione pubblica. In un’ottica di sostegno ai conti pubblici perché non pensare a una platea più ampia?". E avverte: "Vedo un rischio nell’additare banche e assicurazioni come portatori di profitti da tassare in maniera eccessiva, anche se straordinaria. Il rapporto tra debito e prodotto interno lordo rimane elevato, intorno al 137 per cento: un moloch da 3 trilioni di miliardi da fronteggiare. Significa 2,5 trilioni finanziati con l’emissione di titoli che rendono necessario il collocamento annuale 600 miliardi". In Europa, la Banca centrale europea smetterà di finanziare il debito pubblico: la Bce ha ridotto la sua quota da 750 a circa 550 miliardi, "le banche sono a 400 miliardi, il settore assicurativo a 250 miliardi, 50-100 miliardi i fondi d’investimento. Ricordiamo che le quantità acquistate dalla Bce continueranno a ridursi, mentre per le famiglie si prospetta la diminuzione dei tassi d’interesse".

 

Sulla legge di Bilancio, infine, Messina ritiene che "il nostro paese deve crescere di più. Solo con un aumento del prodotto interno lordo dell’1,5 per cento, record per l’Italia, nei prossimi 20 anni, arriveremmo a un rapporto tra debito e pil intorno al 100 per cento". Per sostenere la crescita c'è il Pnrr che "è servito e serve ancora ma non basta. Fondamentale è il rapporto con la Germania, da cui dipende un terzo dell’industria manifatturiera italiana".

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Il Foglio

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